ATTENTATO A CHARLIE HEBDO: L’OCCIDENTE GIOCA COL FUOCO E SI SCOTTA PUNTUALMENTE

IL GIORNALE SATIRICO DA TEMPO PUBBLICAVA VIGNETTE SULL’ISLAM E MAOMETTO ED ERA STATO MINACCIATO. UCCISE 12 PERSONE, TRA CUI IL DIRETTORE
Francia sotto choc, colpita nel suo cuore: Parigi. Ieri, intorno a mezzogiorno, due persone sono entrate nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, che ha sede a qualche centinaio di metri dalla Bastiglia ed hanno ucciso dodici persone, tra le quali il direttore Stephane Charbonnier, che firmava Charb le sue vignette. Otto i giornalisti ammazzati, due poliziotti sono stati freddati durante la fuga, uno è stato finito con una vera e propria esecuzione. Le altre vittime sono un impiegato e un ospite. Undici invece sono i feriti, quattro dei quali in condizioni gravissime, da ore nelle mani dei chirurghi dell’ospedale della Pitie’-Salpetriere. I killer, in fuga, sono due fratelli jihadisti franco-algerini di 32 e 34 anni, Said e Cherif, tornati in Francia quest’estate dalla Siria, sarebbero stati riconosciuti grazie alla carta d’identità ritrovata dalla polizia nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga vicino alla porte de Pantin. Il giovane complice, Amid, 18 anni, sarebbe stato alla guida delle diverse auto durante l’operazione. Si parla di un attentato alla libertà di espressione. O è solo la reazione da parte di chi forse, nella propria cultura, non ammette la satira?

CRONACA DELLA STRAGE – Li hanno cercati, uno per uno, in particolare Charb, autore di un’ultima vignetta tragicamente profetica, in cui scherzava su possibili attacchi terroristici imminenti in Francia. I testimoni parlano invece di un periodo di difese stranamente un po’ allentate al giornale, da anni nel mirino del fanatismo per le sue provocazioni contro gli estremismi religiosi di ogni tipo.
«Allah Akbar», hanno gridato i terroristi uscendo, filmati dall’alto in un video che – a partire da Le Monde – i media francesi si stanno impegnando a non diffondere o a pubblicare depurato delle scene più crude. «Abbiamo vendicato il profeta», «abbiamo ucciso Charlie Hebdo, siamo di Al Qaeda»: queste le altre urla deliranti dei terroristi, i quali durante alcuni interminabili minuti hanno compiuto una mattanza scientifica, chiedendo ai giornalisti il loro nome prima di giustiziarli.
Sotto i colpi, sono caduti anche l’economista Bernard Maris, che aveva una rubrica su Charlie Hebdo, con lo pseudonimo di Oncle Bernard, un addetto alla portineria, un poliziotto accorso in bicicletta dal commissariato vicino e un altro che era di guardia all’interno della redazione. I killer sono fuggiti su un’auto, poi l’hanno dovuta abbandonare dopo uno scontro con un veicolo guidato da una donna, hanno minacciato un altro automobilista e si sono allontanati con la sua auto.
SATIRA SOLO OCCIDENTALE? – Il settimanale satirico “Charlie Hebdo” aveva sollevato polemiche per la pubblicazione di alcune vignette su Maometto. Nel novembre del 2011 la sede del giornale era stata già oggetto di un attacco con un ordigno incendiario che aveva provocato danni solo materiali.
Gli omicidi vanno sempre condannati, ma bisogna anche mettere in conto certe reazioni e drammatiche conseguenze. Probabilmente la cultura islamista non accetta la satira, come dimostra,  la fatwa di condanna a morte di quasi dieci anni fa dei vignettisti, dei direttori di giornali, di tutti coloro che si rendono complici dell’offesa al profeta dell’islam, siano essi cristiani, ebrei o musulmani da parte dello sheikh Youssef Qaradawi; il più influente predicatore islamico contemporaneo e il referente giuridico e spirituale dei Fratelli Musulmani d’Europa.
Del resto, noi italiani ne sappiamo qualcosa. Ricorderete, ad esempio, cosa accadde quando nel febbraio 2006 l’allora Ministro Calderoli mostrò una t-shirt satirica al Tg1? Provocò una violenta manifestazione dinanzi all’ambasciata italiana in Libia; repressa poi con l’uccisione di undici persone.
La satira è uno splendido strumento democratico per far sentire il proprio dissenso e proporre un dialogo. Ma evidentemente non è previsto dalla confessione islamica, bensì visto semplicemente come sfottò e drammatica offesa. Pertanto, perché continuare ad istigarli, sfottendo simboli a cui credono molto, fino a sacrificare la propria vita? In questo determinato periodo storico, nel quale è in corso uno scontro tra due concezioni diverse del Mondo (come fu durante la Guerra fredda tra Usa e Urss), non si tratta solo di sfottere

Maometto, ma di gettare ulteriore benzina sul fuoco, un fuoco che noi occidentali abbiamo acceso e continuiamo ad alimentare. La satira è per noi occidentali sacrosanta. E se nella cultura dei Paesi islamici non esistesse un’idea di satira? Dovremo noi fargliela piacere per forza a colpi di vignette o semplicemente dovremmo lasciar perdere? Forse loro non ci vedono il lato ironico. La Francia rientra tra i Paesi impegnati in prima linea in Medio Oriente, per di più già traditrice, come noi, di Gheddafi. Dunque, non c’entra solo la satira.

Abbiamo già fatto troppi danni, per secoli, in giro per il Mondo, sforzandoci di esportare i nostri ideali, i nostri usi e costumi. Evidentemente loro non concepiscono l’idea di satira. E ce lo hanno già fatto capire (un esempio è quello di Calderoli).

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “ATTENTATO A CHARLIE HEBDO: L’OCCIDENTE GIOCA COL FUOCO E SI SCOTTA PUNTUALMENTE”

  1. per chi è giovane per ricordare ….per chi è abbastanza vecchio per ricordare di non aver detto niente ….in Italia c'era una rivista satirica "Il male" che veniva regolarmente sequestrato dalla magistratura per vilipendio della religione cattolica, fino a condannare col carcere il direttore responsabile. ora si indignano per una rivista attaccata per vilipendio della religione islamica ….

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