L’AMERICA SPIA MEZZO MONDO, COMPRESA L’ITALIA

LE RIVELAZIONI GIUNGONO DAL GUARDIAN GRAZIE A UNA TALPA: EDWARD SNOWDEN, TECNICO DELLA CIA ORA RIFUGIATO A HONG KONG
Nonostante siano passati più di vent’anni dalla fine della Guerra Fredda, l’America non ha perso il vizio di piazzare cimici ovunque per spiare le superpotenze occidentali, obbligandole perfino a passargli dati sensibili riguardanti noi comuni mortali. A rivelare il nuovo Watergate è Edward Snowden, tecnico della Cia, ora rifugiatosi in un albergo di Hong Kong per il timore di ritorsioni americane. Tramite le colonne del Guardian, Snowden ha esternato un’escalation di vergognose notizie: dal sistema Prism che spiava tutti i cittadini americani fino allo spionaggio nei confronti dei Paesi facenti parte dell’Onu e dell’Ue.


AMERICANI SPIATI, DAL TELEFONO ALLE MAIL – Il programma segreto chiamato «Prism» – rivela poi il giornale- ha avuto inizio nel 2007 ed è la fonte principale delle informazioni che le agenzie di intelligence forniscono nel rapporto che ogni mattina viene consegnato al presidente degli Stati Uniti. È stato citato 1.447 volte nel rapporto al presidente solo lo scorso anno. Il programma «sembra simile a quello controverso voluto dal presidente George W. Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre», aggiunge il Washington Post, secondo il quale Microsoft è stato il primo partner di Prism. Per ottenere l’immunità da possibili azioni legali, le aziende sono obbligate ad accettare una direttiva dal procuratore generale e dal direttore nazionale dell’intelligence per aprire i propri server all’Fbi.
Nel mirino dell’agenzia per la sicurezza Usa, dice il quotidiano britannico, sono finiti i clienti di Verizon, una delle maggiori compagnie telefoniche americane. Non solo. L’attività di «spionaggio» sulle telefonate – riferiscono i media americani – non riguarderebbe solo gli utenti di Verizon, ma anche quelli di altre due grandi aziende telefoniche e internet provider: AT&T – con 107,3mln di clienti per la telefonia mobile e servizi wireless e 31,2mln per la telefonia fissa – e Sprint, con 55 milioni di utenti in tutto. Secondo il Wall Street Journal inoltre anche le carte di credito di cittadini americani sarebbero state messe sotto controllo dalla National Security Agency. Il quotidiano sottolinea come nell’ambito della sua attività di «spionaggio» per individuare possibili sospetti terroristi, l’agenzia raccoglierebbe anche tutti i dati relativi agli acquisti compiuti con le carte, avendo garantito l’accesso a tutte le informazioni in mano alle banche e alle società emittenti.
Il Guardian ha avuto accesso a un’ordinanza giudiziaria top secret emessa il 25 aprile nei confronti di Verizon: nel documento si legge che la compagnia telefonica deve consegnare per tre mesi (fino a luglio) la lista giornaliera dei dati delle chiamate, «sia all’interno degli Stati Uniti sia tra gli Stati Uniti e altri Paesi», alla Nsa. Ma non basta. Alle accuse del Guardian si aggiungono quelle del Washington Post, secondo il quale la Nsa non si è limitata a raccogliere i dati delle telefonate di milioni di americani abbonati a Verizon ma insieme all’Fbi «ha intercettato e avuto accesso ai server di nove aziende Internet Usa» (ecco come funziona lo spionaggio nelle comunicazioni): Microsoft, Yahoo!, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, Youtube e Apple, estraendo audio, video, fotografie, e-mail, documenti, password e username per continuare a tracciare nel tempo l’attivita degli americani sulla rete. A questo proposito, Google, Facebook, Apple e Yahoo! negano di aver fornito «accesso diretto» ai loro server ad agenzie governative e di aver rispettato la legge. Ma intanto il caso esplode con un imprevedibile rovesciamento dei fronti: i liberal che criticano la Casa Bianca per l’attacco alla privacy e i conservatori che la difendono, ricordando le necessità della sicurezza e criticando semmai Obama per l’«ipocrisia» con cui se la prendeva con il Patriot Act voluto da George W. Bush, all’origine del programma finito ora sotto i riflettori.
