Nazionale e batosta con Spagna: ecco perché la questione stranieri è la causa principale

La nazionale italiana incassa una nuova lezione calcistica dalla Spagna. Colosso del calcio europeo, dato da qualche anno in crisi ma che poi puntualmente risorge. La Federazione sta puntando su un tecnico che in carriera ha sempre allenato squadre di medio-bassa classifica, più perché i Big italiani su quella panca scomoda ormai da tempo proprio non vogliono sedersi (ci ha provato Antonio Conte, durando però solo 2 anni) e che per valorizzare i giovani e menate simili. Una nazionale fatta di tanti giovani, ma che poi ogni volta appare svogliata e con la testa altrove. I numerosi impegni coi club, specie per chi milita nelle grandi squadre, è un fattore di distrazione enorme.

Ora l’Italia rischia grosso, perché potrebbe finire agli spareggi piazzandosi seconda. Tavecchio cerca buffamente di correre ai ripari, mettendo in ballo i “meriti sportivi”, di cui la Fifa dovrebbe tener conto, avendo noi vinto 4 mondiali. L’ultimo solo 11 anni fa. Ma se il presente è quello che è e due mondiali li abbiamo pure vinti negli anni ‘30 (quasi un secolo fa), hai voglia a mettere in mezzo la storia gloriosa. Basta guardare l’Inghilterra, che non ne azzecca una da decenni. Ad ogni flop poi si tirano in ballo i troppi stranieri e il fatto che in Italia non valorizziamo i giovani. Ma è davvero così? Cosa dicono i numeri.

Calciatori stranieri in Italia: siamo terzi

ventura nazionaleHo cercato sul web la classifica delle leghe nazionali per percentuale di calciatori stranieri che vi militano. Purtroppo l’articolo più aggiornato risale ad aprile 2016, de Il Post, ma confrontandolo con un altro paio di qualche anno precedente su altri portali, il trend è cambiato di pochi punti percentuali. E considerando pure il calciomercato italico ormai non più spumeggiante come negli anni ‘90-primi 2000, penso che quei dati siano ancora validi. L’articolo ci dice che la Serie A era al quarto posto con il 34,5 per cento per calciatori acquistati dall’estero. Ad aiutare la percentuale italiana è stato il Sassuolo, squadra che dall’estero non ha comprato nessuno dei propri giocatori, e più in generale le recenti difficoltà economiche di molte squadre italiane che non possono più permettersi di comprare molti giocatori dai primi tre campionati del continente, Liga, Bundesliga e Premier League. La squadra europea che aveva comprato più giocatori dall’estero è il Chelsea, con il 75 per cento, poi il Monaco con il 73,1 per cento. Sassuolo, Carpi e Athletic Bilbao sono state quelle che ne hanno comprati meno di tutti: il Sassuolo è ultimo con lo 0 per cento, Carpi e Athletic Bilbao non superano il 4.

Riguardo invece la percentuale di calciatori stranieri presenti nei 12 principali campionati europei, al primo posto c’è l’Inghilterra, dove nella Premier League il 66,4 per cento dei giocatori è straniero (dunque, anche lì gli stranieri incidono). Poi c’è il Belgio con il 59,1 per cento e l’Italia con il 57,9 per cento. Svizzera, Russia, Spagna, Olanda, Francia e Ucraina sono tutte sotto il 50 per cento. La Spagna, la squadra che sabato scorso ci ha dato un’altra lezione di calcio, si era piazzata nona con solo il 41,% di stranieri. Ancora meglio la Francia con il 33,9%.

Più stranieri e meno fuoriclasse

Il fatto che l’alta presenza degli stranieri incida non poco sulla Nazionale è confermata anche dal fatto che nel 2006, anno della vittoria del Mondiale in Germania, come ricorda Fantagazzetta, i calciatori nostrani che militavano in Serie A superavano il 60%. La crisi degli anni successivi che ha investito anche il mondo del calcio, e portato anche nel nostro campionato paperoni stranieri, ha avuto un effetto peggiorativo. Non solo il numero di calciatori stranieri è aumentato, ma si è abbassato il loro livello. I fuoriclasse stranieri sono approdati (o restati) sempre meno in Italia, e, di contro, sono arrivati tanti bidoni. Che, appunto, hanno sottratto spazio ai talenti nostrani. Basta contare quanti italiani militano nelle cosiddette 7 sorelle.

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