OMICIDIO NEMTSOV: ENNESIMO TENTATIVO PER DESTABILIZZARE PUTIN, LE VARIE PROVE

fondatore del partito liberale Parnas, 55 anni, ERA un tenace liberale fiero oppositore di Putin. ex vicepremier (con delega all’Economia) e ministro dell’Energia dal 1997 al 1998 nel governo di Viktor Chermiadyne, quando il presidente della Russia era Boris Eltsin
Vladimir Putin di nuovo sotto accusa per l’ennesima uccisione di un suo oppositore. Ma questa volta è diverso, i dubbi sono tanti. Il clima ostico che c’è intorno a lui, con Europa e Stati Uniti che lo stanno accerchiando sempre più, ponendo nella propria galassia politica ed economica le ex Repubbliche socialiste un tempo orbite della grande madre Russia, fanno pensare a un omicidio orchestrato a tavolino. D’altronde lo stesso membro del Kgb lo aveva detto lo scorso anno: “vedrete che uccideranno un leader dell’opposizione per accusarmi”. E così è stato. Venerdì sera, poco prima della mezzanotte, è stato ucciso Boris Nemtsov, fondatore del partito liberale Parnas, un tenace liberale fiero oppositore di Putin. I sicari lo hanno freddato mentre passeggiava assieme ad un’amica sul ponte di pietra Zamoskvoretsk, nel cuore di Mosca, nei pressi del Cremlino. Certo, Nemtsov era un personaggio scomodo, che danni pubblicava documentatissimi pamphlet che denudavano gli intrallazzi del regime. Ma Putin non sarebbe stato così fesso da uccidere un suo agguerrito oppositore proprio ora, che gli occhi del mondo sono tutti puntati su di lui, ancor più con la crisi Ucraina in corso. Anch’essa altro artificio di nazionalisti e occidentali. Gli indizi in tal senso sono vari.

CHI ERA NEMTSOV – Nemtsov era nato a Soci il 9 ottobre del 1959, si era laureato in fisica. Ci fu un momento in cui Eltsin pensò a quel giovane brillante come suo potenziale delfino. Invece, gli intrighi del clan che faceva capo alla “Famiglia” – le figlie di Eltsin e l’ambizioso oligarca Berezovskij – lo costrinsero alle dimissioni. Rimase in politica partecipando al progetto dell’Unione delle Forze di Destra, però ben presto la coalizione si sciolse per attriti tra i leader, tra chi voleva collaborare con Putin e chi, come Nemtsov, vedeva in quell’ex spia del Kgb un qualcosa di opaco, un nascente autoritarismo che mal si conciliava con la libertà politica.
Allora, insieme al grande scacchista Garry Kasparov, fu tra i promotori di Solidarnost, il movimento di opposizione antiputiniano. Divenne così una delle voci democratiche più conosciute e apprezzate della Russia. Domenica primo marzo avrebbe dovuto guidare la “Marcia di Primavera”, la manifestazione organizzata dalle opposizioni contro la guerra in Ucraina e contro la crisi economica da essa provocata.
PERSONAGGIO SCOMODO – La sua è una morte annunciata: il 10 febbraio, al settimanale Sobesednik che lo aveva intervistato, Nemtsov aveva confessato che temeva d’essere fatto fuori, che sapeva chi lo voleva morto ai piani alti del potere, e poi, per sdrammatizzare, aveva aggiunto che aveva paura più per sua madre che non per se stesso. Col senno di poi, l’agguato sul ponte di pietra poteva essere benissimo il frutto della demonizzazione di cui era stato oggetto da un anno a questa parte. Più di Alexej Navalny, popolare e populista oppositore, il Cremlino temeva questo confezionatore di documentatissimi pamphlet che denudavano gli intrallazzi del regime.
I dettagli dell’agguato arrivano col contagocce. Nemtsov lo hanno ammazzato alle 23 e 20, mentre passeggiava insieme ad una giovane amica di 24 anni, forse non si è nemmeno accorto dell’auto bianca che lo ha affiancato, dei tipi armati che sono scesi e gli hanno sparato quattro colpi alla schiena: “Quattro, uno per ciascun figlio che aveva”, scriverà qualche minuto più tardi l’amico e “collega d’opposizione” Garry Kasparov, in un dolente tweet, “sono devastato dal sentire del brutale omicidio”…  Non è affatto casuale che Kasparov sottolinei la coincidenza. Un messaggio. Più o meno questo: sappiamo tutto di tutti i nemici della Russia, e li elimineremo. Appunto, “i nemici della Russia” come Nemtsov che denunciava la politica aggressiva di Putin,

