Colata di cemento sulle terme romane: dove accade

Il Consiglio dà il via libera alla convenzione fra Comune e privato per l’edificazione di 35mila metri cubi di cemento fra residenziale (80%) e commerciale (20%) nall’area di De Matthaeis in cui le associazioni chiedono da anni (delibera popolare del 2011 alla mano) la realizzazione di un parco archeologico
Continuano le notizie assurde riguardanti i nostri beni culturali. Dopo le riunioni sindacali improvvise che lasciano fuori ai cancelli degli Scavi di Pompei ad ardere al sole migliaia di turisti da tutto il Mondo, il rinvenimento di una baracca costruita da immigrati nel parco archeologico di Liternum, le dita spezzate alle statue a Firenze, le scritte sul Colosseo, i tanti siti culturali tenuti chiusi da anni o nel degrado seppur aperti, la realizzazione a Torino di un parcheggio dove invece potrebbe sorgere una galleria archeologica, passeggeri lasciati senza informazioni in un aeroporto per ore, si è consumato un altro scempio, in quel di Frosinone. Qualche giorno fa il Consiglio comunale ha dato il via libera alla convenzione fra Comune e privato per l’edificazione di 35mila metri cubi di cemento fra residenziale (80%) e commerciale (20%) nell’area di De Matthaeis in cui le associazioni chiedono da anni (delibera popolare del 2011 alla mano) la realizzazione di un parco archeologico. Una bella colata di cemento a due passi dalle terme romane insomma. Vediamo il caso.

LA VERGOGNOSA APPROVAZIONE – La votazione, nonostante la massiccia presenza e attenzione civica in Aula, è arrivata solo all’una di notte. Ma cittadini di tutte le età sono rimasti in rispettoso ascolto del dibattito in Aula fino all’ultimo, contestando la scelta finale. Tutto in un clima da caserma, in cui alla prima minima contestazione veniva minacciato l’allontanamento dei contestatori dal Consiglio, cui la Polizia locale ha strappato dalle mani cartelli pro Terme Romane. Alla fine con emendamenti e ordini del giorno approvati, il Consiglio ha dato il via libera con 15 voti favorevoli contro 6 alla convenzione  per l’edificazione della Nuova Immobiliare, con le pratiche che ora passano agli uffici tecnici.
LA CONTESTAZIONE – Tutto al termine di una discussione accesa, condita dalla relazione del dirigente dell’Urbanistica Elio Noce. Alle associazioni non è stata data parola in Aula e dall’opposizione sono state ritenute del tutto insufficienti le spiegazioni fornite su prozioni di terreno mai indagate ,relative alla particella 159, al confine fra le due proprietà: quella in cui sono state ritrovate le Terme romane e quella dove si vuole realizzare l’intervento edificatorio. Dai banchi dell’opposizione si è sostenuto, come le associazioni dicono da anni, che in caso di continuazione dell’impianto termale in quella zona il vincolo indiretto si potrebbe estendere: dunque la richiesta è stata quella di ritirare la pratica per procedere con gli accertamenti. Ma la maggioranza di Ottaviani non ha accolto questa proposta, facendo riferimento a note della Soprintendenza del 2013 e a una risposta del Sottosegretario del Ministero alla Cultura all’interrogazione parlamentare dei senatori Spilabotte e Scalia (nella quale peraltro non si parlava di quella particella di terreno). Poi il problema politico più ampio: è stato chiesto a Ottaviani di non procedere più con questo tipo di edificazioni e di mettere mano alla pianificazione urbanistica, viste anche le mutate esigenze e prospettive della città, specie in un’area di interesse storico al confine con uno spazio pubblico come la Villa comunale. Appelli caduti nel vuoto, con il centrodestra che ha ricordato come l’intenzione di edificare in quell’area abbia origini legate anche alle precedenti amministrazioni. Ottaviani non ha potuto contare sui voti di Impegno civico (che ha abbandonato l’Aula) ma ha riportato dalla sua il vicesindaco Trina (che avrebbe rischiato il posto in caso di voto contrario di Frosinone nel cuore), il capogruppo di Frosinone nel Cuore Marco Ferrara (che nelle scorse settimane si era opposto alla pratica) e i consiglieri dello stesso gruppo Zaccheddu e Morgia.
COSA SI CHIEDE – A siglare l’accordo, un emendamento e un ordine del giorno studiati a tavolino prima del Consiglio, che modificano la pratica che Ottaviani avrebbe voluto approvare nella scorsa seduta di Consiglio. “Con queste modifiche – ha spiegato Ottaviani – chiediamo al privato di fare una contribuzione di 500mila euro al Comune e riaprire le aree in cui insiste con certezza l’impianto termale. Questo la dice lunga sulla volontà dell’amministrazione comunale. Noi – ha aggiunto Ottaviani – ci prendiamo la responsabilità di perimetrare quello che è l’interesse pubblico di questo intervento. Il privato in astratto potrebbe anche dire che non gli interessa e che è una nostra manifestazione unilaterale. Per noi l’interesse pubblico non è solo l’acquisizione di alcune aree ma la riapertura di un percorso storico identitario oggi invisibile. Se il privato non dovesse essere d’accordo con questa impostazione è chiaro che ha la possibilità di portare avanti altre idee e altre strade che ritiene compatibili con quelli che sono i propri interessi”.
Insomma 35mila metri cubi di cemento poco distanti dalle Terme Romane che dovrebbero essere riscoperte secondo l’amministrazione Ottaviani dal privato (sempre se sarà d’accordo, come ha sottolineato Ottaviani), con le associazioni che chiedono accertamenti su una fascia non scavata che sono rimaste senza risposta. Le associazioni e tantissimi cittadini sognavano tutt’altro, ma beffardamente dalla maggioranza chi ha votato la pratica ha alzato un cartello (alle associazioni in Aula era stato vietato) che sembra una risposta allo slogan dei cittadini: se i frusinati hanno fatto in tantissimi foto col cartello “Io salvo le Terme romane”, fra una risata e l’altra ieri la maggioranza ha alzato lo stesso cartello bianco con scritto però: “Terme romane: gli altri le abbelano noi le riapriamo”. Delusione e rabbia fra cittadini e associazioni rimasti in aula fino all’una: volevano un parco archeologico a De Matthaeis e non “colate di cemento” come hanno affermato a più riprese. La pressione ha portato l’amministrazione a emendare la delibera sulle Terme romane.
Ma il palazzo vista Terme (con un punto interrogativo sulla disponibilità del privato rispetto a questo percorso, che ora passa in mano agli uffici) non piace affatto ai comitati e a moltissimi cittadini.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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