WOODY ALLEN, IL RE DELLA COMMEDIA AMERICANA


IL PROSSIMO 2 DICEMBRE USCIRA’ MIDNIGHT IN PARIS, IL 44MO FILM DELL’INSTANCABILE REGISTA AMERICANO


Trasporre le proprie angosce interiori, ridicolizzare i valori materiali e carnali dell’ipocrita società moderna, questo, e altro, è il Cinema del Re della commedia Woody Allen, instancabile regista che sforna film interessanti con un vigore creativo invidiabile unico. Ben 45 sono i lungometraggi da lui diretti a partire dal lontano 1966 e per un arzillo settantasettenne che non ha la minima intenzione di smettere può anche trattarsi di modo per esorcizzare la sua ingombrante paura di invecchiare che ormai lo perseguita, per sua stessa ammissione, da quando ha varcato la mezza età.



ORIGINI ED ESORDI – Woody Allen nasce il 1º dicembre 1935 a Brooklyn (New York) con il nome di Allan Stewart Königsberg, in una famiglia di origini europee, di modesta condizione sociale e di religione ebraica, tutti elementi che tratterà spesso nei suoi film, in modo diretto e indiretto, ma sempre con grande autoironia. A tre anni ha il suo primo contatto col cinema, quando la madre lo porta al cinema per vedere Biancaneve e i sette nani (1937), film che affascina e segna indelebilmente il piccolo Woody. Da allora, frequenta sovente le sale cinematografiche e ha rivelato che da ragazzo il suo film preferito era La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder. Poco interessato allo studio (per la disperazione dei genitori), è un appassionatissimo scrittore di gag e barzellette, che spedisce ai giornalisti umoristici Walter Winchell e Earl Wilson. Le riviste, entusiaste del materiale ricevuto, decidono di contattare l’autore e di trovargli un agente, David O. Alber, che inizia a far pubblicare gli scritti di Allen su diversi giornali pagandolo 25 dollari alla settimana.
Nel 1952, all’età di diciassette anni, assume lo pseudonimo di Woody Allen, in onore del celebre clarinettista jazz Woody Herman, e scrive battute per colossi dello spettacolo come Ed Sullivan e Sid Caesar. Due anni dopo, nel 1954, viene assunto dalla rete televisiva nazionale ABC, della quale diventa l’autore di punta, scrivendo per celebri programmi come il The Ed Sullivan Show e The Tonight Show.
Tra fallimenti negli studi universitari (i genitori insistevano affinché si laureasse, ma non ci riuscì) e sentimentali (ventenne aveva già due divorzi alle spalle), tra gli anni ’50-’60 Allen scrive sceneggiature di grande successo per Tv e teatro, guadagnando anche discretamente.
Nel 1965 firma la sua prima sceneggiatura cinematografica: Ciao Pussycat, diretto da Clive Donner, nel quale appare in un ruolo minore accanto a Peter Sellers, Peter O’Toole, Romy Schneider, Capucine ed Ursula Andress.

I PRIMI FILM ALL’INSEGNA DELL’IRONIA E DELLA PARODIA – Nel 1966 realizza il suo primo lungometraggio, Che fai, rubi? E’ l’inizio di un’epoca per il cinema americano e mondiale.
I primi film di Allen sono commedie ironiche, divertenti, stravaganti, talvolta sgangherate, spesso parodie di film famosi, di successo. Riprova di ciò è proprio il film che segna il suo esordio come regista: Che fai rubi? Edizione americana del film giapponese Kizino Kizi (La chiave delle chiavi), trasformata nella storia di due bande rivali che danno una frenetica caccia a una ricetta di insalata. Avventura alla James Bond parodiata da W. Allen, girata in Giappone con tutti attori nipponici.
Anche il secondo film prosegue sul tema della refurtiva: Prendi i soldi e scappa (1969). Un tipetto timido di Baltimora, interpretato dallo stesso Allen, cerca di vincere il suo complesso di inferiorità con una carriera di criminale. Ma non ne ha la vocazione e da vita a una serie di buffe gag.
Il terzo film, Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971), si dedica invece alla parodia delle dittature militari latinoamericane. Il lungometraggio ha diverse debolezze, ma offre una simpatica e gradevole storia buffa e spensierata.
Tra i film che ebbero maggiore successo nella prima fase della sua carriera, troviamo il quarto Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere, del 1972. Qui Allen da’ sfogo ad ansie e dubbi interiori relativi al sesso, ponendosi vari quesiti sottoforma di sei episodi molto originali. Affronta tabù e temi vari, senza mai scadere nella volgarità,pur parlando sempre ed esplicitamente di sesso. Alcune scene hanno fatto epoca, come quella che lo ritrae, nell’ultimo episodio, mascherato da spermatozoo. Seguono Il dormiglione (1973) e Amore e guerra (1975).