che dichiarava “illegittima” (ancora ieri, su Facebook) l’annessione della Crimea, che puntigliosamente smascherava gli intrallazzi dell’amministrazione e dei ministeri, che aveva spiattellato gli imbrogli legati ai Giochi Olimpici di Soci del febbraio 2014: “Nella Russia di Putin il soggetto è tabù e la discussione impossibile”. Appunto. L’impietoso rapporto sulla corruzione olimpica aveva fatto infuriare Putin, già bersaglio di un altro pamphlet, (“Putin, bilancio dopo 10 anni”, uscito nel 2010) in cui raccontava come l’uomo d’affari Ghennadi Timtchenko, che operava nel mercato energetico, avesse conosciuto Putin prima che pigliasse il potere e avesse sfruttato la sua amicizia per arricchirsi in modo spropositato. Timtchenko querelò Nemtsov, il tribunale dette ragione all’oligarca ed impose la pubblicazione di una smentita. Che non corrispose alle indicazioni del giudice, secondo quel che scrisse il Kommersant.

COSA HA DICHIARATO PUTIN – Stavolta, tuttavia, Putin piglia in mano la situazione. Non rilascia dichiarazioni ciniche come quelle dopo l’esecuzione della povera giornalista Anna Politkoskaja, ammazzata davanti all’ascensore di casa, il 7 ottobre del 2006 (giorno del compleanno di Putin). Fa subito sapere che secondo lui, la meccanica dell’agguato “ha tutto l’aspetto di un assassinio su commissione e tutto l’aspetto di una provocazione”. Il fido portavoce Dmitri Peskov riferisce che il presidente ha tenuto un consulto coi vertici della sicurazza nazionale e ha sollecitato il Comitato d’Inchiesta, il ministero dell’Interno e l’Fsb (ex Kgb) a “indagare su questa tragedia”. Anzi, sarà il capo del Cremlino a coordinare le indagini che saranno sotto il suo “diretto controllo”. Ma l’implacabile Kasparov, che ieri ha lanciato una raffica di polemici tweet, è diffidente, peggio, è sicuro che “al solito il Cremlino incolperà l’opposizione o la Cia”. Se non addirittura spargere sospetti addosso all’Ucraina, “molti nemici di Putin sono morti. Ora ha bisogno di nuovi capri espiatori”. E un’idea su chi possa avere sparato, Kasparov ce l’ha e non la nasconde: “Nell’atmosfera di odio e di violenza di Putin, all’estero e in Russia, lo spargimento di sangue è il pre-requisito per dimostrare lealtà, cioè che sei parte della squadra”.
LE PRIME INDAGINI – l canale Ren tv riporta, citando proprie fonti, che gli inquirenti hanno a disposizione “le immagini dei killer” e che sono riusciti a ricostruire il percorso di fuga degli assassini. E’ stato anche ordinato di rintracciare tutte le persone che si sono ritrovate sullo stesso cammino dopo l’omicidio, venerdì notte. Sempre secondo queste fonti, “dalle immagini già possiamo dire che si tratta con ogni probabilità di persone originarie di regioni del sud russo”, ovvero del Caucaso.
Una delle piste seguite per la morte di Nemtsov sarebbe quella dell’assassinio di matrice islamista a causa delle posizioni del politico russo sull’attentato a Charlie Hebdo.Un’ipotesi accolta Con un certo scetticismo da più parti, ma che l’individuazione di sospettati di origine caucasica potrebbe tenere a galla. Il Caucaso settentrionale, infatti, è da tempo fucina di militanza e terrorismo islamista e una forte presenza di caucasici è segnalata nelle file dell’Is.
