LA CALABRIA RISCHIA DI PERDERE IL SUGGESTIVO TEMPIO DI KAULON

I RESTI DEL TEMPIO SONO PROSSIMI AL MAR JONIO, SENZA ALCUNA PROTEZIONE E MANUTENZIONE
Calabria, Regione dimenticata, al pari della vicina Basilicatae del Molise; territori dei quali ci si ricorda solo quando si vota e poi, una volta presi i consensi e giunti a Roma o a Bruxelles, ci si ritorna solo per ritrovare parenti e amici in occasione delle festività. E poco altro fanno i politici che occupano gli scranni degli enti locali, malgrado in quei territori ci vivano ogni giorno. Del resto, se in Calabria i magnifici Bronzi di Riace sono trattati in questo modo, non si può sperare di meglio. Eppure, utilizzando quello che ormai è diventato uno slogan svuotato, questa splendida punta dello stivale “potrebbe vivere di turismo”. Bagnata quasi interamente dal mare com’è e avendo anche l’Aspromonte da sfruttare per il turismo invernale. E invece niente. L’ultima vergogna ci viene raccontata da Nino Spirlì sul suo Blog, e riguarda il Tempio di Kaulon: resti archeologici millenari minacciati dalle mareggiate del vicinissimo Jonio e per cui nessuno fa niente. Eppure i soldi ci sarebbero e peraltro nel Governo Renzi c’è un Ministro che viene proprio dal Comune in cui essi giacciono, Monasterace: Maria Carmela Lanzetta, che si occupa proprio di Affari regionali (figura ben descritta sempre da Spirlì) . Già perché oltre alla bella Boschie alla Madia, chiacchierata per raccomandazioni e gelati, c’è anche qualche altro ministro femmina. Ma torniamo al povero Tempio.

