Il vero discorso di fine anno

Ieri sera Sergio Mattarella ha tenuto il suo primo discorso da Presidente della Repubblica. I temi toccati sono stati i soliti, anche se ha dato un maggiore risalto alle tematiche ambientali. Ormai obbligatorie nelle agende politiche.

Passano gli anni. Cambiano, seppur lentamente, i Presidenti. Ma resto sempre dell’idea che il discorso da inviare sia quello di Charlie Chaplin ne Il grande dittatore. Di oltre settant’anni fa, ma ancora tristemente attuale.
C’è un passaggio, in particolare, che mi stupisce per la sua lungimiranza. Nel quale ci avverte sulle storture della modernità e delle nuove tecnologie:

“La vita può essere libera e bella, ma noi abbiamo smarrito la strada: la cupidigia ha avvelenato l’animo degli uomini, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo dell’oca, verso l’infelicità e lo spargimento di sangue. Abbiamo aumentato la velocità, ma ci siamo chiusi dentro. Le macchine che danno l’abbondanza ci hanno lasciato nel bisogno. La nostra sapienza ci ha resi cinici; l’intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che d’intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto“.

Ma evidentemente non lo abbiamo ascoltato.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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