AI GIOVANI LA DISCOTECA NON PIACE PIU’

PREFERISCONO ALTRI LUOGHI DI AGGREGAZIONE PER SOCIALIZZARE. IN ESTATE I LOCALINI SULLA SPIAGGIA
Tony Manero oggi si sentirebbe solo e spaesato. Da anni ormai le discoteche non attraggono più i giovani, con un trend negativo partito da una decina di anni e acuitosi con l’arrivo della crisi, che vede molti giovani dissuasi dagli esosi prezzi d’ingresso che raggiungono anche i 40 euro nei locali più popolari. Le nuove generazioni sembrano preferire luoghi di aggregazione, dove poter socializzare in barba ai tanti social network che ormai li rendono raggiungibili ovunque e in qualsiasi momento.

I DATI NEGATIVI DAL 2006 – Sette anni fa le discoteche risultavano già dimezzate rispetto a dieci anni prima: da oltre 5.000 locali ai meno di tremila censiti quell’anno. Per non parlare della diminuzione dei giovani: meno 2-3 milioni di under 25 in dieci anni. Negli anni successivi le cose non sono migliorate. Nel 2011 si è parlato di un calo del 20% degli ingressi solo nel periodo estivo e un giro d’affari che si è ridotto notevolmente, passando dai 975 milioni di euro del 2007 agli 860 dell’anno scorso. Un tonfo da 115 milioni a livello nazionale.
Le discoteche storiche reggono ancora: la Pineta di Milano Marittima, il Pascià o il Cocoricò di Riccione, i milanesi Plastic e Hollywood. Lì si va a ballare perché è ancora un Must, uno statu symbol, benché il biglietto d’ingresso sia ancora alto. Ha sofferto un po’ di più il Peter Pan di Riccione, che negli anni scorsi ha anche chiuso a intermittenza.
COSA PREFERISCONO I GIOVANI – Ecco allora che si fanno avanti nuovi tipi di locali, che mettono insieme il negozio e il ristorante, l’angolo massaggi e la cucina, lo spazio espositivo e la birreria doc. Locali che puntano sulla creatività e sulla voglia di socializzare. Ci sono i Buddha Bar, specializzati in musica di tendenza, che diventa compilation da classifica, dove si beve, si leggono riviste specializzate e si possono ammirare in mostra oggetti di culto, dalla moda all’arte contemporanea.
Oppure i Disco Pub, frequentati dai teenager ma anche dai trentenni, ritrovi dove si può ascoltare musica dal vivo o mixata da un dj, sorseggiando una birra di marca. A metà tra una balera e un pub ci sono i Risto Dance, luoghi dove si cena in maniera frugale e poi si balla in una pista a due passi dai tavoli. Per i più sofisticati ecco i Dinner Club, dove si preparano piatti di cucina etnica o sperimentali in ambienti curati negli arredi e nel servizio a tavola. Magari ascoltando musica “ad hoc” con il cibo.
E per l’estate che avanza ecco i Beach Dance, versione da spiaggia delle discoteche, molto diffuse in Spagna, specie a Formentera. A Rimini, emblema dell’estate italiana, qualcuno ci aveva già pensato in tempi non sospetti, già vent’anni fa. Come Bibi Ballandi, storico patron del Bandiera Gialla di Rimini. Un visionario del divertimento notturno.
Dunque, pare che sulle piste siamo destinati a vedere sempre meno provetti Tony Manero; i quali, abbronzati in vacanza, molto diversi dalla mise fantozziana del quotidiano, provavano a rimorchiare straniere o connazionali. Inscenando buffi balli alla Nino D’Angelo. 

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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