Bettino Craxi, vittima o carnefice? Un bilancio obiettivo sul suo operato

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 18 Giugno 2017

Il personaggio più controverso e discusso della politica italiana, ex leader del PSI e due volte Presidente del Consiglio: Bettino Craxi.
Già, il più controverso e discusso; perché l’Italia sul suo conto è spaccata in due, tra chi lo ama e lo ritiene un politico lungimirante e carismatico, e chi invece ne evidenzia le colpe giudiziarie. Cosa che non succede nemmeno per Benito Mussolini, dove bene o male, c’è una maggioranza concorde sui suoi errori e sulle sue colpe (così come accade per tanti altri leader politici storici, per i quali c’è un giudizio positivo o negativo che prevale).

Riporto in sintesi gli anni che lo hanno visto protagonista della scena politica italiana.
Il periodo a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 non fu favorevole allo PSI, complici sia le spaccature interne sopra descritte, sia un PCI in grande ascesa elettorale (anche se spesso lo PSI e soprattutto lo PSDI, sono stati al Governo insieme alla DC in quegli anni). Infatti nelle elezioni svoltesi tra il ‘72 e il ‘79, il partito non andò oltre il 9%, toccando il suo minimo storico.
E fu proprio dopo le elezioni politiche del ’76 che il 16 luglio nel 1976, il comitato centrale si riunì in via straordinaria presso l’Hotel Midas di Roma, ed elesse come nuovo segretario Bettino Craxi (da pochi giorni capogruppo alla Camera).
L’idea iniziale era quella di eleggere un segretario di transizione; ma le doti di Craxi lo resero un indiscutibile leader carismatico del partito, essendo riuscito a unificare le varie correnti interne al partito, in nome di un partito solido, che aumentasse i consensi del partito. Il suo carisma fu evidente già in occasione del sequestro di Aldo Moro, durato circa due mesi (marzo-maggio ’78), in quanto fu uno dei pochi politici a mostrarsi favorevole a trattare con i brigatisti.
La sua personalità di spicco lo portò a diventare Presidente del Consiglio, alla guida di una coalizione definita “Il pentapartito”, perché costituita da 5 partiti: Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli, in carica dal 4 agosto 1983 al 1 agosto 1986. L’episodio di politica internazionale che ha
fatto passare alla storia Bettino Craxi, senza dubbio è quello della crisi di Sigonella, quando alcuni membri del FPLP (Fronte Popolare di Liberazione della Palestina) si impadronirono della nave da crociera italiana Achille Lauro, il 7 ottobre 1985. Craxi si oppose ad ogni intervento repressore, come invece avrebbe preferito l’allora Presidente Usa, Ronald Regan con cui ebbe un duro scontro telefonico, preferendo il dialogo con i terroristi. In gran segreto, dopo aver garantito l’incolumità di Abbas, Craxi autorizzò quest’ultimo a rifugiarsi a Belgrado e quindi a eludere il controllo americano. Fu la prima volta nella storia della Repubblica italiana, che il nostro Paese prese una posizione ferma e contraria di fronte agli USA (i repubblicani, da sempre storicamente filoamericani, minacciarono in quella occasione la crisi di Governo attraverso il Ministro della Difesa Spadolini, loro leader, facendo poi rientrare la loro posizione). Del resto, ciò che ha contraddistinto la politica estera del Governo Craxi, è stata proprio la vicinanza alla “questione mediorientale”, intrecciando relazioni diplomatiche con l’OLP e con il suo leader Yasser Arafat, di cui divenne amico personale, sostenendone le iniziative. Appoggiò altresì alcune dittature
socialiste come quelle in Tunisia, Jugoslavia, Somalia. Volle in pratica rendere l’Italia un punto strategico del Mediterraneo, mantenendo un rapporto di alleanza, ma non servilismo, con gli USA.
Per quanto riguarda la politica interna, tra i provvedimenti più importanti, meritano di essere menzionati: il nuovo concordato con la Santa Sede del 1984, che rendeva l’Italia uno stato laico; la riduzione di 4 punti della “scala mobile” che consentiva un adeguamento dei salari all’inflazione; l’introduzione del registratore di cassa e dello scontrino contro gli evasori fiscali; il “decreto Berlusconi” che consentì all’imprenditore milanese di mantenere la frequenza delle sue 3 reti
televisive nazionali. Inoltre, nel 1985, egli decise di rimuovere dal simbolo del partito la falce e martello, in favore di un garofano, per rimarcare la sua intenzione di costruire una sinistra alternativa e profondamente riformista, diversa dal PCI. Tuttavia, in quegli anni, la gestione del debito pubblico fu condotta in modo scellerato, portando le casse dello stato ad inizio anni ’90, ad un indebitamento mostruoso, oltre alla crisi di vari enti pubblici.
