Carlo Bonomi, chi è il “falco” lumbard nuovo Presidente di Confindustria

C’è stato un tempo nel quale Confindustria dettava l’agenda di Governo. Diciamo dal Dopoguerra agli anni ‘80. Chi insediava Palazzo Chigi non poteva non soddisfare i desiderata degli industriali, dando poi le briciole ai sindacati.

Del resto, al potere ci andava la Dc, che incarnava la sintesi del potere industriale e clericale italiano, coadiuvata da altri partitini. Mentre al Pci spettava il ruolo di perenne opposizione.

Poi le cose sono cambiate. E non perché al governo nazionale ci siano finiti governi di estrema sinistra, pauperisti e filo-proletari. Ma perché a partire dagli anni ‘90 è svanita proprio la grande industria italiana. Con le fughe all’estero verso nuove frontiere dello sfruttamento venutesi a creare con la caduta del Muro di Berlino, e l’arrembaggio delle eccellenze italiane da parte dei conquistadores stranieri.

Il tutto, sommato anche alla dissoluzione di quel partito che con Confindustria ci andava a nozze (la Dc appunto).

Perfino Silvio Berlusconi, che è un imprenditore, quando è andato al governo ha finito per litigarci con Confindustria.

Bene, ora il sindacato dei padroni ha eletto un nuovo Presidente: Carlo Bonomi. Di Crema, quindi lombardo Doc. Che sostituisce Vincenzo Boccia, salernitano, quindi uomo del Sud. Del quale però non ricorderemo praticamente nulla. Come del resto di tanti suoi predecessori di questi anni, fatti di crisi cicliche e di arretramento industriale.

Vediamo chi è Carlo Bonomi e cosa ha già chiesto al [sta_anchor id=”bonomi”]Governo[/sta_anchor].

Chi è Carlo Bonomi nuovo Presidente Confindustria

carlo bonomi chi è

Come riporta Contropiano, la carriera “imprenditoriale” di Carlo Bonomi ruota intorno al suo ruolo dirigente in Synopo. Marchio in realtà sconosciuto ai più perché non produce praticamente nulla.

Infatti Synopo, come spiega il sito aziendale:

commercializza apparecchiature elettromedicali, servizi di assistenza ed accessori per Aziende Ospedaliere, Istituti di Cura privati, Istituti a carattere scientifico e Studi Medici”

Dunque, è dedito alla compravendita (e non alla produzione) di dispositivi monouso e apparecchiature elettromedicali per la terapia intensiva e la radiologia (dopo aver acquisito il marchio Sidam). Oltre a dispositivi per la neurologia, neurochirurgia e riabilitazione prodotti dalla Natus, multinazionale Usa di cui aveva rilevato nel 2013 la filiale italiana.

Da giugno 2017 è presidente di Assolombarda, l’associazione delle imprese che operano nella città metropolitana di Milano e nelle province di Lodi, Monza e Brianza.

Assolombarda è il fulcro dell’industria italiana, un organo “falco” degli industriali italiani.

Peraltro, al contrario dei predecessori (Squinzi e Boccia), è stato “designato” dal Consiglio generale con una maggioranza dei due terzi (120 a 67). Un attestato di stima dovuto anche al fatto che, nelle vesti di presidente di Assolombarda, aveva fustigato già il precedente Governo Conte I e quello ancora prima guidato da Gentiloni (nella sua fase finale) a botte di “meno burocrazia”, “lasciate fare a noi”, “dateci di più”, “tagliateci le tasse”.

La sua storia imprenditoriale prende una svolta nel 2013, anno in cui acquisisce per l’appunto Synopo, filiale italiana di Natus. Due anni dopo l’acquisto dell’emiliana Sidam (specializzata proprio in dispositivi monouso o per terapia intensiva).

Non lo fa con soldi suoi, ma “grazie ai capitali apportati da Caravaggio Tre srl, che fa capo a Berrier Capital, società di private equity di Vincenzo Alberto Craici”.

Bonomi, nella partecipazione azionaria di Synopo, neanche compare. Per capire il suo ruolo, spiegano, “bisogna risalire di due piani e incrociare due scatole vuote”: Marsupium e Ocean. Solo in quest’ultima, nel 2017, Bonomi risulta essere socio con il 33,3%.

