DA OPERAIO A PAPA, LA STORIA DI KAROL WOJTYLA

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 2 Aprile 2019

Quasi a tempo di record, ovvero a soli sei anni dalla morte, Papa Giovanni Paolo II – al secolo Karol Woytila – è stato beatificato il prossimo primo maggio. Il 28 aprile successivo alla morte, avvenuta il 2 aprile 2005, Papa Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo minimo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l’inizio della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. La causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal cardinale Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma e si è conclusa lo scorso 14 gennaio 2011 con decreto papale di Benedetto XVI che attribuisce un miracolo all’intercessione di Giovanni Paolo II.

Primo papa non italiano dopo 455 anni, cioè dai tempi dell’olandese Adriano VI (1522 – 1523), è stato inoltre il primo pontefice polacco, e slavo in genere, della storia. Il 14 marzo 2004 il suo pontificato ha superato quello di Leone XIII come terzo pontificato più lungo della storia (dopo quello di Pio IX e quello tradizionalmente attribuito a Pietro apostolo).

Il 27 aprile 2014, poi, Papa Francesco lo nomina Santo. Anche qui si tratta di un vero record, essendo passati solo 9 anni dalla morte.

Di seguito vita, morte e appunto miracoli di un Papa passato alla storia per aver sconfitto il comunismo, ma che non è stato immune da [sta_anchor id=”papa”]critiche[/sta_anchor].

Papa Wojtyla origini

 

Karol Józef Wojtyła nacque il 18 maggio 1920 a Wadowice, nel sud della Polonia, terzo figlio di Emilia, nata Kaczorowska (1884) e di Karol Wojtyła senior (1879) ex-ufficiale dell’esercito asburgico. Da giovane veniva chiamato dagli amici e dai familiari “Lolek”, un vezzeggiativo di Karol. La sua infanzia è stata funestata da gravi lutti familiari. Sua madre morì nel 1929 per insufficienza renale e una malattia cardiaca congenita. Quando Karol, che aveva 9 anni, seppe della notizia disse: «Era la volontà di Dio». Suo fratello maggiore, Edmund, di professione medico, noto anche come Mundek, morì nel 1932 per aver contratto la scarlattina all’età di 26 anni, da un paziente. La sorella Olga, invece, era morta poco dopo la nascita nel 1914 prima ancora, dunque, che Karol nascesse.

Nell’estate del 1938 Karol Wojtyła insieme a suo padre lasciò Wadowice per trasferirsi a Cracovia, dove si iscrisse all’Università Jagellonica nel semestre autunnale. Nel settembre del 1939 la Germania invase la Polonia e la nazione fu occupata prima dalle forze naziste e poi da quelle sovietiche. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Karol e suo padre fuggirono da Cracovia verso est, insieme a migliaia di altri polacchi. Durante la marcia dovettero a volte rifugiarsi dentro delle fosse, per nascondersi dai velivoli della Luftwaffe. Dopo avere camminato per 200 chilometri seppero dell’invasione russa della Polonia e furono obbligati a ritornare a Cracovia.

Nel novembre, 184 accademici dell’Università Jagellonica furono arrestati e l’università venne chiusa. Tutti i maschi abili furono costretti a lavorare. Nel primo anno di guerra Karol lavorò come fattorino per un ristorante. Questo lavoro leggero gli permise di continuare gli studi e la carriera teatrale e di mettere in pratica atti di resistenza culturale. Intensificò inoltre lo studio del francese.
Dall’autunno del 1940 Karol lavorò per quasi quattro anni come manovale in una cava di calcare. Il padre morì nel 1941. Nel 1942, entrò nel seminario clandestino diretto dal cardinale Sapieha, arcivescovo di Cracovia.