FINE ANNI ’70-FINE ANNI ’80, L’ETA’ DELL’ORO – Intervallati dall’inusuale drammatico Interiors (1978), arrivano alla fine degli anni ’70 i film della svolta. Arrivano infatti Io e Annie e Manhattan. Le pellicole consolidano le collaborazioni con Diane Keaton, con la quale ebbe una relazione e che è stata protagonista dei cinque film successivi del regista.
Io e Annie è palesemente autobiografico. Narra i difficili rapporti di un attore comico ebreo (Alwy, interpretato dallo stesso Allen) newyorkese con Annie Hall, la ragazza di cui si è innamorato. I due si frequentano e si amano per un certo periodo. Poi, dopo un viaggio in California, decidono, seppur a malincuore, di lasciarsi. Ma Alwy fa fatica a dimenticarla. Il film vinse ben quattro premi Oscar.
Poi arrivò Manhattan, che può essere considerato la sua prima critica sociale di un certo spessore contro la società moderna. La commedia, che pecca di staticità e lentezza, è di fatti una critica all’America di fine anni ’70, eccessivamente alle prese con dei canoni e dei valori da sconfessare e smontare, su tutti l’istituzione del matrimonio. Woody dipinge una società frenetica, insicura, la deride e la schernisce, ridicolizza i personaggi principali, il loro affannarsi ad essere moderni e anticonformisti a tutti i costi. La più normale finisce per essere la giovanissima Tracy, che avrebbe tutte le giustificazioni per essere stravagante e invece è la più posata tra i protagonisti.
Seguiranno i meno noti Stardust Memories (1980) e Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982). Quest’ultimo segnerà l’inizio della lunga collaborazione con Mia Farrow, che sarà sua moglie per diversi anni.
Arrivano poi i pittoreschi Zelig (1983) e Broadway Danny Rose (1984). Il primo ironizza il conformismo, il secondo il cinismo del mondo dello spettacolo. Con Hannah e le sue sorelle, Allen torna a parlare del suo rapporto con le donne, incarnato dall’insicuro Mickey alle prese con Hannah (Farrow) e le due sue sorelle (Wiest e Hershey).
Torna poi alla fantasia, con la commedia romantica La rosa purpurea del Cairo (1985), seguito da una serie di film di minore successo: il difficile drammatico Settembre (1987), l’autobiografico Radio days (1987) e Un’altra donna (1988).
Ben riuscito e sofisticato è invece Crimini e misfatti (1989), nel quale Allen recita con  Martin Landau e Mia Farrow, e nel quale rappresenta una commedia che sconfina nel dramma prima e nel giallo poi. Nella società cinica in cui viviamo, Allen sembra volerci dire che “il delitto paga” e resta impunito. Questo resterà tra i film più originali e riusciti del regista newyorkese, il quale negli anni successivi, come vedremo, riprenderà i temi che hanno caratterizzato il suo cinema fino ad allora: rapporti disastrosi con le donne, ansie, cinismo del mondo moderno, tradimenti, dubbi religiosi, ridicolo anticonformismo. Il canovaccio di questa pellicola sarà anch’esso ripreso anni dopo, con Match Point.

