PASTORI SOTTRATTI ALLE LORO PECORELLE: LA STORIA DI DON ANIELLO MANGANIELLO

Domenica scorsa don Aniello Manganiello – ribattezzato “il parroco anticamorra” per il suo impegno civile e sociale – ha celebrato la sua ultima messa nella Chiesa di Santa Maria della Provvidenza sita nel rione don Guanella di Scampia-Miano, dove operava da 16 anni.
La messa è stata ovviamente molto sentita, al punto che molte sono state le interruzioni dovute ad applausi e grida dei fedeli, gli unici che hanno sostenuto davvero fino in fondo il Parroco. A loro don Manganiello ha consegnato una lettera, in cui ricorda il suo percorso spirituale, ma soprattutto il suo operato sul territorio, fatto di denunce contro la camorra in una zona in cui la malavita la fa da padrona; operato di cui è fiero, perché portato in avanti in un territorio dimenticato dalle istituzioni. Ma ha anche espresso parole dure contro la Chiesa napoletana, che a suo dire l’ha dimenticato.
Ha confessato di sentirsi violentato psicologicamente per un trasferimento che gli impedisce di proseguire un percorso che durava da ben 16 anni. Non accetta inoltre il fatto che venga mistificata la verità con processi da parte di chi opera “in salotto e non in strada”. Dichiara di essere stato accusato, anche in ambienti della chiesa napoletana, di essere un’esibizionista, uno showman. Ha denunciato anche il fatto di essere stato lasciato solo dalle istituzioni, come quando nessuno lo ha sostenuto nella lotta contro il Comune in favore dei minori a rischio che non avevano il sussidio di 12 euro. Lo hanno anche etichettato “di destra” per la sua amicizia con Fini.
Nella sua profonda amarezza, trova anche il modo di essere ironico, affermando che “fare il prete a Scampia non è come farlo a Posillipo: richiede continuità”. Non chiedeva di non essere trasferito, ma almeno di poter accompagnare il suo successore per un anno.
I fedeli hanno esposto fuori la “sua” Chiesa alcuni cartelli con su scritto “Signore perdona la Chiesa per quello che ha fatto”, o ancora “No ai preti pedofili, sì ai preti anticamorra”, e “Don Aniello santo subito”. Sono stati sparati anche dei fuochi d’artificio, che qualcuno ha sospettato essere opera della Camorra che festeggiava l’avvicendamento. Ma don Manganiello ha subito fugato ogni dubbio: “Niente paura, sono i miei bambini. Oggi vogliono festeggiarmi così”
La Curia romana ha deciso il suo trasferimento nella Capitale, concedendogli, almeno fino a gennaio, la spola per dieci giorni al mese tra Roma e Napoli. L’Opera don Guanella gli ha comunicato il trasferimento lo scorso 2 luglio, come “naturale avvicendamento che ogni comunità religiosa si pone per svariati motivi”. Meglio non approfondirli…

La sua vicenda fa scattare automaticamente nella mente quella di altri preti anti-camorra: don Peppino Diana che operava nella Parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe suo paese natio (dall’89 al ’94), e il cui impegno sociale cominciò a dare fastidio al clan dei Casalesi, che in quegli anni dominava in modo indisturbato diventando di fatto “camorra imprenditrice”. Don Diana fu assassinato nella sacrestia con 5 colpi di pistola alle 7.30 del 19 marzo 1994 (giorno del suo onomastico), mentre si preparava per dire messa. 
O ancora, la storia di Don Luigi Merola, parroco di San Giorgio, Parrocchia del quartiere napoletano di Forcella. Qui aveva iniziato ad operare nel 2000 restandovi fino al 24 giugno del 2007, quando fu chiamato dal Ministero dell’Istruzione che gli ha assegnato un incarico di studio per la promozione della legalità nelle scuole. Lo scorso marzo è stato anche nominato consulente per la commissione parlamentare antimafia. 
Durante il suo operato, don Merola ha subito molte minacce, tanto che nel 2004 gli fu assegnata la scorta. Don Merola, nonostante i tanti riconoscimenti istituzionali, vorrebbe però tornare ad operare a Forcella.

Ora, a parte il tragico epilogo che è toccato a Don Diana, negli altri due casi non ci è dato sapere se i trasferimenti sono effettivamente normali procedimenti burocratici, effettivi riconoscimenti,  o invece meri strumenti per rimuovere personaggi scomodi dal loro importante operato in zone delicate. La Chiesa è un’istituzione che negli ultimi anni, soprattutto per le note vicende legate alla pedofilia ma anche per l’inarrestabile secolarizzazione della società occidentale, ha perso molta credibilità e fiducia agli occhi della gente. Elementi che potrebbe riacquisire solo tramite un capillare impegno sociale, non certo sottraendo alle pecorelle smarrite i loro pastori.
A Miano, Scampia e Forcella la messa non è finita, ma certo non è più la stessa…

(Fonte: PupiatvWikipedia 1Wikipedia 2)

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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