Buche, trasporti, sicurezza? Macché, la priorità dei Comuni è revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 13 Febbraio 2018

NEGLI ULTIMI ANNI SONO TANTI I COMUNI CHE HANNO APPROVATO DELIBERE SIMILI, ANCHE IMPORTANTI
Potrebbe essere paragonato a un tormentone estivo o uno di quei giochi assurdi e pericolosi che i ragazzi si inventano sui social invitando i coetanei ad emularli. Purtroppo però non si tratta di cose futili e ludiche, ma di precise delibere amministrative. Per riparare buche? Ridurre il degrado urbano? Tutelare meglio i monumenti? Migliorare la viabilità? Macchè. Togliere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Si vuole cancellare la storia, si ha paura dei fantasmi. Che in questo caso si manifestano non con una imponente statua, magari posta nella piazza centrale, ma con una scartoffia rinchiusa in qualche archivio e che viene fuori assieme alla polvere cumulata. A sostenere questa iniziativa è l’ANPI, con questo motivo: “La cittadinanza onoraria – ha affermato l’Associazione partigiani – è un grande riconoscimento, conferito a persone che si sono battute con determinazione e coraggio per la libertà, la democrazia e il progresso. Persone che non possono condividere tale onore con chi ha instaurato un regime dittatoriale ed ha privato i cittadini italiani della libertà”. Tante le città che gliel’hanno revocata, anche importanti. Qualcun’altra invece non ci è riuscita. Vediamo chi gliel’ha tolta e qualche aneddoto dell’epoca.

