LUCIO DALLA, CANTAUTORE SUI GENERIS

SI E’ SPENTO IERI IN SVIZZERA DOVE STAVA TENENDO UN TOUR. DOMENICA AVREBBE COMPIUTO 69 ANNI
Sono stati i frati della Basilica di San Francesco d’Assisi i primi a dare la notizia della morte di Lucio Dalla su Twitter, alle 12.10. Il cantautore bolognese avrebbe compiuto 69 anni il prossimo 4 marzo; una data resa fatidica grazie alla sua omonima canzone. E invece un infarto lo ha sottratto alla vita, proprio nel corso di un tour in Svizzera. Cantautore dalla lunghissima carriera, poliedrico, ha attraversato diverse epoche musicali sapendo sempre rinnovarsi e attualizzarsi; non perdendo comunque mai la propria originalità e personalità.

IL RICORDO DI ALCUNI COLLEGHI A LUI MOLTO VICINI – Gianni Morandi appare scosso mentre al Tg1 parla della scomparsa di Lucio Dalla. «Ci conoscevamo dal ’63 e eravamo legati anche dal tifo per il Bologna oltre che dalla passione per la musica. Tanti anni di amicizia ci legano. Sentire che ci ha lasciato mi ha colpito, non riesco ancora a riprendermi. Mi manca l’amico». Morandi racconta che Lucio è stato «uno dei più grandi, autore, cantante, musicista, jazzista, un uomo che parlava a tanta gente e sapeva comunicare». Per il conduttore del Festival di Sanremo, che solo pochi giorni fa aveva avuto Dalla in gara all’Ariston con Pierdavide Carone con la toccante «Nanì» , Lucio «è stato un artista unico, a me mancherà come molto anche come grande amico».
Anche Ornella Vanoni, su Twitter, dopo la morte di Lucio Dalla, parla di «Una notizia come un fulmine, un vuoto al quale non riesco a credere, il cuore si rifiuta di soffrire per l’impossibile».
«Un musicista, un poeta, un cantautore bravissimo… Sono sicuro che sarà studiato a scuola». È invece il commento di Renzo Arbore alla morte di Lucio Dalla: «un artista che aveva una vena originale non mutuata da altri». Arbore, dai microfoni di del Tgcom24, non nasconde il «profondo dolore» per la scomparsa e «i molti ricordi comuni».
«L’ho sentito ieri sera, è vivissimo». Roberto Serra, bolognese amico storico di Lucio Dalla e fotoreporter di professione, non voleva credere alle notizie che arrivano da Montreux. «Non è possibile, mi ha telefonato ieri sera, stava benissimo, ed era felice, tranquillo, divertito e in pace con se stesso». «Era contento per un’intervista che gli avevano fatto – ha cambiato verbo Serra quando è stato chiaro che l’amico fosse scomparso per un attacco cardiaco – e per il tour europeo che aveva appena cominciato. Diceva che era emozionante ritrovare i luoghi di un analogo tour di trent’anni fa e di trovare, pur nella diversità delle situazioni, la stessa positiva risposta di pubblico di allora. Era a Zurigo, Stava andando a Montreux, era felice». Ne siamo convinti.
ORIGINI ED ESORDIO – Nato come detto il 4 marzo 1943, a soli sette anni rimase orfano di padre, che morì stroncato da un tumore, e la madre decise di istruirlo presso il Collegio Vescovile “Pio X” di Treviso, dove trascorse le scuole elementari e dove iniziò ad esibirsi nelle recite scolastiche; imparò quindi a suonare la fisarmonica. Tornato adolescente a Bologna, si appassionò al jazz: la madre, per il suo tredicesimo compleanno, gli regalò un clarinetto, che il giovane Lucio imparò in fretta a suonare, esibendosi in alcuni gruppi dilettantistici della città e mettendosi subito in evidenza. In questo periodo conobbe Gianfranco Baldazzi, che diventerà in seguito suo fido collaboratore. La madre, di origini pugliesi, ogni anno era solita andare in vacanza a Manfredonia: da qui nacque l’amore di Dalla per il mare, San Cataldo e Lido Mancarella.