Il secondo Governo Craxi fu invece brevissimo, causa il contrasto frontale che la DC capeggiata da De Mita tese al socialista rampante. Infatti durò circa solo 6 mesi (1/08/86 – 14/04/87). Così, mentre la DC riprese la guida dei Governi e il PCI cominciò a sgretolarsi definitivamente in
vista della “caduta del muro di Berlino”, anche lo PSI non riuscì più ad ottenere i successi di quegli anni, non riuscendo a scavalcare i comunisti nel ruolo di primo partito di sinistra.
Se gli anni ’80 sono stati per lo PSI molto raggianti, non si può dire lo stesso degli anni ’90, con l’arresto del presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, avvenuto a Milano il 17 febbraio 1992, colto in flagrante mentre accettava una tangente di sette milioni di lire da un imprenditore. Dalle dichiarazioni di Chiesa, il pool milanese che conduceva le indagini, fece emergere dalle inchieste un sistema di corruzione messo in piedi da politici, imprenditori e criminalità
organizzate, per ottenere finanziamenti, favori burocratici e potere istituzionale. Così
vi furono una serie di arresti di esponenti politici socialisti e democristiani, soprattutto
ricoprenti cariche a livello amministrativo nel milanese.
Nel periodo successivo, sia DC che PSI, persero radicalmente consensi, tant’è che Craxi si dimise da segretario e all’interno dello PSI ripresero quelle storiche spaccature interne che solo quest’ultimo era riuscito a ricucire. Il resto è solo sfascio: Craxi, avendo perso l’immunità parlamentare e quindi sentendo su di sé il fiatone di un probabile arresto, il 5 maggio 1994 decise di scappare a Hammamet in Tunisia, protetto dall’amico Ben Alì, ivi morendo appunto il 19 gennaio 2000.
Lo PSI si sciolse invece il 13 novembre 1994 presso la Fiera di Roma, come tragico
epilogo di un partito che è passato dall’essere un punto di riferimento istituzionale, al diventare un partitino di pochi punti percentuali. Infatti, dopo lo scioglimento, i principali partiti che lo rappresentarono negli anni immediatamente successivi, sono stati lo SDI e il Nuovo PSI, mentre grossa parte dei socialisti sono confluiti nel progetto politico di Berlusconi, Forza Italia (oggi PdL).
Torniamo ad oggi. Come dicevo all’inizio, la figura di Craxi è ancora molto discussa. Lo scorso weekend c’è stato un vero esodo verso la città di Hammamet, cui hanno partecipato anche alcuni rappresentanti di Governo quali Frattini, Brunetta (ma come, lui che è il vate dell’antispreco di denaro pubblico si reca al capezzale di chi ha incarnato per eccellenza gli sprechi?!) e Sacconi. In realtà anche alcuni leader dell’opposizione lo hanno ricordato positivamente, come Casini e D’Alema, mentre sul piede di guerra resta ovviamente l’ex PM oggi leader dell’IDV, Antonio Di Pietro, protagonista dell’inchiesta “Mani pulite” che contrastò quel sistema di cui Craxi ne fu il vertice.
Si riparla, per l’ennesima volta, anche di una Via da dedicargli nella “sua” Milano, e nelle ultime ore anche nella Capitale romana. Qualcuno ha avuto l’idea di dedicargli il prossimo “Expo di Milano”.
Per quanto mi riguarda, a prescindere dai meriti e demeriti squisitamente politici che si possono attribuire all’ex leader socialista, credo altresì che Craxi incarnasse e rappresentasse quel sistema che dalla seconda metà anni ’70 alla prima metà anni ’90, ha mandato allo sfascio i fondi pubblici dello Stato italiano, ed che ha trasformato in vero mezzo di scambio voto-lavoro molti Enti mediante “lottizzazioni”, che di fatto oggi li hanno portati allo sfascio finanziario e all’esubero di personale. Quel sistema proprio definito “tangentopoli” (vigente ancora tutt’oggi, in forme diverse).
Certo, mi si può obiettare ciò dicendomi che si era creato un sistema di spartizione del potere che aveva riguardato tutti i principali partiti, e che Craxi, essendo Presidente del consiglio, ne era solo simbolicamente al vertice data la sua posizione istituzionale. Forse è vero. E perché allora non farsi processare in modo completo e scontare altresì le colpe già individuategli? Perché scappare come un latitante in Medio Oriente per 6 anni, pur essendo lui un ex Presidente del Consiglio e quindi una figura istituzionale fondamentale? In fondo, tanti protagonisti in negativo di quell’epoca si sono fatti processare e spesso, pur condannati ma scontando la loro pena, sono tornati qualche anno dopo ad occupare ruoli istituzionali, o ai vertici di Enti e istituzioni anche solo locali.
craxi
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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