Avventura Pizzarotti finita nell’inceneritore

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 17 Maggio 2016

Federico Pizzarotti passerà alla storia della politica italiana per essere stato il primo esponente del Movimento cinque stelle ad aver ottenuto un ruolo istituzionale importante. Ossia, la poltrona di Sindaco di Parma. Una città commissariata dopo la scellerata gestione del centrodestra. Tuttavia, da quel maggio del 2012 in cui è stato eletto, i suoi rapporti col Movimento non sono mai stati idilliaci. Anzi, è quasi fin da subito apparso come un outsider; costretto di tanto in tanto ad andare in Tv o lanciare messaggi video per chiarire la propria posizione contro la fatwa puntuale di Grillo e soci. Forte degli oltre 90mila followers di cui gode sui social. La mancata chiusura dell’inceneritore ha generato una crepa mai rinsaldata, poi il caso del Teatro Regio ha fatto il resto.

Perché Pizzarotti è indagato

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Pizzarotti insieme a Grillo

Come riporta Il Fatto quotidiano, Federico Pizzarotti, al pari dell’assessore alla Cultura di Parma Laura Ferraris, è indagato per abuso d’ufficio in merito alle nomine dei vertici del Teatro Regio. Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati, come ha anticipato la Gazzetta di Parma, ci sarebbero gli incarichi di direttore generale e consulente per lo sviluppo e i progetti speciali che il Cda presieduto dal sindaco affidò rispettivamente ad Anna Maria Meo e Barbara Minghetti. Le due a gennaio 2015 presero il posto dei dimissionari Carlo Fontana e Paolo Arcà, che avevano guidato il Regio dall’insediamento dei Cinque stelle nella città ducale.

Quelle nomine però fin da subito scatenarono un’ondata di polemiche. Perché per trovare una nuova guida per il tempio della lirica cittadina l’amministrazione tra l’estate 2014 e gli inizi del 2015 aveva intrapreso la strada di un bando pubblico, poi disatteso con le nomine dirette di Meo e Minghetti. La ricerca per un nuovo direttore generale aveva infatti portato il Regio a pubblicare un bando “per la ricognizione esplorativa” per l’incarico chiuso a ottobre 2014. Trenta candidati avevano presentato regolare domanda, valutata da una commissione di esperti. A sollevare le prime critiche al tempo era stato il senatore Pd Giorgio Pagliari, che accusava la Ferraris di avere interferito con il lavoro della commissione.

Nel frattempo la rosa di candidati si era ridotta a sette, ma a gennaio 2015 la Fondazione fece sapere che la “ricognizione esplorativa” si era chiusa senza esito e quindi nessuno era stato selezionato. Una settimana dopo però, l’incarico venne affidato alla Meo, affiancata dalla Minghetti, che però non risultavano tra i partecipanti al bando. Pagliari definì la mossa del Cda “una selezione per mascherare quella che in realtà sarebbe stata una scelta diretta” e annunciò che si sarebbe rivolto alla Procura. Simili accuse arrivarono in consiglio comunale anche dal consigliere Cinque stelle (poi fuoriuscito dalla maggioranza) Mauro Nuzzo.

A dicembre 2015 le presunte irregolarità denunciate portarono la Procura di Parma ad aprire un’indagine coordinata dal pm Giuseppe Amara con l’obiettivo di far luce su quel bando e sulle successive nomine. Pizzarotti e i suoi hanno sempre difeso il proprio operato spiegando che il bando di selezione era “esplorativo” e quindi non vincolante. Ora le indagini sono proseguite e il suo nome compare ufficialmente nel registro degli indagati insieme a tutti gli altri membri del Cda. Dalla Procura si apprende ancora che sulla procedura sotto accusa sono stati già acquisiti diversi atti dalla Guardia di Finanza e la chiusura delle indagini è prevista in tempi brevi.

