CRISI DEI TEATRI: ALTRO CHE CALO DEL PUBBLICO, IL PROBLEMA SONO GLI SPRECHI DELLE FONDAZIONI

IL SISTEMA HA BRUCIATO 1,2 MILIARDI DI EURO IN 7 ANNI, COMPLICI GLI STIPENDI ELEVATI E LE ASSUNZIONI FUORI CONTROLLO
Quando si legge “il Teatro italiano è in crisi” si pensa subito a un calo del pubblico, dovuto magari a un disinteresse crescente nei confronti di una nobile arte. La quale in realtà è sopravvissuta negli anni ai colpi infertigli dal Cinema prima e dalla televisione poi. E’ innegabile che un calo ci sia stato, ma il Teatro ha saputo anche rinnovarsi, e anzi, attira ancora tantissimi giovani e attori, i quali, seppur affermati e certi di un lavoro in film o fiction, provano ancora a mettersi alla prova nel difficile compito di recitare “dal vivo”. La crisi, alias i debiti, derivano in realtà soprattutto dagli sprechi delle Fondazioni che li gestiscono, che in Italia sono sette. Ben un miliardo e duecentomila euro sprecati in sette anni, tra stipendi d’oro e assunzioni incontrollate.

I TEATRI PIU’ SPRECONI – Il sovrintendete del Teatro alla Scala di Milano, il dimissionario Stephane Lissner, guadagna un milione di euro l’anno. Così ripartito: il fisso è di 507mila euro a cui si aggiungono 155mila euro al raggiungimento degli obiettivi, l’affitto di un appartamento (in pieno centro) da 85mila euro l’anno, il Tfr, la quota all’Inps, l’auto blu con l’autista e la carta di credito per le spese di rappresentanza. Al suo seguito Lissner ha un codazzo di undici dirigenti riccamente pagati. Eppure il bilancio della Scala è in negativo. Rientra infatti in un complesso sistema di fondazioni e teatri che vive coi soldi pubblici ma che sul pubblico grava con un debito complessivo di 360 milioni di euro.
In una puntuale inchiesta Antonio Amorosi ha spulciato per Libero le sacche di inefficienza del sistema della fondazioni che negli ultimi sette anni ha bruciato 1,2 miliardi di euro stanziati dal Fondo unico per lo spettacolo (Fus). Un imponente flusso di denaro a cui vengono a sommarsi le erogazioni ministeriali e gli stanziamenti degli enti locali. Ma i soldi, si sa, non bastano mai. E tra uno sciopero e l’altro ecco che le tredici fondazioni hanno accumulato un “buco nero” di 360 milioni di euro. Di questi ben 47 milioni sono ascrivibili alla Scala di Lissner. Altri 43 milioni sono stati fatti dal San Carlo di Napoli. Il Maggio Fiorentino, dove l’allora sindaco Matteo Renzi aveva piazzato Francesca Colombo con uno stipendio da 247mila euro all’anno, è sotto di ben 37 milioni di euro. E così via.
TROPPI STIPENDI – Il problema è che non solo le fondazioni non generano guadagni, ma non staccano nemmeno biglietti. Solo nella lirica, infatti, il 2013 ha registrato un calo di 100mila presenze. Eppure vanno avanti tutti come se niente fosse. Tanto da infischiarsene anche della legge Bray che fissa per le fondazioni in negativo un triennio di tempo per pareggiare il bilancio “pena la non erogazione dei fondi e la conseguente messa in liquidazione dei teatri”.
Le leggi, purtroppo, vengono fatte per essere disattese. Tanto che città come Firenze, Milano e Roma non solo non hanno contenuto il debito, ma lo hanno addirittura fatto crescere. Dal 2010 al 2013 è, infatti, cresciuto anche il numero del personale: si è passati da 5.560 dipendenti a 5695. Come spiega Amorosi gli stipendi del personale pesano sui bilanci per circa il 70%. D’altra parte ai vertici vengono staccati assegno con una caterva di zeri. All’Arena di Verona, tanto per fare un altro esempio, Francesco Girondini becca 250mila euro all’anno. All’Opera di Roma, invece, Carlo Fuotes si accontenta di soli 13mila euro all’anno perché può contare su altri 270mila euro (annui) elargiti sempre dallo stesso ento per altri incarichi.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “CRISI DEI TEATRI: ALTRO CHE CALO DEL PUBBLICO, IL PROBLEMA SONO GLI SPRECHI DELLE FONDAZIONI”

  1. Vorrei fare una domanda: perchè io, pagando le tasse, contribuisco a mantenere in piedi i carrozzoni delle fondazioni teatrali e poi a teatro non riesco ad andarci: a) perchè la stagione teatrale è breve; b) perchè i posti sono tutti prenotati in anticipo. Non sarebbe il momento di far pagare gli spettacoli teatrali PER QUELLO CHE COSTANO alle persone che usufruiscono dello spettacolo?

  2. andate pure a vedere cosa combina la croce rossa che da sempre e' governata dai governi e solo in italia , oppure tutte le varie fondazioni o onlus , il perche' non pubblicano mai bilanci. dal libro " l'industria della carita' ".

  3. A me piacerebbe vedere a teatro una tragedia di Sofocle, ho letto i tre famosissimi suoi libri su Edipo e Antigone, sua figlia acquisita. I teatri sono in calo anche per la mancanza di cultura che c'è in Italia.l

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.