Un anno fa i Cinquestelle tradivano quasi 11 milioni di elettori

Il 5 settembre 2019 nasceva ufficialmente il Governo Conte bis, dopo l’uscita della Lega dalla maggioranza nel precedente Governo Conte. Nel quale era alleato con il Movimento Cinque stelle. A poco più di un anno dalla sua nascita.

Furono le dimissioni in piena estate volute da Matteo Salvini, il quale ha giustificato questa scelta basandola sui troppi “no” incassati dai pentastellati ad ogni proposta leghista. Sebbene, tali dimissioni hanno puzzato più come modo di scappare da certe responsabilità. Come il modo di trovare i soldi in autunno per tutte le politiche sociali dei mesi precedenti. Come Quota 100, il Reddito di cittadinanza e la monca Flat tax.

Comunque, il M5S non ha perso tempo nel trovarsi un nuovo partner di Governo. Anzi, altri tre. Una scelta che però sa di tradimento rispetto agli 11,5 milioni e passa di voti che ha conquistato nel marzo 2018. Dopo un convincente quinquennio di denunce passato all’opposizione. Acquisendo quindi 1,5 milioni di voti in più rispetto al 2013, quando già aveva acquisito un dirompente 25% (alle politiche 2018 divenne 32%).

Perché parlo di tradimento?

governo conte bis cosa ha fatto

Semplice, perché ha scelto come partner di Governo proprio quei personaggi e quei partiti che ha attaccato pesantemente negli anni precedenti. Ossia, il Partito democratico (che a sua volta gridava “mai coi Cinquestelle” ma sappiamo bene quanto siano avvinghiati al potere). Nonché Italia Viva di quei Matteo Renzi ed Maria Elena Boschi tanto attaccati quando erano al Governo (sebbene la vergogna anche in questo caso è bidirezionale, visto che pure loro gli hanno fatto guerra).

Tra l’altro, nel caso di Renzi e della Boschi, l’assurdità è doppia. Dato che sono scesi pure nel personale e nel familiare, in relazione ai casi giudiziari che hanno riguardato i loro rispettivi genitori.

Il terzo alleato del Movimento cinque stelle è Liberi e uguali. Partitino che non è arrivato neppure al 4% alle elezioni, ma che è riuscito a salire sul carro. Alleandosi proprio con Pd e Renzi, causa principale della loro fondazione.

Un bel quartetto, non c’è che dire. Del resto, la nascita dell’alleanza M5S-Pd ha una data di nascita in particolare: il 16 luglio 2019. Quando entrambi, nell’Europarlamento, hanno appoggiato la candidatura di Ursula Gertrud von der Leyen come presidente della Commissione europea. Sebbene già ad inizio luglio abbia dato “libertà di coscienza” sul voto del Presidente del Parlamento europeo. Dove a spuntarla è stato proprio un europarlamentare Pd: David Sassoli.

Certo, qualche cavallo di battaglia il M5S al governo è riuscito a cavalcarlo. Come il Reddito di cittadinanza (seppur insieme alla Lega) e il taglio del numero dei parlamentari (qui come primo atto al Governo col Pd). Ma tanti altri sono rimasti nella stalla, con l’acqua alla gola.

Ridicolo soprattutto il modo con cui hanno ribaltato i loro rapporti con l’Ue, passando dalla alleanza con Salvini che ha voluto la chiusura dei porti a quella col Partito democratico che i porti li tiene ben spalancati. Oltre a tutto il resto. E pensare che il Movimento cinque stelle della prima ora voleva pure l’uscita dall’Euro.

Possiamo parlare dei Cinquestelle come la più grande truffa politica della Repubblica italiana. Nella prima, le posizioni erano molto rigide, tanto che i partiti guadagnavano o perdevano pochi punti percentuali ad ogni tornata elettorale. Nella Seconda, ha regnato il bipolarismo intorno alla figura di Berlusconi, ma generalmente non si verificavano questi cambiamenti di fronte da parte di un partito.

Certo, si dirà che nella Terza Repubblica la politica sia più liquida. Può darsi. Ma così facendo i Cinquestelle finiranno per evaporare.

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