IL BELGIO RISCHIA DI SPARIRE

Da quasi 8 mesi il Paese è senza un Governo nazionale. Le elezioni dello scorso 13 giugno hanno visto la vittoria dei due principali partiti valloni e fiamminghi, i quali non trovano un accordo

Il Belgio rischia di implodere politicamente e non essere più una Nazione. Il motivo è quello che contraddistingue da sempre in modo negativo la vita politica del Paese: l’eccessiva frammentazione e dunque l’estrema difficoltà di trovare una coalizione che governi.

DAL 1830 UNA NAZIONE SOLO SULLA CARTA – Dopo un susseguirsi di dominazioni straniere da parte dei vari imperi dominanti in Europa (ultimo l’impero francese di Napoleone Bonaparte), il Belgio divenne definitivamente indipendente nel 1830. Il Paese da allora è sempre stato logorato dalla divisione in due comunità socio-politiche: i Fiamminghi situati a Nord che utilizzano una lingua variante dell’olandese e i Valloni siti al Sud che parlano francese.
Tale situazione ha avuto ripercussioni anche nella politica, giacché sono sorti partiti legati ai due tronconi sociali; mentre quelli ad ispirazione nazionale non ottengono il favore dell’elettorato, attestandosi al massimo sull’1%. Ciò ha come riflesso un assetto istituzionale molto efficiente dal punto di vista locale ma paralizzato dal punto di vista del Governo centrale. Un paradosso, se si considera che proprio in Belgio risiede il Parlamento europeo, massima assise europea.

LE ULTIME ELEZIONI HANNO PEGGIORATO LA SITUAZIONE – Lo scorso 13 giugno si sono svolte le elezioni anticipate, rese necessarie dal fatto che dal 2007 ad oggi alla guida del Belgio si sono succeduti ben quattro governi a maggioranza cristiano-democratica, tutti incapaci di completare la sesta riforma istituzionale nella storia del Paese. Il risultato delle urne ha visto la vittoria dei due principali partiti, diametralmente opposti: i separatisti della N-va, la Nuova alleanza fiamminga, di Bart de Wever hanno sfiorato il 30% dei voti nel nord del paese, mentre i socialisti francofoni del Ps di Elio di Rupo, tradizionalmente belgicisti, sono arrivati al 35% nel sud. In mezzo una serie di partiti minori ad espressione localista. Dunque tutti hanno auspicato che i due principali partiti avrebbero collaborato. Invece, proprio la loro opposta natura – una basata sull’appoggio dei fiamminghi del Nord, l’altra sui francofoni del Sud – ha reso il dialogo praticamente impossibile.
Quindi, a parte la figura forte e indiscussa del Re Alberto II (in Belgio vige la Monarchia parlamentare) e la solidità della Capitale Bruxelles posta al centro del Paese, il Belgio ha poco altro per sentirsi una Nazione vera e propria. Anzi, se il partito che ha ottenuto più voti, la Nuova alleanza fiamminga, dovesse riuscire a formare una coalizione di Governo insieme ad altri partiti-orbita, potrebbe passare anche una riforma istituzionale che prevede un decentramento dei poteri alle regioni. Per molti, un preludio all’implosione del Paese e alla scomparsa di fatto dello stesso.

I BELGI NON CI STANNO – Come al solito la politica è sempre lontana da ciò che vuole la gente. O quanto meno, coloro che non sentono le spinte locali si stanno facendo sentire: domenica scorsa in migliaia sono scesi per strada a Bruxelles per chiedere la nascita di un Governo e opporsi al decentramento dei poteri. Per non parlare della proliferazione di siti internet o gruppi su Facebook richiedenti un Governo nazionale.
Alcuni paragonano la situazione belga a quella dell’Iraq, affermando che a febbraio il Belgio supererà il paese mediorientale nel record negativo di periodo senza un Governo. Altri chiedono il rimborso delle tasse pagate dal 13 giugno ad oggi.

A parte le iniziative serie o pittoresche dei cittadini, la situazione del Belgio è davvero critica e sembra non avere vie d’uscita. Certo, il buon funzionamento delle amministrazioni locali permette comunque al Paese di andare avanti; ma il debito pubblico cresce senza controllo e per qualche economista si paventa per la Patria dei fumetti, della cioccolata, della Leffe e dei pedofili, un intervento di salvataggio dell’Ue simile a quello in favore della Grecia o dell’Irlanda.

(Fonti: WikipediaLa RepubblicaL’express)

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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