LA STORIA – Secondo la tradizione il nome della città deriverebbe dal nome del suo fondatore, Kaulo, eroe della guerra di Troia. Secondo Francesco De Sanctis deriverebbe dalla parola kaulos = fusto, tronco. Secondo Strabone il suo nome deriverebbe invece da aulonia, vallonia, cioè valle profonda.
Circa le ipotesi riguardanti la sua origine, le fonti riportano due principali interpretazioni. La prima, sostenuta da Strabone (VI, 1, 10) e Pausania il Periegeta (VI, 3, 12), attribuisce agli Achei il ruolo di fondatori, nella persona di Tifone di Egio. La seconda ipotesi, propria di autori più moderni, propende invece per l’origine come colonia di Kroton (l’attuale Crotone). In realtà, non c’è una dicotomia tra le due ipotesi, dato che la prevalenza dell’una o dell’altra avrebbe influenza unicamente sulla data di fondazione. La ricerca archeologica è infatti concorde nell’individuare nell’VIII secolo a.C. il periodo di fondazione di Kaulon; mentre l’influenza crotoniana, corrispondente al periodo di massimo splendore, è databile al VI secolo a.C..
La città era limitata a sud dal fiume Sagra, sulle cui rive nel VI secolo a.C. si svolse la famosa battaglia della Sagra, in cui Kaulon alleata con Kroton fu sconfitta da Locri Epizefiri e Rhegion, grazie al miracoloso intervento dei Dioscuri.
Kaulon venne poi sconfitta dalle forze congiunte dei Lucani e di Dionisio I di Siracusa, sconfitta che costò nel 389 a.C. la deportazione dei suoi abitanti a Siracusa e a Pietraperzia con la cessione del territorio a Locri, alleata del tiranno. Ricostruita da Dionisio il Giovane, Kaulon, fu però preda di Annibale nella seconda guerra punica, finendo poi definitivamente nell’orbita di Roma per opera di Quinto Fabio Massimo nel 205 a.C.
Fonti letterarie attestano che Kaulon avesse un porto con doppio approdo situato alla foce della fiumara d’Assi e che fosse quindi una città che commerciava in legname. Ricca di materie prime come pietra, magnesia, sale, oro e piombo, sarebbe stato anche un centro per la produzione di manufatti in metallo e vasellame. Strabone ci riferisce che già ai suoi tempi la città era stata abbandonata a causa di conflitti con gli abitanti della regione circostante.
SCOPERTA E SCAVI RECENTI – I primi scavi vennero effettuati nel 1911-1913 dall’archeologo Paolo Orsi, all’epoca Soprintendente ai Beni Archeologici della Calabria e co-fondatore del Museo della Magna Grecia. La struttura della città prevedeva l’esistenza di un centro urbano principale, cinto da mura e posto al livello del mare, all’interno del quale era presente un tempio dorico, di cui ancora oggi sono visibili le fondamenta.
Secondo gli studi effettuati, alla costruzione di questo tempio avrebbero verosimilmente partecipato maestranze provenienti da Siracusa, data l’alta quantità di calcare siceliota. L’area antistante il tempio, attualmente coperta dal mare, era altresì occupata dal centro abitato, come testimoniato dai reperti ivi ritrovati, e che testimoniano la progressiva erosione della costa nell’area.
Gli scavi condotti dalla Scuola Normale Superiore e dall’Università di Pisa a partire dal 1999 ed ancora in corso, hanno riportato alla luce buona parte del santuario urbano al quale appartenne il tempio dorico. Molti altri edifici di grandi e piccole dimensioni sono stati messi in luce o individuati attraverso lo studio sistematico dei materiali architettonici rinvenuti. E molte scoperte hanno permesso di comprendere l’articolazione delle fasi di vita del santuario, a partire dalla sua prima monumentalizzazione nella prima metà del VII sec. a.C. fino al progressivo declino dei primi decenni del III. Ormai superata l’ipotesi che la costruzione del tempio dorico si debba a maestranze provenienti da Siracusa: recenti studi litologici hanno infatti dimostrato che la pietra utilizzata non un calcare siceliota, siracusano, bensì estratta in loco.
Al di fuori della cerchia delle mura, ed in particolare sul colle Tersinale, era inoltre sito un altro centro cultuale di grande rilievo, come desumibile dalle numerose testimonianze ivi raccolte. Da quest’area provengono alcune favisse ricche di frammenti di terrecotte architettoniche, in particolare frammenti di cassetta, sime frontonali, sime con gronde a testa di leone, alcuni acroteri angolari ed uno centrale, tutto materiale proveniente da tre fasi costruttive diverse di un piccolo tempio.
I numerosi reperti archeologici provenienti dagli scavi effettuati sul posto sono per lo più esposti al Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Di particolare rilievo sono due mosaici di eccezionale fattura, entrambi raffiguranti un drago, uno dei quali copre un’area di 25 m² ed è quindi considerato “il più ampio mosaico ellenistico reperibile al Sud”. Entrambi i mosaici sono attualmente esposti presso il Museo di Monasterace.
Dal 2006 in poi sono Il finanziamento degli interventi conservativi del sito archeologico in generale, e dei preziosi mosaici del “drago” in particolare, conosce allo stato numerose difficoltà. Il mosaico è stato recentemente adottato da un gruppo di studenti della scuola media dell’Istituto comprensivo Amerigo Vespucci di Vibo Valentia, i quali hanno raccolto una piccola somma tramite autotassazione.
IL PERICOLO ODIERNO – Così scrive Spirlì (giornalista, scrittore e autore televisivo) che è proprio di Monasterace:
Duemilionicinquecentomila euro dalla Rreggiòne Calabria e trecentomila euro dal Ministero per i Beni Culturali, totale duemilioniottocentomila euro FERMI, mentre il Tempio di Kaulon viene attaccato e distrutto dalla furia del mare Jonio in burrasca. Il Sindaco di Monasterace chiede aiuto e nessuno risponde. La flebile voce della ministressa locale, la timidamente muta Lanzetta, non è riuscita a superare lo sciacquìo delle ondine agostane sul bagnasciuga, figuriamoci il rombo della mareggiata delle ultime settimane.
“Così, percossa, attonita, la ministra al nunzio sta. Fu vera gloria?” Mi verrebbe da dire, parafrasando il Grande. Ma, poi, umilmente cancello la citazione e ingoio l’amaro. Cosa mi sarei dovuto aspettare da una ministra per caso? Cosa aveva già fatto, da sindaca, per il Tempio e, a volerne parlare, per Monasterace? Cosa ha smosso, per la Locride dall’illustre passato ed il triste presente?
Inutili passerelle di facce notine, più o meno semivip da pagine interne di un qualsiasi giornalino di cronacazze italiote.  Ma, se la sua responsabilità è legata alla timida carenza di fiati, la mancanza maggiore è tutta di quei funzionari statali preposti, come si suol dire. Chi, nelle stanze medie della Soprintendenza blocca o, quantomeno, rallenta gli interventi? Non la mia amica Simonetta Bonomi, suppongo. Ogni volta che l’ho incontrata mi ha aperto il

cuore col suo entusiasmo e la disponibilità. E, allora, chi? Da Monasterace, nelle scorse settimane, si è levato un grido: Iannelli, dimettiti! Laddove, Iannelli sta ad indicare la funzionaria della soprintendenza responsabile anche del Tempio. Sarà lei che blocca l’intervento? O, magari, non si tratta di un ennesimo capro espiatorio?  Chi dovrebbe gestire quei quasi tre milioni di euro statali? La Rreggiòne Calabria? E, dunque, si aspettano le elezioni della prossima settimana?

Un troiaio burocratico che ha portato alla conta di nuovi gravissimi danni al patrimonio archeologico e storico della Calabria. Una vergogna istituzionale per la mia terra che, in queste ore, assiste ad inutili passeggiate di “gente di Rroma” che viene a promettere lavoro, pane e futuro.
La Calabria ha le balle colme di questi signori, che, ormai, guarda come i Pupi all’Opera. Con compassionevole odio. Mentre Kaulon prende inesorabilmente la via del fondo marino…
(Fonte : Wikipedia)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “LA CALABRIA RISCHIA DI PERDERE IL SUGGESTIVO TEMPIO DI KAULON”

  1. posso mandare una imprecazione?!…… qualche sondaggio sulle elezioni di domenica dà in netto calo il centrodestra che ora governa la Regione, anche se io tutta questa gran fiducia nel centrosinistra specie in questa regione non ce l'ho.. ma insomma mai disperare. (bassi i numeri del M5S e il candidato della lista Tsipras non ha anocra ovviamente, grandi chances)..ciao

  2. La Calabria è una terra cui io conosco molto poco.Ci sono passato 4 volte per andare in Sicilia, conosco Reggio Calabria ma la Calabria la conosco poco.

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