La ripresa la vede solo Renzi: i dati reali su occupazione e investimenti

A PESARE SU QUEL MINIMO DI RIPRESA E’ STATO SOPRATTUTTO IL QUANTITATIVE EASING VOLUTO DA MARIO DRAGHI
Se con Berlusconi l’unica ricrescita che abbiamo visto è stata quella dei suoi capelli, con Renzi invece stiamo assistendo soprattutto a quella della sua pancia. Tanto che Marcello Veneziani lo ha paragonato al mitico Spadolini, leader dei Repubblicani. Il quale iniziò a fare politica che era magro per poi ritrovarsi, tra un incarico e l’altro, gonfio quasi come una mongolfiera.
Renzi ha parlato spesso in questi mesi di un’Italia che riparte e lo ha fatto l’ultima volta quando è stata inaugurata la variante di Valico della A1 che collega Bologna a Firenze. Proprio come faceva Mussolini sottolineando la grandezza del Fascismo ad ogni infrastruttura portata a termine. Peccato però che, se il Fascismo faceva un’inaugurazione a pochi mesi dalla prima pietra, nell’Italia repubblicana lo si fa dopo anni. Se non decenni. Nel caso del Valico ci sono voluti ben 33 anni, non tanto per la solita lentezza italiana, quanto per la delicatezza e la pericolosità dei lavori. Non a caso durante questi anni, non poche sono state le frane e gli smottamenti. Speriamo comunque che questa opera, lunga 37 km da La Quercia ad Aglio, regga. Sarebbe un disastro, ovviamente senza colpevoli.

Ma tornando all’ottimismo di Renzi, che parla di crescita del Pil e dell’occupazione, vediamo come stanno davvero le cose.

IL PESO DI DRAGHI SUL PIL E LA POCHEZZA DEGLI INVESTIMENTI – Il Pil italiano nel 2015 è cresciuto dello 0,8%. Una delusione per chi si aspettava qualcosa di più. Ma anche una bocciatura per l’Italia, perché dietro quegli otto decimali di crescita c’è praticamente solo la Banca centrale europea. Mario Draghi ha spiegato anche di recente. L’effetto del quantitative easing (cioè l’acquisto di titoli di Stato da parte della Bce) anche per il 2015 è di un punto percentuale di Pil.
In altre parole, senza la cura da cavallo di Francoforte, il Pil italiano sarebbe in calo dello 0,2%.
È il risultato di una «scommessa sbagliata» fatta dal premier nei primi mesi di governo, spiega Riccardo Puglisi, economista ed esponente di Italia Unica. Quella di puntare sui consumi, con il bonus da 80 euro, piuttosto che sugli investimenti. Adesso nella ultima Stabilità qualcosa c’è. Ma non basta. Negli ultimi mesi è diventato negativo anche uno degli indicatori che avevano fatto pensare a una ripresa vera e solida. Gli investimenti fissi lordi hanno segnato nel terzo trimestre un meno 0,4%.
I DATI SUL LAVORO – Non va meglio se si guardano i dati che riguardano il lavoro. Il Governo dice che grazie al Job Act la disoccupazione sia in calo. Ma non è vero. O meglio, è vero che la disoccupazione sia in calo, ma non per merito della riforma sul lavoro. La percentuale sulla disoccupazione considera solo chi cerca lavoro. Più utile guardare all’occupazione, cioè la percentuale di popolazione attiva che lavora. Dopo mesi di recupero l’ultimo dato Istat ci dice che c’è stata «una battuta di arresto» registrata nel periodo agosto-ottobre (+0,1%, +32mila unità), è infatti sintesi dell’elevato incremento registrato nel mese di agosto e dei cali successivi di analoga intensità manifestatisi a settembre e ottobre (-0,2%)».
A fare aumentare la quota di occupati, più che la riforma Poletti del lavoro è quella Fornero delle pensioni, che ritarda il ritiro dei dipendenti anziani. La disoccupazione è calata passando dal 12,3% all’11,7%, soprattutto perché sono aumentati gli inattivi. I cosiddetti scoraggiati, che non rientrano nelle statistiche dei disoccupati.
Ecco perché occorre ben distinguere le due percentuali e perché esse non corrispondano.

Berlusconi mi definiva un comunista. Renzi un gufo. Io mi ritengo solo un realista…
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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