IL FLOP DEL PROGETTO GARANZIA GIOVANI: POCHI POSTI DI LAVORO E POCHI HANNO RICEVUTO UN CONTRATTO DOPO IL COLLOQUIO

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 20 Dicembre 2020

GLI ISCRITTI SONO 400MILA A FRONTE DI 40MILA POSTI DISPONIBILI. INOLTRE, QUASI LA META’ DI LORO ASPETTA DI ESSERE CHIAMATI DOPO IL COLLOQUIO
Il progetto “Garanzia giovani” rischia di fare la fine di tanti altri progetti messi in piedi in passato dai precedenti Governi, al fine di smuovere le acque di un mercato del lavoro sempre più stantio. Presentato in pompa magna, rilanciata con tanto di conferenza stampa dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non ha dissolto i dubbi e la realtà è lì a dimostrarlo. I dati sono negativi e cresce la sfiducia in chi dovrebbe beneficiarne.

I NUMERI SCONFORTANTI – I giovani che tra portale nazionale e portali locali si sono iscritti al programma si avviano a raggiungere quota 400mila (375mila secondo l’ultima rilevazione). Troppi? Pochi? Senz’altro troppi se li confrontiamo con le opportunità fin qui raccolte (solo il 10%); pochi rispetto all’obiettivo di coinvolgimento dei Neet, che secondo l’Istat sono oltre 2 milioni. Ma attenzione: il successo non è l’aumento dei clienti, ma loro soddisfazione. 
Balza agli occhi la percentuale di ragazzi che oltre all’iscrizione hanno espresso la possibilità di un’adesione diversa dalla residenza. Ovviamente, il lavoro, per quanto scarso, è più presente al nord che al sud, ma ciononostante i giovani in complesso vorrebbero lavorare soprattutto nella propria regione di residenza. Se un po’ si capiscono i ragazzi della Lombardia che vogliono lavorare nella loro regione (92,2%), meno si capiscono i ragazzi di Abruzzo (74,7), Campania (74,6%), Basilicata (77%), Sicilia (72,5%), dove tre su quattro pensano di trovare lavoro nella propria regione. Addirittura i recordman sono i ragazzi sardi, che per il 93,5% vogliono restare nella loro regione.
POCHE OPPORTUNITA’ E CONTRATTI– L’importante non è partecipare, ma vincere: un colloquio, un consiglio, un corso di formazione, un contratto di lavoro, un percorso di auto-impresa. Qui ancora non ci siamo, anche se non lo dobbiamo addebitare ai servizi per l’impiego, bensì alla domanda delle imprese. Con quasi 400 mila iscritti, le opportunità e i posti di lavoro sono 40mila. 
Positivo è il dato relativo alla quota dei giovani presi in carico e convocati per la sottoscrizione del patto di servizio entro i due mesi dalla data di registrazione. Questo valore si attesta oltre l’80% nelle regioni del nord, al 75% nel centro e al di sotto del 60% a sud. Ma sono ancora alti i tempi di attesa dei giovani non ancora presi in carico: oltre 110 mila ragazzi (circa il 46% del totale) sono in attesa di un contatto da oltre quattro mesi, il tempo standard stabilito dalla Garanzia, mentre sono in crescita le cancellazioni: segno che la sfiducia rischia di farsi strada. 
Dunque un altro fallimento all’orizzonte, che rende sempre più realistico il motto: i giovani sono il futuro. Nel senso che di loro ci si occuperà in futuro, quando però saranno già adulti, privi di esperienze lavorative e dunque poco appetibili per il mercato.

(Fonte: La Stampa)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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