Bonus bebè, perché da solo non basta

Le nascite in Italia sono pari a zero ormai dagli anni ’90 e non si è finiti peggio solo perché al Sud (paradossalmente, data la situazione economica negativa atavica di quella parte d’Italia) di figli se ne fanno ancora. Da qualche anno si cerca di incentivare le coppie a farne di più facendo leva sul fisco, tra sgravi e soldi in busta paga. Nelle intenzioni della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, vi è la possibilità di raddoppiare gli attuali 80 euro di bonus bebè portandoli così a 160 euro per i nati tra il primo gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 in famiglie con un reddito Isee tra i 7 mila e 25 mila euro annui. Che diventano 360 se gli introiti familiari sono sotto la soglia minima. Il premio va a 240 invece se si tratta del secondo figlio che sale a 400 qualora sia al di sotto dei 7 mila euro annui. Ma questi bonus da soli non bastano.

Cosa occorre fare oltre il bonus bebè

http://3.bp.blogspot.com/-T2pgWRMQXbc/VJCtRNXKUbI/AAAAAAAAETM/QpHcfTMLTsc/s1600/disegno-di-diritti-bambini-colorato.jpgLa misura non convince invece soprattutto coloro che pensano che il bonus bebè da solo non cambia la situazione: 160 euro non sono sufficienti a convincere le famiglie ad avere figli. Servono una serie di interventi, quali gli asili nido e “un’esenzione fiscale totale” per chi ha tre o più figli, dice Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio.

Anche la Cgil spiega che il bonus da solo rende inutile lo sforzo. Gli asili nido in primis possono aiutare le donne a portare avanti sia l’attività lavorativa che l’impegno familiare. Attualmente i nidi sono pochi e molti bambini rimangono esclusi. E Federico Bozzanca della Fp Cgil dice a La Repubblica che bisogna abbattere il divario tra le Regioni sui servizi di sostegno alla famiglia. Anche la Uil parla del nodo welfare da affrontare nel suo complesso. A nome di Forza Italia, Maurizio Gasparri boccia invece l’iniziativa. “E’ l’ennesima sparata di un governo disperato. Lorenzin propone, Padoan dispone. E Padoan sa bene che il governo Renzi potrebbe essere costretto ad aumentare l’Iva”.

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Infine l’esigenza vera che emerge è quella di dare flessibilità nel lavoro alle donne con figli. Quindi “congedi di maternità flessibili, bond per finanziare lo stato sociale, permessi di paternità retribuiti, patti con le aziende affinché le lavoratrici madri non vengano demansionate, corsi di aggiornamento durante la gravidanza. E poi: misure per favorire l’autonomia dei giovani, investimenti sugli asili nido, e fondi per la conciliazione tra famiglia e lavoro. Insomma, soldi e nuove strategie”, come pacchetto di misure individuate dal centro studi “Volta” diretto da Giuliano Da Empoli, studioso vicino a Renzi, scrive ancora La Repubblica.

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