L’UNIVERSITA’ E’ TORNATA AD ESSERE ACCESSIBILE PER POCHI

OLTRE ALLA CRISI CHE COSTRINGE IN TANTI A RINUNCIARCI, CI SI METTE ANCHE LA SPENDING REVIEW CHE HA INTRODOTTO NUOVE TASSE
La crisi degli ultimi anni ha quasi azzerato tutti i progressi economici fatti in Italia nel giro di 40 anni (anni ’50-’90), riportandoci ai tempi dell’immediato dopoguerra. Molte cose stanno tornando ad essere un lusso per pochi, come la carne o l’automobile. E anche l’Università. Se fino a qualche anno fa solo i più poveri, sebbene volenterosi, difficilmente vi accedevano, ora anche la classe media rischia di non poter proseguire più gli studi oltre il diploma. Con la Spending review in esame in Parlamento, si aggiungono nuove tasse a quelle già esistenti. Soprattutto perché esso scagionerebbe le università che infliggono rette ‘fuorilegge’, dando via libera a ulteriori rincari.

IL LIMITE CHE C’ERA PRIMA – I selvaggi tagli ai finanziamenti destinati all’università negli ultimi anni, che hanno visto assottigliarsi vieppiù il cosiddetto Ffo (fondo di finanziamento ordinario), hanno fatto sì che oltre la metà degli atenei italiani, per compensare il calo dei finanziameni ministeriali, finisse fuorilegge per carico di tasse inflitte agli iscritti. In base alla riforma delle università voluta dall’ex ministro Gelmini, infatti, la somma dei contributi di ogni singolo studente non dovrebbe superare il 20% dei fondi ministeriali (Ffo) stanziati per quell’ateneo, principale entrata delle università.
COME POTREBBE CAMBIARE LA SITUAZIONE– In particolare, sono in arrivo aumenti considerevoli per le tasse degli universitari fuoricorso, che potranno anche raddoppiare per quelli con reddito alto. Le tasse potranno aumentare fino a +25% per i fuoricorso con reddito familiare Isee (cioè l’Indicatore della situazione economica equivalente) sotto i 90mila euro, fino a +50% con reddito tra 90mila e 150mila euro, e fino a +100% con un reddito oltre i 150mila euro. Il relativi incrementi, si legge nel provvediemto, terranno conto della specifica condizione degli studenti lavoratori.
Ma cosa accade per gli studenti “iscritti entro la durata normale dei rispettivi corsi di studio di primo e di secondo livello”? Il provvedimento stabilisce un calmiere rivolto esclusivamente agli studenti con basso reddito: dal 2013, per i prossimi tre anni accademici, per chi ha un reddito familiare Isee sotto i 40mila euro l’aumento delle tasse non potrà superare l’incremento dell’inflazione. E per le altre fascie di reddito? Il testo di legge non stabilisce nessun tetto a eventuali rincari, quindi gli studenti potrebbero vedersi aumentare le rette anche se in regola con gli esami.
Il decreto specifica inoltre che “gli incrementi della contribuzione studentesca sono destinati in misura non inferiore al 50% del totale ad integrazione delle risorse disponibili per le borse di studio e per la parte residua ad altri interventi di sostegno al diritto allo studio.”
Dunque, molti atenei italiani, oltre ad essere inutili laboratori teorici che non preparano realmente al mondo del lavoro, diventeranno pure accessibili per pochi. Ciò potrebbe anche contribuire ad accelerare la riscoperta e la rivalorizzazione dei lavori manuali, visto che ci ritroviamo con sempre meno professionisti manovali in giro e sempre più ambiziosi di una scrivania sempre meno trovabile. Tralasciando poi il discorso della meritocrazia, che richiederebbe un post a parte.
(Fonte: Virgilio)

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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