TROPPE INCERTEZZE – Aldilà della propaganda per screditare Putin, i buchi neri dell’inchiesta fanno propendere per tutt’altra pista. “Non so da dove sia sbucato l’assassino. Non ho visto perchè tutto è successo alle mie spalle – ha detto ieri Duritskaya, la bella modella che era con lui la sera dell’omicidio – quando mi sono girata ho visto solo un’auto bianca, ma non la marca, nè la targa e neanche ho visto l’assassino entrare nella vettura“. Il ruolo della modella 23enne è tutt’altro che chiaro. Le ipotesi sono molteplici: spaziano dall’escuzione organizzata dai gruppi nazionalisti ucraini per gettare fango sul Cremlino all’ex amante geloso e desideroso di vendicarsi di Nemtsov. Ieri sera, però, la Duritskaya è stata rilasciata ed è subito partita per Kiev per visitare “la madre malata”. Gli interrogativi stanno cercando di capire per quale motivo il killer la abbia risparmiato pur sapendo che potrebbe essere una teste chiave.
Gli investigatori hanno rinvenuto almeno sei bossoli calibro 9 (quattro i proiettili che hanno colpito Nemtsov) di diversa produzione sparati da una pistola semiautomatica Makarov, a lungo in dotazione alle forze armate russe. Un’arma molto comune nel Paese che ha firmato vari delitti politici. Inizialmente la polizia cercava una Ford Focus o Ford Mondeo bianca, poi alcuni media hanno indicato una Lada Vaz-21102 color argento, con targa caucasica (prima dell’Inguscezia, quindi dell’Ossezia del nord). L’arma e la targa farebbero propendere per una possibile pista caucasica rievocando così il delitto Politkovskaia. Ma, secondo gli esperti, i segni andrebbero decifrati meglio: la sfida del luogo (in faccia al Cremlino), la scelta di tempo (alla vigilia di una marcia contro Putin) e il dubbio ruolo della fidanzata farebbero piuttosto pensare a una montatura per screditare il Cremlino.
LE SPIEGAZIONI DI LUTTWAKSecondo il politologo americano Edward Luttwak, chi lo ha colpito, spiega al Messaggero, voleva cancellare un nome emblematico. “Nemtsov era un uomo onesto e determinato ad aiutare la Russia ad aprirsi al mondo” ma “dubito che il mandante sia stato Putin. Se si trattasse di un omicidio di stato la dinamica sarebbe stata molto diversa, meno plateale e rischiosa. E poi non ne vedo il motivo: Nemtsov era sì una delle voci più critiche della politica di espansione di Putin in Ucraina, ma la sua protesta non era assolutamente in grado di minare la popolarità del presidente“.
Credo che chi ha agito lo abbia fatto in un eccesso di zelo patriottico, per punire una voce dissenziente rispetto agli obiettivi nazionalistici della Russia“.
Più probabile quindi secondo Luttwak è che dietro l’omicidio ci sia una frangia estremista dei nazionalisti che “con ogni probabilità ha deciso di liquidarlo”. Continua il politologo: “Il responsabile dell’omicidio di Litvinenko, Andrei Lugovoy oggi siede in parlamento, ed è il secondo in carica nel partito democratico russo dietro il leader Zhirinovsky. L’assassinio di Nemtsov difficilmente produrrà una simile promozione: è stato eseguito in modo troppo plateale, e ha sollevato un’ondata di protesta troppo visibile per essere cancellata“.
SONDAGGIO


Per 6 lettori su 10 Putin è responsabile della morte di Nemtsov. Per 1 su 3 invece cercano solo di screditarlo.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “OMICIDIO NEMTSOV: ENNESIMO TENTATIVO PER DESTABILIZZARE PUTIN, LE VARIE PROVE”

  1. Le tue considerazioni non fanno una piega…. Come spieghresti, però' le strane coincidenze per cui, considerato che Nemtsov, così come tutti i dissidenti era sottoposto a continua sorveglianza dei servizi, che il centro di mosca è uno dei posti più sorvegliati al mondo, in cui, oltre alle innumerevoli telecamere che riprendono tutto, sei continuamente sottoposto al controllo dei documenti da parte della polizia, non si riesca ancora ad identificare gli assassini…Delle due: o i servizi russi sono degni di paperopoli oppure sono stati conniventi…. se non colpevoli direttamente….

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