Italia partecipa a operazione Nato contro Russia: una politica autodistruttiva

Se c’è una cosa che salverei del Governo Berlusconi III, come detto altre volte, è la sua politica estera. Volta a una diversificazione delle alleanze, più incline alla nostra posizione geografica, meno inginocchiata agli Stati Uniti e soggiacente ai voleri tedeschi. Si ricorderanno i patti con Gheddafi, che a parte qualche incontro pittoresco e bacia-mano, ci consentirono di avere gas a prezzi ridotti, tanto lavoro per le nostre imprese in Libia e riduzione drastica degli sbarchi sulle coste Siciliane.

Stesso dicasi degli accordi con la Russia di Putin, strategici ai fini politici ed economici, appannaggio delle tante imprese del Nordest che lavorano coi russi e ai fini di una diversificazione della nostra dipendenza energetica dall’estero. Con la fine di Gheddafi e l’accerchiamento della Nato ai confini della Russia, dal Governo Monti in poi ci siamo ritrovati nuovamente servi dell’America e sottomessi alla Germania. E ora, un’operazione militare programmata per il 2018 peggiorerà i nostri rapporti con i russi, profilando un ulteriore disastro economico.

Italia parteciperà ad accerchiamento Nato della Russia

http://4.bp.blogspot.com/-YSWu9F6oFRA/VRWChMBUN0I/AAAAAAAAFGg/FH2cg5t7jzY/s1600/PutinObama2013G20Summit640.jpgA rivelarlo è il segretario della Nato Jens Stoltenberg. “Sarete parte di uno dei quattro battaglioni dell’Alleanza schierati nei Paesi baltici. Pochi uomini, presenza simbolica in una forza simbolica da quattromila unità”. Insomma anche i nostri militari saranno impegnati in questa nuova “guerra fredda” tra l’Occidente e la Russia. Una guerra fatta di nervi e di posizione, come afferma a La Stampa lo stesso Stoltenberg: “Serve a dimostrare che ci siamo e siamo uniti, che abbiamo una difesa forte che garantisce la deterrenza, mentre vogliamo tenere aperto il dialogo col Cremlino”.

La missione italiana non si ferma qui: “Sempre nel 2018 – aggiunge il norvegese – l’Italia sarà nazione guida nel Vjtf, la Task Force di azione ultrarapida, la punta di lancia in grado di intervenire in cinque giorni in caso di emergenza”. Poi Stoltenberg spiega i rapporti tra Russia e nato: “La Nato deve essere in grado di adattarsi e rispondere alle sfide. Il messaggio è “Difesa e dialogo”. Non “Difesa o dialogo”.

Sinché la Nato si dimostra ferma e prevedibile nelle sue azioni sarà possibile impegnarsi in contatti concreti con la Russia, che è il nostro vicino più importante. Non possiamo in alcun modo isolarla, non dobbiamo nemmeno provarci. Ma dobbiamo ribadire con chiarezza che la nostra missione è proteggere tutti gli alleati. Che serve una forte Alleanza non per provocare una guerra, ma per prevenirla. La chiave è la deterrenza, un concetto che si è dimostrato valido per quasi settant’anni”.

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Infine parla di Putin e della sua strategia: “Non voglio speculare troppo sulle sue ragioni. Vedo però cosa fa la Russia. Da anni cerca di ricostruire un sistema basato sulle sfere di influenza in cui le grandi potenze controllano i vicini, per limitarne sovranità e indipendenza. È il vecchio sistema, il sistema di Yalta in cui le potenze si spartivano l’Europa. Non lo vogliamo. Nessuno può violare la sovranità dei singoli Paesi”.

L’ipotesi dell’invio di truppe nella regione baltica viene confermata anche dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “Al vertice di Varsavia – ha affermato a margine dell’assemblea dell’Anci – l’Italia, come altre nazioni, ha dato la disponibilità di fornire una compagnia con numeri non molto consistenti all’interno di una organizzazione che prevede il coinvolgimento di moltissime nazioni della Nato”.

La risposta della Russia

http://2.bp.blogspot.com/-CUwvhPhtG_4/VPeA01_qECI/AAAAAAAAEtY/mnbS2RtPuOE/s1600/Vladimir_Putin_with_Boris_Nemtsov-1.jpg“La politica della Nato è distruttiva”. È secco il commento rilasciato all’Agi dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, dopo l’intervista di Stoltenberg alla Stampa. L’annuncio dell’invio di un contingente di soldati italiani al confine europeo con la Russia non poteva essere gradito da Mosca che, ormai da anni, si trova già a dover combattere con le sanzioni dell’Unione europea per il conflitto in Ucraina. Un conflitto che certamente Mosca non si è andata a cercare, ma in cui si è trovata invischiata dopo una dubbia rivoluzione.

L’intervista è stata letta dal Cremlino come una provocazione senza precedenti. “Questa politica – tuona la Zakharova – non mira alla lotta contro minacce e sfide comuni, ma a un ulteriore allontanamento dei Paesi gli uni dagli altri”. La portavoce della diplomazia di Mosca denuncia, inoltre, che “invece di sviluppare relazioni profonde e di buon vicinato, l’Alleanza è impegnata a costruire nuove linee di divisione in Europa”.

Quanto ci costa la guerra contro la Russia

Alle manovre militari della Nato, bisogna aggiungere anche le sanzioni che l’Ue ha inflitto alla Russia. Senza che l’Italia batta ciglio. Come già ha ricordato lo stesso Putin in visita in Italia nel mese di giugno dello scorso anno, le sanzioni volute dall’Ue e avallate dal Governo Renzi, sono dannose per il nostro stesso Paese: “I nostri investimenti in Italia”, ha detto il premier russo, “sono del valore di 2-3 miliardi di euro. Ci sono oltre quattrocento aziende italiane in Russia e questo rappresenta oltre un miliardo di scambi commerciali”. Pertanto, afferma, ‘gli imprenditori italiani perdono un miliardo di euro da contratti già siglati (che per alcuni economisti sarebbero addirittura 3). Le sanzioni, dunque, vanno eliminate’.

Ricorda poi come i rapporti italo-russi siano da ben cinque secoli forti e privilegiati. E ancora, come ‘L’Italia sia il quarto partner commerciale della Russia’. Tuttavia, con l’inasprimento dei rapporti tra i due Paesi, di recente gli scambi si sono ridotti di un decimo e nei soli ultimi tre mesi di un quarto. A risentirne di più dell’embargo è il settore agroalimentare che ha perso quasi la metà dei profitti. E la situazione sta precipitando perché la Russia si sta aprendo ad altri mercati, come la Turchia. A farne le spese però, ricorda, è il made in Italy in generale, che fino a due anni fa vantava esportazioni verso la Russia fino a quasi dieci miliardi di euro. Mentre ora sono scese di oltre un terzo. Non va meglio per la meccanica, in calo del 14 percento.

A tutto ciò, bisogna anche aggiungere che con la Russia siamo, assieme a tutta l’Europa occidentale, anche irriconoscenti. Visto che a liberarci dal Nazismo non fu solo l’America (che ebbe un ruolo limitato, da sommare a quello degli anglo-francesi e partigiani), bensì fu principalmente proprio l’Unione sovietica. Avendo dato alla Germania di Hitler un duro colpo entrando fino a Berlino. E noi che facciamo? Abbiamo disertato pure la commemorazione dei settan’tanni da quell’evento. Ingrati.

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