GLI ANNI ’90-2000 ALL’INSEGNA DELLA RIPETITIVITA’ – Gli anni ’80 si concluderanno con New York stories (1989), mentre negli anni ’90 arrivano una serie di film (uno all’anno) che però non lasciano particolarmente il segno: Alice (1990), Ombre e nebbia (1991), Mariti e mogli (1992, che segna anche la fine della lunga collaborazione con la Farrow), Misterioso omicidio a Manhattan (1993, che di contro, segna il ritorno della Keaton), Pallottole su Broadway (1994), La dea dell’amore (1995) e Tutti dicono I love you (1996).
Più complesso e originale è invece Harry a pezzi (1997). Se è vero che anche in questo film Allen ironizza sull’amore e sull’amicizia, ma soprattutto sul sesso e sui tradimenti, lo fa attraverso una storia dinamica e divertente, come se Woody volesse dire al pubblico che il suo brio e la sua originalità non si sono di certo assopiti, così come la sua voglia di mettere in gioco le proprie idee, i suoi disastri sentimentali, i suoi atteggiamenti buffi. Tra una gag e l’altra, intrecci esilaranti, disastri amorosi vari, rapporti sessuali occasionali, il film procede piacevolmente, in una sorta di psico-analisi per Allen, in chiave ovviamente autoironica. Harry a pezzi è stato uno dei candidati al premio Oscar 1998 per la migliore sceneggiatura originale, dopo essere stato anche presentato fuori concorso al Festival di Venezia il 26 agosto 1997.
Gli anni ’90 si chiuderanno con Celebrity (1998) e Accordi e disaccordi dell’anno successivo con Sean Penn, film dedicato agli artisti stravaganti jazz (il suo genere musicale preferito) degli anni ’30.
Il Terzo millennio si apre con una serie di film non esaltanti ma che comunque inglobano spunti di buon cinema: Criminali da strapazzo (2000), La maledizione dello scorpione di giada (2001), Hollywood Ending (2002), Anything Else (2003), Melinda e Melinda (2004).
Nel 2005 arriva Match Point, che riprende il costrutto di Crimini e misfatti: una commedia sentimentale che si complica al punto di sfociare nel dramma e infine nel giallo irrisolto. Il film segna il ritorno alla creatività per Allen, con un lungometraggio che lascia il segno e che rimane impresso nella mente dello spettatore. Macth Point resta per lui uno spartiacque degli anni 2000, poiché nella seconda metà del decennio tornerà ai soliti temi, con film dai buoni spunti ma anche vuoti nella sceneggiatura. Continua nella sua consueta prolificità: Scoop (2006), Sogni e delitti (2008), Vicky Cristina Barcelona (2008), Whatever Works – Basta che funzioni (2009), Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010).
Escludendo i film da lui stesso diretti, Woody Allen ha anche partecipato come semplice attore in diversi lungometraggi: il primo e forse più famoso è Provaci ancora Sam (1972), commedia con riferimenti parodistici a Casablanca. Poi arrivarono: Il prestanome (1976), film sul Maccartismo; Re Lear (1987), drammatico-fantastico poco riuscito; Storie di amori e infedeltà (1991), commedia tipicamente alleniana; Gli imbroglioni (1999); gli irriverenti Una spia per caso (2000) e Ho fatto solo a pezzi mia moglie (2001).

IL FILM CHE STA GIRANDO – E adesso? Neanche a dirlo, il buon Woody sta girando un altro film, Nero Fiddled, che dovrebbe uscire l’anno venturo. Girato a Roma, oltre ad Alec Baldwin, Penelope Cruz, Ellen Page, Jesse Eisenberg, e lo stesso Allen, vede anche la collaborazione degli italiani Riccardo Scamarcio, Isabella Ferrari, Sergio Rubini, Ornella Muti, Massimo Ghini, Antonio Albanese, Alessandra Mastronardi, Alessandro Tiberi e Flavio Parenti. Con un cameo pure per Roberto Benigni, il quale, secondo quanto ha fatto trapelare in un’intervista al Tg3, vestirà i panni di Leopoldo, un tranquillo impiegato dalla vita ordinaria che verrà scambiato per un celebre attore.


Per gli impazienti però, niente paura. Il regista americano sta per tornare sugli schermi ilprossimo 2 dicembre con una delicata commedia sentimentale: Midnight in Paris, ambientata nella città romantica per antonomasia.
Insomma, Allen non ha proprio alcuna intenzione di smettere. Fortunatamente, aggiungiamo noi.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “WOODY ALLEN, IL RE DELLA COMMEDIA AMERICANA”

  1. Un grande Artista. Un regista che sicuramente ha lasciato un impronta personalissima nel Cinema amaericano e che ha contribuito negli Anni 70 a rinnovare un genere come quello della commedia americana. Senza di lui il cinema degli ultimi 30 anni sarebbe stato sicuramente diverso.

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