L’AUMENTO DELL’IVA DEPRIMERA’ ANCOR DI PIU’ I CONSUMI

PASSATA SABATO, PER EFFETTO DELLA MANOVRA ECONOMICA, DAL 20 AL 21 PER CENTO. COLPITE ANCHE LE PARTITE IVA MINORI UTILIZZATE DAI PIU’ GIOVANI

Non occorre una Laurea in economia per capire che aumentando l’Iva si finirà per deprimere ancor di più gli acquisti dei beni di consumo. Anzi, l’auspicio per molti era proprio il suo abbassamento, per sollecitare il mercato di quei beni già pesantemente penalizzati dall’imposta. Su tutti, ovviamente, cd e libri, per i quali da anni si combatte affinché l’imposta venga abbassata al 4 per cento. Per non parlare degli aumenti di quel bene i cui costanti rincari già stanno collassando le famiglie italiane: la benzina.
Certo, presi singolarmente i beni aumenteranno in modo irrisorio. Ma il peso degli aumenti nel loro complesso, per le famiglie italiane, si sentirà. Eccome.


STIMA RINCARI PER LE FAMIGLIE – Se è vero che la norma porta complessivamente nelle casse dello Stato 700 milioni di euro già quest’anno e 4,2 miliardi di euro l’anno dal 2012, a pagare gli aumenti saranno ovviamente i commercianti (per il calo degli acquisti) e, come detto, le famiglie.
L’esborso annuo per queste ultime potrebbe oscillare dai 123 euro calcolati dalla Cgia di Mestre ai 173 da Federconsumatori e Adusbef, fino ai 500 euro che preoccupano le catene di distribuzione come la Coop. Più caro anche il pieno per l’auto. Con l’aumento dell’Iva – ha calcolato l’Unione Petrolifera – «il prezzo della benzina aumenterà di 1,2-1,3 centesimi al litro».

I BENI CHE SONO AUMENTATI – Ecco un elenco dei principali beni per i quali aumenta l’imposta di consumo dal 20 al 21% secondo quanto segnala l’Ufficio studi Confcommercio Imprese per l’Italia.
Televisori e prodotti per l’home entertainment – Macchine fotografiche e videocamere – Computer desktop, portatile, palmare e tablet – Autocaravan, caravan e rimorchi – Imbarcazioni, motori fuoribordo ed equipaggiamento barche – Strumenti musicali – Giocattoli, giochi tradizionali ed elettronici – Articoli sportivi – Manifestazioni sportive e parchi divertimento – Stabilimento balneare – Piscine, palestre e altri servizi sportivi – Articoli di cartoleria e cancelleria – Pacchetti vacanza – Automobili, ciclomotori e biciclette – Trasferimento proprietà auto e moto – Affitto garage, posti auto e noleggio mezzi di trasporto – Pedaggi e parchimetri – Apparecchi per la telefonia fissa, mobile e telefax – Servizi di telefonia fissa, mobile e connessioni internet – Tabacchi – Abbigliamento e calzature – Rasoi elettrici, taglia capelli, phon – Articoli per la pulizia e per l’igiene personale – Profumi e Cosmetici – Gioielleria e orologeria – Valigie e borse e altri accessori – Servizi di parrucchiere – Servizi legali e contabili – Mobili e articoli per illuminazioni – Biancheria e tessuti per la casa – Frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, forno – Piccoli elettrodomestici per la casa – Piatti, stoviglie e utensili per la casa – Detergenti e prodotti per la pulizia della casa – Carburanti – Bevande gassate, succhi di frutta e bevande analcoliche – Liquori, superalcolici, aperitivi alcolici – Vini e spumanti – Cd, libri, concerti.

IL DURO COLPO AI GIOVANI PROFESSIONISTI – C’è però un’altra misura – sempre riferita all’Iva – inserita nella manovra finanziaria che a molti non piace. E’ l’abolizione del regime dei minimi delle partite Iva e colpisce i già semivuoti portafogli dei giovani professionisti che lavorano sotto questo regime fiscale.
Lo denunciano Paola, Laura e Giulia, due architetti e un ingegnere trentenni che hanno creato  “Iva sei partita”, un sito nato con l’obiettivo di “mettere insieme questo variegato mondo per fare fronte comune, dato che si tratta di lavoratori che non possono contare su un sindacato che li rappresenti, e dunque si ritrovano ciascuno solo con i suoi problemi”.

I giovani in partita Iva rischiano poi di subire conseguenze negative dagli studi di settore, che dovrebbero combattere l’evasione. Un enorme numero di professionisti che lavorano come autonomi, di fatto svolgono attività per una sola azienda (o per un solo studio professionale), seguendo orari e direttive del capo come dei dipendenti a tutti gli effetti. Salvo, ovviamente, non godere delle tutele che spettano a questi ultimi. Nessuna indennità per malattia o altro: se ti ammali, o se sei una donna e resti incinta, è un problema tuo. Con la sottoposizione agli studi di settore la situazione peggiora perché, spiegano le ragazze di “Iva sei partita”, “se guadagni troppo poco per il tipo di professionalità che hai, si presume che tu sia un evasore, quindi sei passibile di verifiche”.
Se è così poco conveniente, perché tante persone (oltre 7 milioni, secondo la Cgil) decidono questa modalità di prestazione lavorativa? Qualche volta è una scelta di vita, ma “quasi sempre sei obbligato. Nella stragrande maggioranza degli studi professionali ti dicono: se vuoi lavorare con noi, devi aprirti la partita Iva. Sei giovane, magari sei uscito da poco dall’università e per fare esperienza accetti anche una condizione palesemente svantaggiosa”. Anche perché, fa notare Paola, “le tasse si pagano a fine anno, quindi inizialmente molti neanche si rendono conto del reale ammontare dello stipendio mensile netto”. Al datore di lavoro, invece, conviene: arriva a risparmiare quasi il 50% sui compensi, e ha un “dipendente di fatto” licenziabile in qualsiasi momento. I contratti collettivi nazionali per i dipendenti degli studi professionali non tutelano i finti autonomi a partita Iva: diritti e compensi sono frutto di una trattativa privata, il che li rende ricattabili. Il resto lo fa lo stallo del mercato del lavoro.

Insomma, siamo al solito discorso. L’Ue ci chiede di rientrare entro certi parametri, di fare manovre che abbiano minimo certe cifre, di raggiungere il pareggio di bilancio, ecc ecc. e ci applaude quando vi riusciamo. Senza però interessarsi al come sia stato raggiunto un certo risultato; cosa è stato tagliato, sacrificato; quale categoria sia stata bastonata. Tremonti si becca gli applausi dei suoi omologhi europei, mentre noi italiani sprofondiamo sempre più giù.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “L’AUMENTO DELL’IVA DEPRIMERA’ ANCOR DI PIU’ I CONSUMI”

  1. Se si intervenisse in modo strutturale e con equità, chiunque accetterebbe il momento di difficoltà, ma vedendo come "il tutto" si è svolto c'è solo licenziare questo governo!

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