Il Pd e i fantasmi del Fascismo: perché Legge Fiano è ridicola

Con 261 Sì, 122 No e 15 Astenuti, la Camera ha licenziato la cosiddetta Legge Fiano contro l’apologia al Fascismo. La quale ora passa al voto del Senato per l’approvazione definitiva. A votare contro sono stati Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Ennesima legge che prova a sconfiggere i fantasmi del Fascismo, nonostante ne esistano già due in vigore su questa materia: la Legge Scelba e la Legge Mancino. Ma evidentemente, sono fantasmi molto presenti, che spaventano chi governa. E che andrebbero scacciati non col proibizionismo – il quale come noto ha l’effetto opposto, specie nei giovani, di attrarre verso l’oggetto proibito anziché respingere e dissuadere – ma col buon governo. Se c’è ancora tanta nostalgia o un ritrovato fascino nei riguardi della figura del Duce e del regime fascista, è anche perché siamo piombati in una crisi economica, sociale e morale senza precedenti nella storia della Repubblica italiana.

Non a caso sul web proliferano slogan, immagini e filmati inneggianti al Fascismo. Lo stesso marketing è tornato a proliferare. Non a caso, in molte città italiane tra un souvenir e l’altro, è facile trovare un mezzobusto in miniatura di Mussolini o qualche gadget inerente all’ideologia fascista. Con la Legge Fiano, il Pd vuole così spegnere i focolai neofascisti, eppure qualche settimana fa il Ministro dei beni culturali Franceschini si recava a Cinecittà per festeggiare i suoi 90 anni, con tutto l’orgoglio italico del caso che puzza di retorica. Fingendo di dimenticare chi ha realizzato la seconda cittadella dedicata al Cinema dopo Hollywood. Ma a parte ciò, il Pd finge di dimenticare anche che una parte delle sue origini politiche, ormai diluita nel democristianesimo, ossia il comunismo, ha fatto molte più vittime e continua a farle. Visto che sopravvive in paesi come Cina e Corea del Nord. Ma vediamo cosa dice la Legge Fiano e cosa ha combinato il comunismo.

Cosa dice Legge Fiano contro apologia Fascismo

legge fianoCome sottolinea Il Post, la legge introduce nel codice penale un nuovo articolo, il 293-bis, che punisce «chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco». Sarà quindi vietato fare il saluto romano, vendere oggetti che raffigurano Hitler o Mussolini o slogan e simboli chiaramente riferibili ai due dittatori o ai loro regimi. Le pene per chi commette queste reati saranno tra i sei mesi e i due anni e saranno aumentate di un terzo se il reato viene commesso su internet. La legge renderà in teoria impossibile fare saluti fascisti durante manifestazioni pubbliche e impedirà la vendita di oggetti e memorabilia del fascismo, che in Italia hanno avuto un grande mercato negli ultimi anni.

La nuova legge Fiano è composta da un unico articolo:

«Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».

Legge Fiano: cosa dice la Legge Scelba

L’apologia del fascismo al momento è regolata soltanto dalla legge Scelba del 1952, considerata però piuttosto permissiva. La legge venne approvata per mettere in atto la XII disposizione transitoria della Costituzione italiana, che recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». La legge Scelba, oltre a vietare la ricostituzione del partito fascista, punisce anche «chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

Legge Fiano, cosa dice la Legge Mancino contro apologia nazifascismo

mussolini napoli fotoLa legge Fiano invece si riferisce soprattutto ai simbolismi del Fascismo. Ma qualcosa in merito già c’è: è la Legge Mancino del 1992. Come riporta Wikipedia, la legge 25 giugno 1993, n. 205 è una norma della Repubblica Italiana che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l’utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici.

Come al solito, in Italia anziché far applicare le leggi esistenti, si preferisce promulgarne di nuove per farsi pubblicità.

Legge Fiano: quello che non si dice sul Fascismo

L’anti-fascismo che prova a censurare continuamente il Ventennio, omette alcuni punti. Del resto è vero che la storia la scrivono i vincitori. Li ricorda Marcello Veneziani, in un editoriale su Il Tempo. Chi renderà onore a quanti hanno combattuto, dato la vita, per la patria nel nome dell’Italia fascista, senza commettere alcun crimine, rientra nel reato di propaganda fascista? Chi ricorderà il più grande poeta del novecento, finito in una gabbia come una scimmia e poi in un manicomio criminale perché fascista, Ezra Pound, sarà passibile di condanna? Chi ricorderà il più grande filosofo italiano del Novecento, ucciso perché fascista, Giovanni Gentile, sarà anche lui sotto tiro a norma di legge? Chi difenderà la memoria dei fratelli Govoni, del grecista Pericle Ducati, del poeta cieco Carlo Borsani, dei fascisti veri e presunti che versarono “il sangue dei vinti”, dalle zone carsiche al triangolo rosso, potrà farlo senza incorrere in quella legge liberticida? Chi sosterrà che se vogliamo eliminare in Italia le opere del fascismo dovremmo raderla al suolo, e trasformare Roma in Cartagine, sarà condannato in virtù della legge? E chi ricorderà che il fascismo ebbe grande e duraturo consenso di popolo, ammirazione nel mondo e da parte dei più grandi statisti dell’epoca, sostegno da parte delle menti più acute del suo tempo, verrà processato?