Nel 1960 partecipò con la Rheno al Primo festival europeo del Jazz, ad Antibes, in Francia. La formazione bolognese si classificò al primo posto tra le “bande tradizionali”. Si fece così notare da un’orchestra di professionisti romani, la “Second Roman New Orleans Jazz Band”, composta da Maurizio Majorana, Mario Cantini, Peppino De Luca, Roberto Podio e Piero Saraceni; con loro ebbe, nel 1961, la prima esperienza in sala d’incisione, suonando il clarino nel brano strumentale Telstar, cover di un successo internazionale, pubblicato dalla RCA su 45 giri, che fu la sua casa discografica per la prima parte della sua carriera. Alla fine del 1962 entrò invece nei Flippers collaborando quindi ad alcune incisioni di Edoardo Vianello, che i Flippers accompagnarono anche nelle serate. Si tratta dei tempi dei primi giochi da bar a gettone.
Come raccontò lo stesso Dalla a “Torinosette” (settimanale de “La Stampa”), proprio con i Flippers firmò il suo primo contratto, sempre nel 1962, poco prima di iniziare la collaborazione con Vianello, impegnandosi per alcune serate nella sala “Le Roi Lutrario” di Torino, dove ebbe dispute con i padroni del locale che non approvarono la sua abitudine di esibirsi scalzo. Torino tornerà in numerose sue canzoni degli esordi scritte con Roversi.
Durante queste serate, prese a esibirsi negli estemporanei gorgheggi in stile scat, che divenne poi una sua caratteristica vocale: una delle sue prime incisioni scat fu inserita in un album dei Flippers, intitolato “At Full Tilt”, nella canzone Hey you.
Coltivando lo studio dello stile di James Brown, con un uso della voce volutamente disarmonico e aspro e la tendenza jazzistica di decorare le linee melodiche con impreviste variazioni ai limiti delle più diffuse logiche musicali, Dalla iniziò a imporre un proprio marchio di fabbrica.
Durante il Cantagiro del 1963 Gino Paoli lo persuase a tentare la carriera da solista.
LA CARRIERA DA SOLISTA E L’AFFERMAZIONE – Nel 1964, a 21 anni, incise il suo primo 45 giri contenente Lei (non è per me) e Ma questa sera (quest’ultima, cover di Hey little girl di Curtis Mayfield), pubblicato dalla ARC, casa discografica distribuita dalla RCA Italiana, per cui usciranno i successivi 45 giri di Dalla, nonché il suo primo LP.
Il suo esordio al Cantagiro 1964, in cui presenta proprio Lei, scritta da Paoli, fu deludente, e sia durante le serate itineranti che (specialmente) durante gli spostamenti della carovana venne fatto segno di lanci di ortaggi e derrate alimentari: «Fu un fiasco di rimarchevoli proporzioni, ogni sera infatti raccattammo una buona dose di fischi e di pomodori, uno spettacolo nello spettacolo, che durò quanto la manifestazione. Lucio, in ogni modo, si mostrò veramente un duro, e non si lasciò abbattere». Formò quindi un proprio gruppo di accompagnamento con musicisti bolognesi, “Gli Idoli”, con i quali incise il suo primo album, intitolato 1999, pubblicato nel 1966. L’album fu “trainato” da Quand’ero soldato e Paff….bum!, presentata qualche mese prima al festival di Sanremo del 1966 abbinato con gli Yardbirds. Sempre nel 1966 Dalla e gli Idoli registrarono un 45 giri con lo pseudonimo “The Group”: contenente due standard jazz, See saw e Cool jerk, riscuotendo un discreto successo, nonostante la mancanza di promozione.
A Sanremo fece ritorno l’anno seguente, con Bisogna saper perdere, abbinato con i Rokes di Shel Shapiro: il 1967 fu anche l’anno del suicidio di Luigi Tenco, che collaborò con Dalla per uno dei testi del primo disco, Mondo di uomini, e con cui aveva stretto amicizia. Sempre nel 1967 esordì in un film d’autore, dopo essere comparso in alcuni “musicarelli” tra cui Little Rita nel West o Quando dico che ti amo: recitò ne I sovversivi, dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, aggiudicandosi una candidatura come migliore attore alla Mostra di Venezia; l’attore in questione era il belgradese Ljubiša Samardžić (alias Smoki Samardi’) per il film “Jutro”/L’alba.