Esperienza subito impattata contro l’inceneritore

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L’inceneritore incriminato

Uno dei primi gesti simbolici del sindaco neoeletto fu quello di togliere i biglietti gratuiti agli spettacoli per gli amministratori e i consiglieri. Faceva parte del taglio di quelle spese inutili in capo al Comune su cui i pentastellati marciarono acclamati nei primi mesi alla guida di Parma, che con oltre 800 milioni di debito rischiava il default insieme al suo teatro. Così via le auto blu, via gli omaggi allo stadio e al Regio, stipendi ridotti agli eletti del Movimento, annunciata massima trasparenza. Poi però sono arrivati anche i dolori. La rivoluzione Cinque stelle si è cominciata a spegnere nel camino di Ugozzolo, acceso un anno dopo l’elezione di Pizzarotti, nonostante i tentativi dell’amministrazione di bloccarlo. Da lì qualcosa si è spezzato anche nel rapporto di fiducia con i vertici Cinque stelle, che hanno rinfacciato al sindaco parmigiano di non aver fatto abbastanza: “Se io dico che chiuderò un inceneritore – aveva detto Gianroberto Casaleggio in un’intervista a ilfattoquotidiano.it – o lo chiudo o vado a casa”.

I successi ottenuti da Pizzarotti

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Federico Pizzarotti ha ottenuto buoni risultati

Intanto però, pur fra le polemiche per i disagi e il forno acceso, la raccolta differenziata porta a porta a Parma è arrivata al 75 per cento. E nonostante le critiche per le tasse e le tariffe alzate al massimo all’inizio del mandato, Pizzarotti e i suoi sono riusciti a ridurre il debito di oltre il 40 per cento in quattro anni e a salvare anche i conti del Regio con un piano di risanamento e rilancio. Nel 2014 la direzione affidata all’inizio a Carlo Fontana e Paolo Arcà, è finita con le loro dimissioni e ha portato poi alle tanto contestate nomine di Anna Maria Meo e Barbara Minghetti e all’indagine per abuso d’ufficio.

Alcune rivoluzioni sono riuscite, come quella di togliere l’amianto dalle scuole o di firmare, primo sindaco in tutta Italia, a favore della regolamentazione della cannabis, altre si sono anche rivoltate contro lo stesso Pizzarotti, come quella del referendum senza quorum introdotto nel nuovo regolamento comunale, che poi però, quando è stato richiesto da un comitato di genitori contro l’esternalizzazione parziale dei servizi scolastici, è stato concesso dalla commissione di esterni nominata dal Comune quando ormai era troppo tardi per cambiare le cose.

Pizzarotti scaricato dal Movimento

Beppe Grillo
Beppe Grillo

Alle tensioni sempre più accese con i vertici del Movimento, si è aggiunto anche il fuoco amico nella sua stessa maggioranza, da cui si sono staccati i due consiglieri Fabrizio Savani e Mauro Nuzzo, che hanno formato un altro gruppo Cinque stelle nei banchi dell’opposizione. Le richieste di aiuto da parte di Pizzarotti per dirimere la questione sono rimaste inascoltate e da mesi Parma è rimasta isolata rispetto alla linea ufficiale del Movimento dettata dal blog di Beppe Grillo, che da tempo immemore ormai ha adottato la strategia dell’indifferenza nei confronti di quanto succede di bene o di male a Parma. Una strategia adottata anche per l’ultimo clamoroso caso dell’indagine che vede nel mirino il sindaco.

Dopo Filippo Nogarin a Livorno, un altro Sindaco Cinquestelle finisce dunque indagato. La politica tradizionale non può che esserne felice, così da poter giustificare le proprie malefatte affermando che anche coloro che si professano come diversi, in realtà finiscono per essere indagati. Ma se si analizzano le motivazioni, si scopre che si tratta in entrambi i casi di mere questioni burocratiche, vizi di forma. Peccatucci molto lontani da quelli commessi da molti esponenti del Pd e di Forza Italia.

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