Dalla Serie D alla Serie A in sei anni: la favola del Carpi in un calcio malato

Nessuno nella storia del calcio italiano c’era mai riuscito. Un record nel record, quello del Carpi che, nella sfida casalinga col Bari, ha festeggiato la sua prima storica promozione in massima serie
In un calcio italiano malato da tempo, dove prevale soprattutto il ‘mai più’ ad ogni tragedia o bruttura che si consuma, c’è ancora spazio per le favole e i miracoli. Come quello del Carpi, che nel giro di sei stagioni è passato dalla Serie D alla Serie A. Nessuno nella storia del calcio italiano c’era mai riuscito. Un record nel record quello della squadra emiliana che, nella sfida casalinga col Bari, ha festeggiato pure con largo anticipo (quattro giornate) la sua prima storica promozione in massima serie.

LA CAVALCATA STRAORDINARIA – Il dominio dei biancorossi emiliani, alla quarta promozione (in più c’è una finale playoff persa) dal 2009 ad oggi, ha preso il via nel 5-0 di Pescara di metà ottobre e nelle 27 giornate successive è andato rinforzandosi a suon di successi. Dopo aver virato a fine 2014 a +9 sulle rivali (record della storia della B a 22 squadre), i biancorossi hanno resistito anche al piccolo passaggio a vuoto di febbraio e marzo (quattro 0-0 di fila), approfittando dei passi falsi delle rivali e poi hanno messo il turbo ad aprile, vincendo 7 gare su 8 gare prima di Frosinone, dove poi sabato scorso la quinta sconfitta stagionale ha solo rinviato di 72 ore la festa.
UNA ROSA SORPRENDENTE – Col secondo miglior attacco (Mbakogu a quota 14 reti) e la miglior difesa (l’ex milanista Gabriel grande protagonista fra i pali), Castori ha potuto forgiare nel suo 4-4-1-1 d’assalto una rosa partita in estate per raggiungere una comoda salvezza, dopo gli addii di 5 «big» come Ardemagni, Sgrigna, Colombi, Pesoli e Memushaj. La differenza l’ha fatta il gruppo e la voglia di arrivare (solo 5 sui 28 della rosa hanno già assaggiato la A…), poi è bastato inserire Gabriel e Struna, oltre a qualche giovane scommessa pescata dalla D come Lasagna, in una rosa che ha saputo esaltarsi cammin facendo, sotto la guida attenta di Fabrizio Castori, capace di vincere nell’ottava categoria diversa (dalla Terza alla A) sulle 10 esistenti della Figc.
La società, guidata dagli imprenditori tessili Bonacini, Marani (proprietari del marchio Gaudì) e Caliumi, sta già lavorando alla prossima stagione, dove confermerà il gruppo storico di 12 giocatori tutti già sotto contratto con lunghezze che vanno dal 2017 al 2019, anche se l’incognita è lo stadio: serve un miracolo per ampliare da 4200 a 10mila posti il vecchio «Cabassi» e chiedere la deroga per la A, così le destinazioni più probabili sono Modena o Parma.
Complimenti dunque al Carpi, squadra di una cittadina di poco più di 70mila abitanti della provincia di Modena. La stessa che il Presidente della Lazio Lotito, in un’intercettazione telefonica con Iodice, dg dell’Ischia, auspicava non arrivasse in A per non far calare ulteriormente il valore economico di una massima Serie già in affanno. Riprova di quanto nel calcio moderno drogato dai milioni non ci sia più spazio per i sogni.

(Fonte: Libero)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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