Quello che Verizon fornisce alla Nsa sono i «metadati» delle telefonate: ovvero i numeri telefonici di chi effettua le chiamate e di chi le riceve e la durata delle conversazioni. Non sono richiesti nomi, indirizzi, informazioni finanziarie sugli utenti e contenuto delle conversazioni. L’insieme di questi dati su milioni di telefonate dovrebbe comunque permettere all’Nsa di tracciare gli schemi delle comunicazioni dentro gli Stati Uniti ma anche verso l’estero.
L’ordinanza, firmata dal giudice Roger Vinson, appare «inusuale» perché non menziona un gruppo specifico di persone da controllare o una determinata «minaccia» terroristica. Il provvedimento – che si basa sul Patriot Act approvato dall’amministrazione Bush dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 – dimostra per la prima volta che la raccolta indiscriminata di dati sui cittadini Usa è continuata anche sotto Barack Obama. «Il documento – scrive il Guardian – dimostra che sotto l’amministrazione Obama le registrazioni delle comunicazioni di milioni di americani sono state raccolte indiscriminatamente e in massa, indipendentemente dal fatto che essi fossero sospettati di qualche illecito». Secondo il New York Times già lo scorso anno erano emerse «voci» su possibili operazioni di sorveglianza. Il quotidiano Usa cita una lettera di due senatori democratici del Senate Intelligence Committee al ministro della Giustizia Eric Holder, lasciando intendere che quanto rivelato dal Guardian sia in sostanza solo la punta dell’iceberg di un più esteso programma di sorveglianza.
USA E GRAN BRETAGNA SPIARONO IL G20 DEL 2009 – Telefonate di leader e delegazioni straniere intercettate e computer spiati. È l’attività che i servizi d’intelligence britannici e americani avrebbero condotto durante il G20 di Londra 2009. I controlli sarebbero stati eseguiti dal Gchq (Government Communications Headquarters) britannico, ma anche da agenti della Nsa (National security agency) statunitense che avrebbero spiato conversazioni segrete dell’allora presidente (e attuale primo ministro) russo, Dmitri Medvedev. L’infiltrazione sarebbe stata autorizzata sul fronte britannico dall’allora primo ministro laburista, Gordon Brown. Ma avrebbe coinvolto anche un pool di agenti della National Security Agency (Nsa) americana – la stessa che gestiva il programma Prism – basati nel Regno Unito e interessati in particolare a Medvedev. Nel rapporto relativo ai controlli fatti sulle conversazioni dell’allora inquilino del Cremlino (oggi primo ministro), mettono fra l’altro in evidenza – stando ai documenti in possesso del Guardian – «un cambiamento» nel sistema di trasmissione delle comunicazioni del leader russo verso Mosca, attraverso l’ambasciata a Londra. Questa nuova ondata di rivelazioni da parte di Snowden sempre a mezzo Guardian sono arrivate a poche ore dal summit Onu tenutosi un paio di settimane fa in Irlanda del Nord. Stando a questa fonte, il G20 del 2009 sarebbe stato caratterizzato da un articolato sistema di spionaggio delle conversazioni di intere delegazioni, come quella guidata dal ministro delle Finanze turco, e dei leader presenti al vertice: attraverso l’installazione di Internet point truccati con software-spia e il controllo capillare del sistema dei Blackberry utilizzati dagli ospiti.
SPIATI ANCHE I PAESI UE, TRA SMENTITE E CONFERME – Cimici nelle ambasciate di Paesi europei e alleati, compresa l’Italia, sia a Washington che a New York, sarebbero state piazzate dagli Stati Uniti nell’ambito della gigantesca operazione di spionaggio. In precedenza però il Guardian, che aveva inizialmente parlato di un coinvolgimento dell’Italia nelle operazioni illegittime di spionaggio, aveva fatto parzialmente retromarcia. È stato rimosso da internet – ma è uscito in edicola- l’articolo dove un giornalista diceva che sette paesi europei fra i quali l’Italia collaboravano alla raccolta di dati personali aiutando gli Stati Uniti nell’ambito del programma Prism. La pagina web risulta sospesa sulla homepage del quotidiano britannico in attesa di «verifiche», ma il pezzo è ancora rintracciabile da Google. Per altri media inglesi, come il Daily Telegraph, la fonte delle rivelazioni è inattendibile. Fonti degli 007 italiani parlano infatti di collaborazione con gli Usa in funzione anti-terrorismo ma non certo per la consegna di dati personali. È falso quindi, sostengono le fonti, che l’Italia passi dati personali agli Usa così come scritto sabato dal Guardian. La collaborazione tra servizi italiani e quelli di altri Stati, rilevano le stesse fonti, naturalmente esiste ed è stata potenziata dopo l’11 settembre, ma «riguarda la difesa del nostro Paese da azioni terroristiche e dei nostri contingenti all’estero, non certo la raccolta e la condivisione di banche dati personali che peraltro è anche vietata dalla nostra legge».
