Arabia Saudita investe 30 milioni per re-islamizzare Sicilia: il progetto

Se la Spagna è considerata dagli islamici una provincia persa, dove dominarono tra il 718 e il 711 come testimoniano diversi edifici oggi ancora presenti ma cristianizzati, anche la Sicilia nel suo piccolo lo è. In particolare, il centro della Sicilia, in quel fazzoletto di chilometri dell’area di Enna in cui ci sono alcuni tesori artistici più importanti dell’isola: dalla villa romana di Piazza Armerina all’area archeologica di Morgantina, con la sua Venere. In particolare, i Comuni coinvolti sarebbero Aidone, Valguarnera e Piazza Armerina. L’Arabia Saudita vuole ridare lustro al dominio arabo che vantò in quelle località. Ben 30 milioni di euro per recuperare monumenti, ex moschee e realizzare pure un polo universitario. Insomma, tutto quello che testimonia il radicamento della cultura islamica in Sicilia. Regione già trasformata dall’Unione europea in una discarica umana.

Il progetto dell’Arabia Saudita di re-islamizzazione della Sicilia

arabia saudita siciliaA firmare il protocollo d’intesa che costituisce il primo passo del nascente insediamento islamico al centro della Sicilia è stato qualche giorno fa Vincenzo Lacchiana (Pd), da due anni sindaco di Aidone, in provincia di Enna. In rappresentanza del governo saudita e del principe Sultan bin Salman Bin Abdulaziz Al Saud in Sicilia è arrivato il segretario generale della Suprema commissione saudita per il turismo e le antichità, Ahmed Saeed Badrais. L’impegno economico come detto è di 30 milioni di euro (o di dollari, su questo anche il sindaco non ha le idee chiarissime «ma non importa, è lo stesso», dice) per la costituzione del King Salman Cultural and Architectural Islamic Arabic center, polo culturale «ma anche universitario, hanno tante idee», aggiunge ancora il sindaco «è un’opportunità unica per tutto il territorio».

Galeotta è stata Expo, dove Aidone ha portato i suoi Acroliti (frammenti marmorei appartenenti a statue con le estremità in marmo innestate su legno) che insieme alla celebre Venere di Morgantina – preziosa dea in marmo del V secolo a.C. trafugata durante uno scavo clandestino, finita negli Usa restituita qualche anno fa dal Paul Getty Museum costituiscono i gioielli del museo di Aidone. «Il primo contatto racconta Lacchiana è stato Expo. L’Arabia Saudita aveva già un progetto di valorizzazione della storia araba in Sicilia. E Aidone, fondata intorno all’anno 1000, ha ancora tante testimonianze, moschee trasformate in chiese, minareti tuttora riconoscibili. Ci sono pure molte testimonianze linguistiche, lo stesso nome della città, Aidone, in arabo vuol dire fonte».

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Ma non chiamatela invasione

aidoneDa Expo all’intesa il passo è stato breve. La delegazione saudita questa settimana è arrivata in Sicilia per una visita, e due giorni fa il protocollo è stato siglato. «Gli brillavano gli occhi – dice ancora il sindaco – c’era già un forte interesse, che si è rinvigorito con la visita. Li ha incantati il castello dei Gresti, che ora il Comune cercherà di acquisire». Il castello arabo normanno ormai è ridotto a un rudere. Eppure si staglia imponente. Quasi un fortino. Ma il sindaco di Aidone non teme affatto l’assalto degli arabi, anzi. «Hanno molte idee, a parte i restauri vogliono anche creare una sorta di polo universitario. E con quelli che stanno qui stiamo benissimo, c’è un rapporto armonico».

E’ la Globalizzazione, si dirà. Ma pensate se la Cattolica di Milano o La Sapienza di Roma andassero in un Paese arabo per tentare di avviare un progetto che rispolveri qualche testimonianza occidentale del passato nei loro territori. La loro intolleranza religiosa e il loro agio economico renderebbero impossibile ogni progetto.

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