Secondo gli ultimi dati della Camera di Commercio di Milano, il candidato alla presidenza di Assolombarda ha in trasparenza appena il 4,5% dell’azienda che espone sul suo biglietto da visita: la Synopo. Una quota che a monte della piramide societaria corrisponde a un impegno di capitale di soli 31mila euro.

Ocean è una scatola vuotissima. Nel 2014 dichiara ricavi per 1.300 euro, zero l’anno dopo 9.700 nel 2016. Però riesce a finanziare Marsupium con 60.000 (54.000 dei quali presi a prestito da ignoti).

Le controllate, invece, sfornano utili interessanti (Sidam nel 2015 presenta utili per 850.000 euro), ma non da “grande impresa”.

Anche l’acquisto di Sidam da parte di Synopo, comunque, avviene solo in parte con “mezzi propri” e per la gran parte con il ricorso alla “leva finanziaria”. Tanto che fino al 2018 il pacchetto di controllo di Sidam (il 90%) rimane “in pegno” alla Banca popolare di Milano.

Nel 2017, come detto, Carlo Bonomi viene eletto alla guida di Assolombarda ed ora dell’associazione nazionale. Grazie soprattutto agli sponsor in particolare della famiglia Rocca. Ossia quella del presidente uscente di Assolombarda Gianfelice Rocca. Il patron della Tenaris e del gruppo ospedaliero Humanitas.

Come sarà Confindustria con Carlo Bonomi

carlo bonomi foto

Le sue prime dichiarazione da Grande Capo sono in continuità esplicita con il suo stile.

Dobbiamo metterci immediatamente in condizioni operative tali per affrontare con massima chiarezza ed energia la sfida tremenda che è davanti a noi: continuare a portare la posizione di Confindustria su tutti i tavolo necessari rispetto ad una classe politica che mi sembra molto smarrita in questo momento, che non ha idea della strada che deve percorrere il nostro Paese”.

Non pensavo di sentire più l’ingiuria che le imprese sono indifferenti alla vita dei propri collaboratori. La politica ci ha esposto ad un pregiudizio fortemente anti-industriale che sta tornando in maniera importante in questo Paese”.

Poi una sferzata al sindacato:

Sentire certe affermazioni da parte del sindacato mi ha colpito profondamente. Credo che dobbiamo rispondere con assoluta fermezza”.

Dunque, Bonomi ha già tenuto un discorso chiaro e duro nei confronti di governo e sindacati. Le altre due parti principali in campo, con le quali, ormai da quasi un trentennio, Confindustria è in guerra frontale.

Quindi, per il nuovo Presidente di Confindustria, occorre riaprire tutte le aziende subito. Anche se non è per nulla finita la tremenda “fase 1” dell’epidemia. Il massimo della concessione è puramente verbale (“evitare una seconda ondata di contagio”), ma contraddetta dalla richiesta di riapertura senza limitazione.

Non può essere certo un caso che nessuna area industriale della Lombardia – “feudo” sui cui insiste questo ramo dell’Associazione – sia mai stata dichiarata “zona rossa”. Nemmeno in quelle aree dove il “massacro” è stato particolarmente pesante (la Val Seriana, nella bergamasca, la provincia di Brescia, il cremonese, ecc).

Dunque, se fino ad ora Confindustria nascondeva il proprio cinismo industriale dietro parole buoniste, con Bonomi parla in modo diretto.

Non è che sui tanti contagi in Lombardia c’entri anche la scelta di aver voluto tenere aperti tutti gli impianti industriali? Con migliaia di operai che si recano quindi al lavoro, in luoghi chiusi? E nelle prime settimane lo hanno fatto nella totale incoscienza e disinformazione su quanto stesse accadendo?

Insomma, tutto lascia intendere che Confindustria sarà guidata da un falco per i prossimi 5 anni. Che tenterà di fare gli interessi di ciò che resta dell’industria italiana. Soprattutto il cuore rappresentato da Assolombarda. Senza nascondere le proprie idee dietro parole edulcorate. Se non altro, apprezzeremo la sincerità.

Nel resto d’Italia, invece, ormai non c’è più nulla da fare.

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