LA FAMIGLIA BIN LADEN ACQUISTA I MARMI DI CARRARA

IL gruppo Cpc dei Bin Laden corrE per prendersi il 50% DELLA Marmi Carrara, SOCIETA’ CHE CONTROLLA IL 30% DEI PREGIATI MARMI CARRARESI
Italia pronta a svendere pure i marmi, quelli pregiati di Carrara, per i quali la cittadina toscana è rinomata in tutto il Mondo. Anche in Arabia Saudita, dove ha attratto gli appetiti della famiglia Bin Laden; proprio quella di Osama, ex nemico numero uno degli americani. A quanto pare l’operazione sta andando in porto, col beneplacito delle autorità locali. Del resto siamo nel mondo globale e tutti sono buoni per fare affari. Anche quelli contro i quali abbiamo combattuto guerre fino a qualche anno fa. E anche se l’attività in questione non è in crisi.


L’OPERAZIONE – Il gruppo Cpc dei Bin Laden ha una solida fama imprenditoriale, è stato da sempre vicino alla famiglia Bush (nonostante due dei propri componenti siano morti in incidenti aerei nel Texas alquanto sospetti) ed è riuscito a salvarsi persino dall’imbarazzante figlio (uno dei 53, comunque) dall’imbarazzante nome di Osama.
I Bin Laden corrono per prendersi il 50% e diventare così gli azionisti di riferimento, i veri padroni della Marmi Carrara. Quel marmo, d’altro canto, è ben noto in Arabia Saudita e non solo, visto che gli sceicchi sono da sempre i primi clienti nella speciale classifica del settore. Nulla di starno, dunque, nel vederli pronti a comprarselo in toto, montagne comprese.
L’operazione di compravendita si aggira intorno ai 40-45 milioni di euro. Il presidente di Marmi Carrara, Luigi Piacentini, si schermisce precisando che  «ci sono ancora dettagli da definire», ma la decisione è ormai presa. Lettere di intenti con condizioni specifiche, e verifiche tecniche in atto. «C’è la massima riservatezza. Ma penso che entro la fine di agosto si arriverà ad un esito».
UNA CESSIONE INGIUSTIFICATA – I concessionari delle cave locali sono però sempre stati carraresi. E questo ingresso è un esempio classico della svendita dell'”eccellenza italiana” messo in moto dalla crisi e dalla sua gestione sotto l’egida dell’Unione Europea. Qui non stiamo parlando di aziende in crisi (anzi…), né di eccessivo costo del lavoro, né di contrazione del mercato. Semplicemente, dato il declino generale del paese e soprattutto della sua classe dirigente (imprenditori in prima fila), ci si trova davanti a “un’offerta che non si può rifiutare”.
Soldi in bocca, pronto cash… e l’italico manager alza subito le braccia al cielo sognando di buttarsi nella finanza speculativa oppure nei mari dei Caraibi.

(Fonte: Contropiano)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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