L’effetto che produce una legge come questa è di alimentare nei ragazzi il fascino del proibito, nell’opinione pubblica la convinzione di vivere sotto un regime liberticida, che ha paura delle opinioni e non si cura delle vere necessità e priorità del popolo, e in chi conosce la storia, ha passione di verità, il desiderio di riaffermare con forza caparbia l’altra metà negata della storia.

Infine, tre curiosità.

1. Sapete che durante il regime fascista morirono più antifascisti italiani in Unione sovietica, che nell’Italia fascista? Centinaia di italiani, comunisti, antifascisti e a volte anche ebrei, che erano fuggiti dall’Italia fascista, furono uccisi nella Russia comunista con l’avallo del segretario del suo partito, il sullodato Togliatti. In Italia, persino sotto il Duce, avrebbero avuto una sorte migliore.
2. Sapete poi che il presidente dell’infame Tribunale della razza, nonché firmatario del «Manifesto della razza», Gaetano Azzariti, diventò il più stretto collaboratore del leader del Pci, Palmiro Togliatti al ministero di Grazia e Giustizia, dopo essere stato Guardasigilli con Badoglio? Avete mai avuto nulla da ridire, sul fatto che poi, grazie a questi precedenti, lo stesso Azzariti sia diventato il primo presidente della Corte costituzionale fino alla sua morte nel 1961?
3. Sapevate che il primo concordato tra lo Stato italiano e gli ebrei fu fatto nel 1930 dal regime fascista? Una commissione composta da tre rappresentanti degli ebrei e tre giuristi varò un concordato in cui, scrive De Felice, «il governo fascista accettò pressoché in toto il punto di vista ebraico». Il presidente del consorzio ebraico, Angelo Sereni, telegrafò a Mussolini«la vivissima riconoscenza degli ebrei italiani» e sulla rivista ebraica Israel Angelo Sacerdoti definì la nuova legge «la migliore di quelle emanate in altri Stati». Se ricordate le infami leggi razziali, ricordatevi pure di questo: e chiedetevi cos’è successo nel frattempo, a chi e a cosa attribuire il cambio di passo.

Numero vittime comunismo

Il libro nero del comunismo (Le Livre noir du communisme: Crimes, terreur, répression, 1997), a cura dello storico del comunismo Stéphane Courtois, è una raccolta di saggi sugli stati comunisti e su crimini e abusi compiuti dai regimi di tali stati. I saggi sono scritti da diversi accademici e ricercatori del CNRS francese, alcuni già collaboratori di François Furet, autore di un precedente libro sull’argomento:Il passato di un’illusione. Il libro descrive una storia di repressioni, sia civili che politiche, commesse dagli stati comunisti, che includono genocidi, esecuzioni extragiuridiche, deportazioni e carestie. Il libro fu originariamente pubblicato nel 1997 dalla Éditions Robert Laffont.

Come riporta Wikipedia, il libro si propone innanzitutto come raccolta di dati sui crimini compiuti dai regimi comunisti nel mondo. Fornisce un riepilogo del numero di morti:

URSS venti milioni
Cina sessantacinque milioni
Vietnam un milione
Corea del Nord due milioni
Cambogia due milioni
Europa dell’est un milione
America latina centocinquantamila
Africa un milione e settecentomila
Afghanistan un milione e cinquecentomila
movimento comunista internazionale
partiti comunisti non al potere diecimila.

Per un totale di poco inferiore ai 95 milioni di morti. Alla ex Jugoslavia ha dedicato un libro a parte, Il libro nero del comunismo europeo, dove si contano un milione di vittime.

Le critiche al libro riguardano il fatto che esso tratta la storia di nazioni estremamente diverse fra loro (e in cui il comunismo fu applicato in modi altrettanto vari) da una prospettiva unica e, quindi, in modo semplicistico e fortemente riduttivo. Ancora, il libro è stato criticato da alcuni per la scarsa contestualizzazione dei dati. Altri hanno osservano che, un Libro nero del capitalismo, un Libro nero del nazismo o un Libro nero del fascismo in cui si raccogliessero tutte le vittime di crimini avvenuti correlabili a queste “ideologie” non raggiungerebbe totali meno raccapriccianti di quelli mostrati nel Libro nero del comunismo. In effetti, diversi “Libri neri” furono poi pubblicati per altre ideologie. Ma statisticamente dubito che il nazismo, il fascismo, il franchismo, le dittature fasciste in Sudamerica, ecc. possano raggiungere le stesse vittime di una dittatura estesa per quasi un secolo su più Stati.

Aveva proprio ragione Funari, che all’indomani della sua cacciata dalla Rai con l’arrivo del Governo Prodi I nel 1996 disse in una trasmissione di Santoro: “occhio al Fascismo di sinistra, che è più pericoloso di quello di destra”. A casa ho un bel libro: Mussolini giornalista. Pubblicato dallo storico Renzo De Felice, autorevole storiografo del Fascismo. Nel libro sono raccolti gli articoli scritti da Mussolini a l’Avanti prima e al Popolo d’Italia poi, prima di diventare Duce del Fascismo. Una scrittura coinvolgente, asciutta, coincisa. Ce l’avessero tanti pennivendoli di sinistra. Limitati come sono nelle loro banali esposizioni della realtà, impregnate di falso buonismo, sviolinate o ipocrita attivismo.

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