Successivamente Dalla attraversò in maniera più diretta la stagione beat, pubblicando brani meno ambiziosi, sebbene il periodo a cavallo tra la fine degli anni ’60 e inizio anni ’70 è considerato dai critici il migliore della sua produzione artistica. In particolare, nel ’71 e nel ’73 partecipò a Sanremo con i celebri brani 4 marzo e Piazza grande.
GLI ANNI ’70 E LA MATURAZIONE ARTISTICA – Nel 1973 Dalla cessò la collaborazione ai testi con Sergio Bardotti e Gianfranco Baldazzi (autori di quasi tutte le sue canzoni incise finora), e si rivolse al poeta bolognese Roberto Roversi per una collaborazione che attraversò quattro anni e tre album, che la critica definì fondamentali per la canzone d’autore italiana.
Alla fine del decennio giunsero album quali Come è profondo il mare e l’omonimo Lucio Dalla (con Anna e Marco, L’ultima luna, L’anno che verrà), che raggiunge il milione di copie vendute, bissato nel 1980 da Dalla (Futura, Cara, Balla balla ballerino).
Anche le tournée legate alla promozione dell’album riscuotono grande successo: a Torino, ad esempio, la sera del 4 aprile 1979 si presentano ben 20.000 persone per ascoltare il suo concerto, e poiché il Palasport ha una capienza, all’epoca, di 15.000 spettatori, restano fuori dai cancelli 5000 persone.
Tra i due album citati c’è il 45 giri Ma come fanno i marinai, scritto e cantato in collaborazione con Francesco De Gregori. Il brano è nato in modo abbastanza casuale, come racconta il cantautore romano: «La canzone, forse la gente non ci crede, è nata a pranzo, quando, dopo il caffè, ci siamo messi a suonare insieme».
I VARI SODALIZI ARTISTICI NEGLI ANNI ‘ 80 – Negli anni ’80 Dalla si rese protagonista di varie collaborazioni. Su tutte quella con il grande amico Gianni Morandi, col quale firmò un brano di successo quale Vita; ma anche con gli Stadio e con Ron.
DAGLI ANNI ’90 COME CANTAUTORE E AUTORE– Superati i cinquant’anni, Dalla abbandona quasi completamente gli istrionismi. Dagli anni novanta i suoi album restano ottime raccolte di canzone d’autore tra cui vanno ricordati Cambio del 1990 (con il successo del singolo Attenti al lupo scritto da Ron) e il malinconico Henna del 1993, ricco di piccole perle intimiste (vedi l’intensa Latin lover) e momenti di follìa pura (come nell’ironica Merdman).
Nel 1996 esce Canzoni e ancora una volta l’album è trainato da un singolo di grossa presa popolare ovvero Canzone, il cui testo è stato scritto insieme a Samuele Bersani, giovane pupillo di Dalla. Dopo Ciao del 1999, il nuovo millennio si apre con Luna Matana del 2001, contenente brani come: Siciliano con la partecipazione di Carmen Consoli, Kamikaze, Zingaro, Baggio Baggio e Agnese delle Cocomere con la partecipazione di Ron.
Successivamente, oltre ad altri album, si dedica alla scrittura di opere liriche, brani per altri interpreti, per serie tv e altro ancora. Quest’anno è tornato al Festival di Sanremo a quarant’anni dall’ultima partecipazione, accompagnando il giovane cantautore Pierdavide Carone con il brano Nanì, del quale è anche co-autore.

Lascio il video di una delle canzoni più intense di Lucio: Caruso, dedicata a quella Napoli che ha sempre amato. In fondo la sua Bologna e la mia città sono come delle “gemelle diverse”.

(Fonte: Wikipedia)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “LUCIO DALLA, CANTAUTORE SUI GENERIS”

  1. grazie Luca per la biografia, tante cose che non sapevo.. anch'io penso come Arbore che sarà studiato a scuola, insieme ad altri validi cantautori italiani.. abbiamo una grande ricchezza musicale e culturale e spesso ce ne dimentichiamo..ciao

  2. Un grande dispiacere per una morte così improvvisa ed inaspettata. Un pò come già successo a proposito di Battisti e De Andrè, con Lucio Dalla non se ne va semplicemente un cantante od un pezzo importante della Musica Italiana. Dalla faceva parte di un patrimonio nazionale collettivo, di una lunga colonna sonora durata più di 40 anni.

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