IL CASO DEL COMUNE DI AULLA – Vent’anni fa fece scalpore il caso del Comune di Aulla, che all’epoca l’ accolse con tanto onore tra i suoi abitanti, ma poi nel maggio 1995 decise di cancellare quella “vergogna”. Il sindaco Lucio Barani, nel togliere lo scomodo ossequio al Duce, che ha definito ‘un’ offesa alla memoria di una citta’ che immolo’ tante vittime alla follia nazifascista’, ha trasformato una singolare scoperta storica in un colpo a effetto. Qualcuno ritrovò, dopo 71 anni esatti, nella polvere degli archivi comunali, una vecchia delibera di cui pochissimi sembravano essere a conoscenza: un atto datato 20 maggio 1924 con cui l’ allora podesta’ Bassi, conferiva a Benito Mussolini la cittadinanza onoraria di Aulla. Il sindaco, che aveva convocato una riunione di giunta sulle celebrazioni del 50 della Liberazione della citta’ , ha colto la palla al balzo.
Cosi’ la giunta ha approvato una delibera che revoca il conferimento della cittadinanza al Duce. Non solo: il podesta’ Bassi, racconta la storia, in uno slancio di estrema compiacenza, ando’ di persona a Predappio a portare a Mussolini quella delibera.
Il Sindaco di allora, Lucio Barani, ex socialista, firmatario del comitato pro Prodi, ma rieletto il mese scorso da una coalizione formata dai Popolari di Buttiglione e dai seguaci dell’ ex ministro Enrico Ferri, non e’ nuovo a trovate clamorose. Pochi mesi fa, ad esempio, poso’ una irridente lapide “alla memoria” del ministro dei Trasporti per richiamare l’ attenzione sullo sperpero miliardario della Pontremolese.
Così all’epoca commentò la scelta Alessandra Mussolini: “Non e’ la prima volta che viene tolta la cittadinanza onoraria a mio nonno, anzi, ormai mi sembra che questa sia diventata una moda. Che ne penso? Credo che sia una cosa squallida, e che sia soprattutto un gesto antistorico. Non voglio giudicare dal punto di vista affettivo… Ma faccio un ragionamento: se la cittadinanza onoraria viene data, questo accade in un contesto storico; quali motivi ci sono ora per fare marcia indietro? Certo non c’ e’ una rivoluzione, anzi, si potrebbe parlare addirittura di restaurazione della sinistra. Ma in fondo penso che sia soltanto un gesto di propaganda elettorale”.
LE TANTE CITTADINANZE – A Varese il consigliere comunale del Pd Luca Conte ha avanzato una mozione per revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. La proposta non è passata, ma è rimasto il tentativo goffo di togliere ad un defunto l’identità di cittadino. Quasi che a condannare i vinti non ci debba pensare più la storia, ma la toponomastica o l’anagrafe.
 Il Comune di Varese e di Aulla non sono certo gli unici ad aver concesso la cittadinanza al Duce durante gli anni Venti (né tanto meno gli unici ad aver provato a togliergliela). Molte delle cittadinanze onorifiche vennero tributate a Mussolini tra il 1923 e il 1924 per celebrare un doppio anniversario: il primo anno della rivoluzione fascista e il decimo anno dall’inizio della Grande Guerra. Non mancarono allora atti espliciti di piaggeria o espressioni sovraccariche di enfasi.
A Firenze, una delle prime città ad arruolare il Duce tra i propri «figli adottivi», la delibera venne votata già il 19 giugno 1923 da un governo di larghe intese. Nel Consiglio comunale votarono a favore infatti, oltre ai fascisti, anche i liberali e i cattolici. La città, allora, era retta da un’amministrazione chiamata, non a caso, «l’Unione». C’era l’Unione, ma in senso prodiano stavolta, anche 80 anni dopo quando Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, deliberò – come atto conclusivo del proprio mandato – di rimuovere la cittadinanza al Duce, consegnandola al contempo a Beppino Englaro.
Negli anni Venti, a Bologna, vollero invece esagerare: insieme alla cittadinanza, pensarono di dare a Mussolini anche una laurea ad honorem in Legge. Il Duce si preparò accuratamente la tesi su Machiavelli, ma poi la cerimonia saltò e lui rimase senza laurea. Rischiò di restare anche senza cittadinanza nell’ottobre 2009, quando un grillino, Elio Antonucci, presentò una mozione per spodestare Benito del titolo di bolognese d’adozione. La proposta fu respinta. Così il Duce rimase, nell’anagrafe del capoluogo emiliano, in compagnia di altri cittadini acquisiti, più o meno illustri: Garibaldi, Gorbaciov, il Dalai Lama e… Roberto Saviano.
Nell’ottobre 1924 il Duce prese due piccioni con una fava a Cinisello Balsamo, che allora si divideva ancora in due paesi. Dopo la sua visita, in tenuta da pilota, al campo di aviazione di Cinisello, i due Comuni si accordarono per conferire entrambi l’attestato al Duce, in modo da evitare rivalità campanilistiche. Ma il caso più degno di nota è quello di Masse d’Alba, un paesello in provincia dell’Aquila, dove il podestà mandò una pergamena commemorativa al Duce, giurandogli che la cittadinanza onoraria fino a quel momento non era stata «offerta a nessuno e goduta da nessuno» e che il riconoscimento era stato approvato «con la solennità data dalla voce di 5000 persone». Peccato che il paese avesse appena 1500 abitanti.
I CASI DI TORINO E RAVENNA – Il ritorno della tendenza la si deve ai comuni di Torre Pellice e Torino. E se per il piccolo comune valdese la cosa si è risolta rapidamente, per il capoluogo piemontese si è invece tradotta in una notevole perdita di tempo tra firme, votazioni e approvazione della relativa delibera.
Più corretta la decisione di Ravenna, dove la rimozione non è passata, anche con i voti dei consiglieri di sinistra. Questo perché – ha spiegato il sindaco – “abbiamo ritenuto che non fosse giusto, per riflettere affinché il fascismo non torni mai”.
ALTRI COMUNI – Altri casi sono la rimozione dei Comuni di Rivoli e Fossombrone. Che sinceramente non so dove siano. E forse all’epoca neppure il Duce. A Mantova la maggioranza composta da Pd, Sinistra italiana e lista civica Palazzi, ha approvato la rimozione della cittadinanza a Mussolini perchè era “un dittatore e un liberticida”.
Quale sarà il prossimo Comune che, nell’aprire dopo decenni i cassetti degli archivi, troverà la scottante pergamena? Paradossalmente, in tante città che ora si affannano a cancellare quella che ritengono una vergogna, molti edifici e infrastrutture furono costruite proprio all’epoca dal nulla.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

5 Risposte a “Buche, trasporti, sicurezza? Macché, la priorità dei Comuni è revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini”

  1. Quel pazzoide criminale non dovrebbe nemmeno esistere nelle ipotesi di qualsiasi onorificenza tranne quella di metterlo in cantina per sempre.

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