La fonte delle rivelazioni del Guardian sul coinvolgimento dei nostri servizi è Wayne Madsen, ex luogotenente della Marina americana che per dodici anni ha lavorato alla Nation Security Agency. Criticato in America per le sue teorie «cospirazioniste», nella sua newsletter personale «Wayne Madsen Report» – accessibile solo a pagamento- in passato sosteneva che il presidente degli Usa Obama fosse gay.
Nessuna smentita invece su altri documenti pubblicati dal tedesco Der Spiegel, secondo i quali i diplomatici europei sarebbero stati intercettati dalla Nsa. Per il settimanale tedesco c’era anche l’Italia tra i Paesi spiati dall’agenzia americana Nsa. La reazione del ministro della giustizia tedesco Sabine Leutheusser-Schnarrenberg è stata veemente: «Se le notizie saranno confermate, la vicenda ricorda l’atteggiamento che si teneva tra nemici durante la guerra fredda». Stando alle statistiche che ha potuto controllare il settimanale di Amburgo, l’Nsa avrebbe mediamente controllato ogni giorno circa 20 milioni di collegamenti telefonici e 10 milioni di dati internet. Sotto particolare osservazione era stata posta la città di Francoforte, sede della Bce, di Bundesbank e dei più grandi istituti di credito tedeschi. In giornate particolarmente «calde», come, ad esempio, il 7 gennaio del 2013, solo le intercettazioni telefoniche sarebbero state circa 60 milioni. A Fort Meade, quartier generale della Nsa, venivano conservati i metadati relativi alle comunicazioni telematiche e telefoniche, cioè quando e quali utenze sono entrate in contatto diretto. Secondo un documento riservato dell’Nsa visionato sempre dallo Spiegel, la Germania è considerata un partner «di terza classe»: ciò significa che il Paese è ritenuto un alleato, ma che l’agenzia si riserva la possibilità di procedere con operazioni di spionaggio. Esclusi dalle attività di spionaggio sarebbero invece stati i partner di seconda classe, tra cui il Canada, l’Australia, la Gran Bretagna e la Nuova Zelanda. «Possiamo intercettare le comunicazioni della maggior parte dei partner stranieri di terza classe. E lo facciamo anche», si legge in un documento dei servizi in possesso dello Spiegel.
Intanto, come detto, l’Unione europea ha chiesto immediate spiegazioni agli Stati Uniti sulle informazioni filtrate sulle stampa di uno spionaggio sistematico ai danni dell’Europa e delle sue istituzioni da parte dell’agenzia americana Nsa. Lo riferisce un comunicato della Commissione europea. «I partner non si spiano l’uno con l’altro» ha aggiunto poco dopo la vicepresidente della Commissione Ue e responsabile Giustizia Viviane Reding sul presunto spionaggio Usa. «Non possiamo negoziare un grande mercato transatlantico se c’è anche il minimo dubbio che i nostri partner fanno attività di spionaggio negli uffici dei nostri negoziatori».
Anche la Francia ha chiesto agli Stati Uniti spiegazioni sulle informazioni filtrate sulla stampa di uno spionaggio sistematico ai danni dell’Europa. Lo rende noto il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius.
Quarant’anni fa il Presidente americano Richard Nixon si dimise per “molto meno”, visto che lo spionaggio riguardava “solamente” il partito contrapposto. Ora invece si parla di privacy dei cittadini e perfino di altri Paesi stranieri; azione giustificabile durante la Guerra Fredda, ora alquanto grave. Dopo l’11 settembre l’America è andata nel panico e ha trascinato in questa spirale mezzo Mondo. Ha ragione Samuele Bersani: “da quella data di settembre è aumentato il senso corrisposto del sospetto”.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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