LA SPENDING REVIEW METTE IN SVENDITA LA STORIA DELL’ITALIA

MOLTI GLI EDIFICI STORICI MESSI ALL’ASTA PER FARE CASSA
Il decreto sulla spending review è legge e, come previsto, lo Stato italiano deve ora mettere in vendita un buona fetta del proprio patrimonio per recuperare circa 42 miliardi di liquidità. Alias castelli ed edifici storici abbandonati a se stessi. Il Wall Street Journal ha perfino creato un depliant, una sorta di triste volantino come quelli utilizzati dai supermercati per farsi pubblicità. Peccato che anziché generi alimentari o abbigliamento, sul bancone ci sia un pezzo di storia della nostra Italia. Il giornale americano pare anche sfiduciare i potenziali acquirenti esteri, scrivendo che “alcuni investitori istituzionali stanno essenzialmente evitando l’Italia per i suoi problemi finanziari (…) chi decide di investire in Italia si deve far carico dei rischi legati alla notoriamente lenta burocrazia italiana e alla difficoltà di trovare affittuari in tempi di recessione”.

Vediamo cosa è stato messo in vendita.

ECCO ALCUNI BENI – Investitori e miliardari che vorranno togliersi lo sfizio di possedere un pezzo d’Italia, potranno così scegliere tra diverse caserme a Bologna, precedentemente occupate dal Ministero della Difesa o il Castello Orsini di Soriano nel Cimino in Lazio, costruito da un Papa nel 1270 e successivamente utilizzato come carcere.
Per appena 19 milioni di euro poi, si potrà acquistare il Settecentesco Palazzo Diedo, che è stato per anni un tribunale penale a Venezia e che è in vendita insieme ad altri 17 immobili. Va meglio a chi cerca casa a Milano, dove si può scegliere tra più di 100 edifici, tra cui il Palazzo Bolis Gualdo, nel quadrilatero della moda, ad “appena” 31 milioni di euro.Torino ha messo in piedi un’altra strategia: i 19 immobili sono stati trasferiti ad un fondo di cui la città detiene il 35%. Il restante è andato a Equiter SpA (del gruppo Intesa Sanpaolo) e all’immobiliare Prelios Group. Ad acquistare il fondo sono stati imprenditori locali, come il gruppo Laro SpA, che ha acquistato la centralissima Palazzo Villa per 28 milioni di euro e ne ha convertito tre piani in 16 appartamenti che saranno completati entro il 2013 e ha venduto alcuni spazi a Giorgio Armani.
NON SAREBBE MEGLIO… Questa triste asta denota ancora una volta l’incapacità dello Stato di gestire l’enorme patrimonio culturale italiano. Per anni i soldi che sarebbero serviti per la manutenzione di siti culturali sono stati spesi per sovrintendenti, consulenti e nuove assunzioni inutili; comportando così sovraffollamenti in alcuni siti e mancanza di personale in altri. Visto che la PA patisce una grossa fetta di esuberi, perché non si spostano i dipendenti in questi siti chiusi per farli aprire? Magari chiedendo un obolo all’ingresso per visitarli (tipo 1-2 euro)? O ancora, darli in gestione ai privati ma solo per un tot di anni, così da ospitare mostre, visite guidate, concerti, spazi letterari, ecc.
In questo modo si razionalizzerebbe il lavoro statale (anziché creare disoccupati, esodati e cassintegrati) e si valorizzerebbe il nostro immenso patrimonio culturale. Anziché metterlo all’asta.
(Fonte: Il Giornale)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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