C’ERA UNA VOLTA IL PARTITO SOCIALISTA

Lo scorso weekend si è tenuto il Congresso del Partito socialista, a Montecatini Terme. Il primo dopo la riunificazione e il definitivo addio al progetto insieme ai radicali (quello della Rosa nel Pugno).
In prima fila c’erano i dirigenti attuali del partito socialista, ossia i figli di Craxi, De Michelis, Boselli…Persone che, come spessore politico non hanno certo nulla a che vedere con chi ha fatto la storia del Partito socialista. Tra gli ospiti, vi era anche Veltroni, che ha accettato di esserci, nonostante sapeva che ad accoglierlo non ci sarebbero state certo rose e garofani, bensì fischi e contestazioni; reo, per i socialisti (anche se mi sforzo a chiamarli così), di averli emarginati nelle scelte politiche del PD e di aver scelto Di Pietro come alleato, da loro tanto odiato ovviamente per la questione di Mani pulite. Infatti, l’ex PM è stato oggetto di parole durissime soprattutto nel discorso di Bobo Craxi, figlio di Bettino.
Bè, in fondo un po’ comprendo questo loro risentimento verso Di Pietro, visto che quest’ultimo, da ex PM, fu uno dei principali protagonisti dello smascheramento di quel sistema illecito costituitosi tra politici-imprenditori-organizzazioni criminali (definito appunto Tangentopoli). Sistema durante il quale lo PSI raggiunse il punto maggiore di consensi (negli anni ’80 raggiunse storicamente quasi il 20% dei consensi); ma che proprio dalla fine di Tangentopoli, vi fu il punto di maggiore sfascio, con lo scioglimento e la divisione prima in 2 partitini (SDI e Nuovo PSI) e il confluimento di vari politici nel neonato progetto di Berlusconi (Forza Italia); poi il progetto della “Rosa nel pugno” con i Radicali, da me visto con favore perché si trattava di un partito, almeno negli intenti, laico-riformista; infine, dopo la fine di quest’ultimo durato meno di 2 anni, la riunificazione alle scorse politiche di aprile di quest’anno, ma con risultati ridicoli, avendo il partito preso meno dell’1% dei voti, e di fatto, nemmeno un seggio in Parlamento.
Ed è qui che volevo arrivare. Come è possibile che il primo partito di sinistra italiano della storia, oggi si sia ridotto a tanto? Un partito che ha dato “i natali” a personaggi come Nenni, Mussolini, Nilde Iotti, Pertini, Bettino Craxi, tanto per citarne i più famosi, con una certa personalità… In tutti i Paesi, dove più dove meno, i socialisti contano, ora al Governo, ora all’opposizione. Solo in Italia, l’idea del socialismo europeo (da sempre distintosi per aver avuto una certa sensibilità verso i più deboli, senza utopie o conflitti di classe, principale differenza col comunismo), non è rappresentata da nessun partito in Parlamento. Eppure il nostro Paese, di laicità e riformismo, ne avrebbe bisogno, e come.
La risposta sta ovviamente in ciò che ho già detto prima, ossia il passaggio dalle stalle alle stelle tra gli anni ’70 e ’90, con gli eredi di Craxi che non sono certo riusciti a riprendere in mano il partito, bensì alcuni sono addirittura confluiti nel centro-destra; altri hanno creato dei partitini per tutelare il proprio “orticello”.
Quanta amarezza nello scrivere queste considerazioni. Soprattutto per ciò che ne sta conseguendo; ossia l’aver spalancato le porte, da parte della sinistra smarrita e divisa, ad un certo tipo di politica, affarista, volgare, che sta ottenendo anche consensi e favori sparsi da parte degli elettori sempre più sfiduciati e menefreghisti.
Il Cavaliere ci aveva visto giusto, da grande stratega quale è: si è messo in politica apparendo come la nuova speranza che avanza, mentre a sinistra la storia bocciava certi simboli, certi slogan; il tutto, sotto gli occhi di una nuova generazione di politici, già vecchia nei modi di fare ed incapace di venirne a capo.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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