Hitler scappò in Argentina: ecco i tanti indizi analizzati da un pool di esperti

PIU’ VOLTE QUESTA IPOTESI E’ STATA AVANZATA. History Channel ha realizzato una serie di documentari METTENDO insieme un pool di ricercatori davvero particolare
Adolf Hitler morì nel suo bunker o riuscì a scappare in Sudamerica? Una domanda che storici, appassionati, seguaci e mass-media si pongono da settant’anni. Senza però trovare una risposta certa. La versione ufficiale dice che il Fuhrer si sia suicidato assieme ad Eva Braun il 30 aprile del 1945. Ma il mito di una fuga del dittatore di origini austriache ha sempre tenuto banco. Lo scorso anno è stato anche pubblicato un libro con tanto di foto sul tema.
History Channel ha realizzato una serie di documentari sulla presunta fine di Hitler. Il network ha messo insieme un pool di ricercatori davvero particolare. Il risultato parla di un Hitler fuggito in Argentina. Vediamo di seguito come arriva a questa conclusione.

GLI ESPERTI MESSI IN CAMPO – A guidarlo c’è una leggenda della Cia, Robert Baer. Con lui John Cencich, esperto di indagini scientifiche e regista dell’inchiesta internazionale che ha portato all’incriminazione del presidente serbo Slobodan Milosevic. Nel gruppo anche un incursore, Tim Kennedy, che ha partecipato alle missioni delle forze speciali in Afghanistan per cercare il rifugio di Osama Bin Laden.
Il gruppo ha analizzato file desecretati, tracce, testimonianze per rispondere alla domanda del XX: Hitler è morto nel bunker della cancelleria a Berlilno nel 1945?
L’inchiesta si basa sui files resi pubblici dall’Fbi lo scorso anno, in cui si registrano molte decine di segnalazioni sulla fuga di Hitler tra il 1945 e il 1950. Baer le ha analizzate con i programmi informatici usati dalla Cia per scovare i terroristi islamici, incrociandole con le notizie raccolte dagli storici e col database degli interrogatori alleati fino a creare una mappa dei possibili nascondigli. Poi i risultati sono stati verificati sul campo.
LA FUGA – Il primo passo è come lasciare il bunker della cancelleria senza essere visti. A Berlino c’erano centinaia di chilometri di passaggi sotterranei, gli unici sicuri durante l’assedio dell’Armata Rossa. Dal 1999 questi cunicoli vengono esplorati da un’associazione di speleologi. L’aeroporto di Tempelhof era l’unica installazione nazista risparmiata dai raid alleati e dall’avanzata russa. Qui hangar a prova di bomba proteggevano i quadrimotori Condor, che erano in grado di raggiungere la Spagna senza scalo. Il 21 aprile 1945 ne sono decollati diversi, trasferendo alcuni alti ufficiali in Baviera, baluardo del Reich. Su alcuni velivoli erano imbarcate ‘le proprietà personali di Hitler’. Secondo le fonti ufficiali l’ultimo decollo risalirebbe al 23 aprile, mentre altri Condor sono stati presi intatti dai russi cinque giorni dopo. Ma fino ad oggi non era stato individuato un collegamento diretto tra l’ultimo quartier generale di Hitler e questo punto di decollo. Il bunker comunicava con le gallerie della metropolitana. Tutti i superstiti dell’entourage hitleriano hanno negato però l’esistenza di un percorso diretto per Tempelhof. Usando un georadar tattico, il team di History ha scoperto un cunicolo che collega l’aeroporto alla stazione del metro. È bloccato dal 1945 e adesso si attendono le autorizzazioni per demolire gli accessi ed esplorarlo.
IL VIAGGIO E I NASCONDIGLI IN ARGENTINA – Restava poi il problema di sparire, cosa non facile per un uomo tanto famoso. L’esame dei files Fbi porta a escludere la rotta sudtirolese, sfruttata da molti nazisti per raggiungere il Sudamerica.  La pista dell’Fbi porta nella Spagna Franchista, amica del Reich. Le segnalazioni hanno portato ad un monastero molto particolare, perché unito con un lungo tunnel sotterraneo al comando della polizia militare. Dalla spagna il viaggio sarebbe proseguito verso le Canarie, ultimo approdo degli U-boot che non volevano arrendersi agli alleati: tre salparono dalla Germania dopo la resa, consegnandosi in Argentina quasi tre mesi dopo.
È nel paese sudamericano che gli avvistamenti di Hitler si sono moltiplicati. L’analisi dei files ha portato il team in una cittadina isolatissima, Charata, e in un altro bunker. La struttura si trova sotto una fattoria, lontana centinaia di chilometri da tutto. In questo luogo era presente una vasta colonia tedesca che negli anni ’40 iscriveva i figli alla locale Hitlerjugend. Ma i dossier dell’Fbi indicano anche un covo a Misiones al confine di tre stati. A Misiones una spedizione archeologica sta esplorando i resti di tre edifici degli anni ’40 nel cuore della giungla. Uno è un’abitazione con finiture di pregio. L’altro un impianto idroelettrico. La residenza era quindi autonoma. In una parete è stata trovata murata una scatola di biscotti. Dentro il contenitore c’erano monete del Terzo Reich e delle foto. Una ritrae una giovanissima recluta delle SS. Un’altra mostra il primo incontro tra Benito Mussolini e Hitler, a Venezia nel 1934: l’unico in cui il cancelliere è in abiti civili.

(Fonte: Libero)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

Una risposta a “Hitler scappò in Argentina: ecco i tanti indizi analizzati da un pool di esperti”

  1. Tutte balle. Hitler fu aiutato a fuggire e visse qualche anno in Egitto, protetto dagli Inglesi e ospite di Re Farouk.
    In seguito morì e fu sepolto in Alessandria d’Egitto.
    Anche Re Vittorio Emanuele Terzo Re d’Italia fuggì sotto la protezione degli Inglesi.
    In seguito morì e fu sepolto in Alessandria d’Egitto.

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