DA AOSTA A CATANIA: TUTTI GLI AEROPORTI ITALIANI INUTILI A RISCHIO CHIUSURA

DIVERSI AEROPORTI ITALIANI CONTANO POCHI PASSEGGERI A SETTIMANA. LA CORTE DEI CONTI EUROPEA HA SEGNALATO LA NECESSITA’ DI SOPPRIMERLI
Ogni grande città sogna il proprio aeroporto, per far approdare e partire con tutta comodità i propri cittadini, senza che questi debbano percorrere chilometri per poter effettuare un volo. Eppure un aeroporto comporta costi pubblici elevati, soprattutto se conta pochi passeggeri. E il più delle volte serve più a parlamentari e a politici locali. In Italia ce ne sono pure tanti. Vediamo la lunga lista…

I TANTI AEROPORTI INUTILI – Nello scalo intitolato all’aviatore e politico Corrado Gex, la Regione Val D’Aosta – proprietaria – ha investito più di 30 milioni, ma senza riuscire a farlo mai decollare. Nel 2013 doveva riaprire la linea Aosta-Roma ma al momento non c’è nulla: «L’aeroporto è aperto, se passa un aereo che vuole atterrare è possibile, ma voli commerciali ancora non ce ne sono» spiega al telefono una addetta. Intanto la Regione paga. Ma non è un caso isolato. Tra le partecipate messe peggio, finite nel dossier di Cottarelli, è frequente trovare le società di gestione aeroportuale. Scali minuscoli, magari a pochi chilometri da altri più battuti, e perciò snobbati dai passeggeri. Come l’aeroporto Gabriele D’Annunzio di Montichiari (Brescia), a poca distanza da quello di Bergamo e da quello di Verona, in un’area che da Milano a Venezia conta uno scalo ogni 40 km (oltre ai treni ad Alta velocità).
L’aeroporto di Montichiari, gestito dalla società Catullo Spa (a sua volta proprietà di varie Province e Comuni) che gestisce anche lo scalo di Verona, ha perso nell’ultimo decennio più di 40 milioni di euro, con solo 7mila passeggeri l’anno, 600 al mese circa (Malpensa, per avere un confronto, ne ha 18 milioni l’anno). Pochi biglietti ma molto personale: controllori di volo, doganieri, poliziotti, facchini… Non stupisce, quindi, che l’indice di redditività dell’aeroporto bresciano sia da brivido: -217,65%.
Male anche l’aeroporto di Trieste, proprietà della Regione attraverso la sua controllata Aeroporto Friuli Venezia Giulia SpA. Per il 2014 si stima un buco di bilancio attorno a 1,5 milioni di euro mentre il Cda porta a casa 540mila euro, raccontano i giornali locali. E la Regione copre i buchi e paga le compagnie per atterrare lì. Come succede altrove, anche in Puglia, con sovvenzioni regionali a Ryanair (17 milioni appena approvati) e altri vettori. Inutile però, a quanto pare, per risollevare le sorti dell’aeroporto di Foggia. Quindici passeggeri al giorno, e in calo, perdite da 2 milioni e mezzo l’anno. «Abbiamo investito tanti soldi sullo scalo di Foggia per il raddoppio della pista» spiegava settemnbre il governatore pugliese Nichi Vendola, annunciando la riapertura dei voli per Milano e Torino. Chissà se arriveranno, oltre ai soldi pubblici, anche i passeggeri. Che finora volano su Bari, poco lontana, che offre 50 voli al giorno a prezzi più bassi grazie ai low cost.
I CONTI DELL’UE – Un problema segnalato anche dalla Corte dei Conti Ue in un recente rapporto che prende in esame gli aeroporti di Alghero, Catania, Comiso e Crotone (quest’ultimo definito «insostenibile»), tutti con un altro scalo a meno di due ore di distanza. Ma dappertutto la mappa degli aeroporti italiani (e delle società partecipate dagli enti locali che li gestiscono) presenta un profondo rosso. Come a Cuneo, dove la Geac Spa partecipata da Regione Piemonte e Provincia ha chiuso il 2013 ancora in perdita, e parecchia: -1,7 milioni. Voragini come per l’aeroporto di Parma, un altro scalo pronto per la liquidazione, che si scongiurerà solo grazie ai cinesi della Izp Technologies, pronti a sborsare 250 milioni per rilevare lo scalo.
Segno meno anche per altri aeroporti minori (indispensabili?) come Lucca, Salerno, Comiso, Albenga, Taranto… Tutti partecipati da sindaci e governatori. Meno, invece, dai passeggeri. Di quelli di Salerno e Albenga ne parlai qui.

(Fonte: Il Giornale)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “DA AOSTA A CATANIA: TUTTI GLI AEROPORTI ITALIANI INUTILI A RISCHIO CHIUSURA”

  1. Il problema è che c'è troppa poca popolazione e troppo poca attività nei luoghi in cui c'è un aeroporto e c'è troppa popolazione troppa attività a Roma. Se noi trasferissimo per esempio il Ministero della Difesa a Taranto e il Ministero del Turismo a Oristano potremmo senza perdite aprire un aeroporto a Taranto e uno ad Oristano senza chiudere quelli di Roma.

  2. basta con questi sprechi: chiudeteli subito!!!!!… o fatene pagare tutti i costi agli abitanti delle città o delle regioni di pertinenza senza possibilità alcuna di finaziamento pubblico.

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