Nuove divise Alitalia, sbagliato parlare di propaganda Islam

Dopo un primo tentativo buffo del Governo Berlusconi nel 2009 di darla a una cordata italiana, ma nei fatti fu solo un salvataggio pubblico, Alitalia è finita per il 49% alla compagnia araba Etihad nel 2014. Di proprietà dell’emiro Khalifa bin Zayed Al Nahyan, i numeri di Etihad sono impressionanti e il confronto con Alitalia è imbarazzante. Ce li ricorda webeconomia. L’azienda araba vanta la flotta aerea più giovane di tutte, con un’età media di 4,9 anni, 86 velivoli e nuovi ordini per 230 apparecchi; 8mila dipendenti e fatturato, nel 2012, di 4,8 miliardi di dollari, in crescita del 17%. Dal canto suo, Alitalia è un carrozzone su cui grava un miliardo di debiti maturati solo negli ultimi cinque anni e un valore prossimo allo zero. La flotta Etihad è stata fondata il 12 novembre 2003, iniziando fin da subito le sue operazioni di volo. La compagnia effettua oltre 1.000 voli settimanali verso 96 destinazioni sia passeggeri che cargo in Medio Oriente, Africa, Europa, Asia, Australia, America del Nord e America del Sud, con una flotta di 85 aerei di Airbus e Boeing. Oltre che partecipazioni in altre compagnie aeree, vanta proprietà anche nello sport: su tutte, è proprietaria della prestigiosa squadra inglese di calcio Manchester city.

A qualcuno però le nuove divise che le hostess Alitalia devono indossare non piacciono molto. C’è chi le ritiene volgari, addirittura inneggianti all’Islam. Ma pensare ciò è sinonimo di ignoranza.

Nuove divise Alitalia molto eleganti

alitaliaCome afferma l’antropologa Tiziana Ciavardini, le divise ricordano molto l’eleganza degli anni sessanta quando ancora le donne non andavano in giro mezze svestite; ricordano i tempi prima delle contestazioni degli anni settanta in cui la donna era donna, quella che ancora piaceva all’uomo italiano. Anni sessanta, in cui la sensualità era tangibile nello sguardo, nei movimenti in un abbigliamento che mostrava meno ma che certamente incuriosiva molto più.

In fondo, almeno una volta nella vita tutti gli uomini abbiano sognato nei pensieri più intimi di avere a che fare con una donna in divisa. Sia essa una suora, una poliziotta, una infermiera, e perché no, anche un hostess Alitalia con tanto di cappellino, autoreggenti e magari anche la mascherina per l’ossigeno. La fantasia umana sappiamo non ha limiti. Purtroppo a parte le fantasie erotiche degli italiani, le hostess invece fanno un lavoro degno di ogni rispetto. Mi è capitato di ricevere le confidenze su voli transoceanici in cui hostess lamentavano la lontananza dalla famiglia, dai figli piccoli, si sentivano cameriere perché il lavoro consiste anche in questo. I fusi orari, i cicli mestruali che a volte saltano, sempre in piedi con gambe gonfie e chilometri di camminate pur rimanendo nello stesso aereo per ore. Insomma un lavoro affascinante, ma certamente diverso da un impiegata al ministero.

Nuove divise Alitalia, altro che Islam

http://1.bp.blogspot.com/-9LnGL3D9gzI/UTYIK6AcOrI/AAAAAAAAA7c/W0Iue76zyY4/s1600/13882_alitalia12.jpgE proprio le calze verdi tornano utili in questo contesto. Delle calze verdi tanto contestate ne ha parlato Ettore Bilotta che ha creato le divise e ha anche specificato che ha pensato alla comodità proponendo quattro tipi di pesantezza proprio per il discorso della pressione sulle gambe. Ma cosa hanno queste calze che non piacciono? Il verde? Insomma qualcuno ci ha visto il colore dell’Islam ma niente di più ridicolo perché il verde è il colore della nostra bandiera. Il verde è il colore dell’Alitalia e le hostess in passato sono state vestite di verde per anni, quando ancora l’Islam in Europa non lo temevamo affatto.

Verrà qualcuno prima o poi a mostrarci gli inediti della Fallaci in cui già in tempi non sospetti lei aveva capito che l’Alitalia era sempre appartenuta al mondo arabo. Qualcuno ci verrà a dire che la nostra attuale classe politica italiana in fondo in fondo già da tempo è in mano all’Islam. Forse dovremmo essere un po’ più lucidi e prima di sparare a zero su una fede che viene troppo spesso manipolata per fare stragi di uomini dovremmo comprendere che con le religioni non si gioca e tanto meno si fanno allusioni.

L’esempio dell’Iran dovrebbe in parte smorzare tutte queste inutili polemiche a coloro che vogliono trovare assonanze tra eleganti divise e l’Islam. In uno dei paesi più islamici che ci sia, l’Alitalia si reca ben sette volte a settimana con volo diretto e i colori delle divise non sono proprio quelli che avrebbero scelto gli iraniani. Seppur il colore rosso scuro come quello dei melograni simbolo dell’Iran, viene spesso ripreso, non avviene lo stesso nell’abbigliamento proprio perché alcuni fondamentalisti islamici vedono nel rosso il colore del peccato capace di smuovere le più remote fantasie. Altra cosa per il colore verde che in Iran almeno dagli ultimi sette anni viene spesso evitato per non ricordare i movimenti di protesta. Insomma in questa vicenda delle divise castigate rosse e verdi l’Islam non c’entra proprio. C’entra invece il pressappochismo italiota con cui alcuni giornalisti pretendono di fare notizia su argomenti di cui sono all’oscuro.

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2 Risposte a “Nuove divise Alitalia, sbagliato parlare di propaganda Islam”

  1. Sono del tutto d’accordo. Mi pare che comunque l’adattabilità a una rete di percorrenza mondiale sia un fattore importante e non assolutamente negativo. Le divise sono sobrie e curate. Mi piacciono meno le calze verdi, senza che nulla c’entri l’accostamento religioso, solo per il colore in sé. Le divise rosso amaranto sono secondo me molto belle.

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