Il 29 febbraio 1944, tornando a casa dal lavoro nella cava, fu investito da un camion tedesco, perse coscienza e passò due settimane in ospedale. Riportò un trauma cranico acuto, numerose escoriazioni e una ferita alla spalla. Secondo Testimone della Speranza, la biografia scritta da George Weigel, questo incidente e la sopravvivenza ad esso sembrarono a Wojtyła una conferma della propria vocazione religiosa.
Nell’agosto 1944 iniziò la rivolta di Varsavia e il 6 agosto, il “lunedì nero”, la Gestapo perquisì la città di Cracovia deportando i giovani maschi per evitare un’analoga sollevazione. Quando la Gestapo perquisì la sua casa, Wojtyła riuscì a scampare alla deportazione nascondendosi dietro una porta e fuggì nell’Arcivescovato, dove rimase fino a guerra finita. La notte del 17 gennaio 1945 i tedeschi abbandonarono la città. I seminaristi restaurarono il vecchio seminario, ridotto in rovine.

Papa Wojtyla inizio sacerdozio

Karol Wojtyła venne ordinato sacerdote il 1º novembre 1946 dall’arcivescovo di Cracovia, Adam Stefan Sapieha. Subito dopo egli si trasferì a Roma per proseguire gli studi teologici presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (conosciuta anche come Angelicum). Nella tesi di dottorato, che prese in esame la dottrina della fede in San Giovanni della Croce, Wojtyła pose l’accento sulla natura personale dell’incontro dell’uomo con Dio. Ritornato in Polonia nell’estate del 1948, la sua prima missione pastorale fu nel paesino di Niegowić, a venticinque chilometri da Cracovia. Nel marzo 1949 fu trasferito nella parrocchia di San Floriano a Cracovia. Insegnò etica all’Università Jagellonica della città e successivamente all’Università Cattolica di Lublino. Nel 1958 fu nominato vescovo ausiliare di Cracovia, e quattro anni dopo assunse la guida della diocesi quale vicario capitolare.

Il 30 dicembre 1963 papa Paolo VI lo nominò arcivescovo di Cracovia. Sia come vescovo prima che come arcivescovo poi Wojtyła partecipò al Concilio Vaticano II, contribuendo ai documenti per la stesura della Dignitatis Humanae e della Gaudium et Spes, due dei documenti storici più importanti ed influenti prodotti dal concilio. In particolare nel settembre del 1964 intervenne sullo schema preparatorio sulla libertà religiosa, evidenziando che nel testo si mancava di dire che «solo la verità rende liberi». Nel 1965 diede il suo contributo allo schema preparatorio della costituzione dogmatica Gaudium et Spes, pronunciando il 28 settembre un importante discorso in difesa dell’antropologia personalista.

Il 26 giugno 1967 fu creato e pubblicato cardinale di San Cesareo in Palatio, diaconia elevata a titolo pro illa vice, da papa Paolo VI. A Cracovia si distinse per la sua attività di opposizione al regime comunista. In particolare fece pubblicare a puntate nel suo giornale diocesano alcuni libri usciti all’epoca e colpiti dalla censura comunista. Tra questi Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori e Lettera a un bambino mai nato della scrittrice fiorentina Oriana Fallaci.

La giornalista in particolare non gradì l’operazione, e scrisse una lettera al cardinale denunciando la violazione del diritto d’autore, ostacolo che Wojtyła poté superare grazie alla legislazione vigente nello stato polacco.

Papa Wojtyla nomina

Nell’agosto del 1978, dopo la morte di Paolo VI, partecipò al conclave che si concluse con l’elezione di Albino Luciani, il cardinale patriarca di Venezia, che divenne papa Giovanni Paolo I. Avendo appena 65 anni, Luciani era considerato un pontefice giovane in confronto ai suoi predecessori. Tuttavia Wojtyła, che ne aveva 58, avrebbe potuto aspettarsi di partecipare nuovamente ad un conclave prima di raggiungere gli ottant’anni (età massima per i cardinali per partecipare all’elezione del pontefice), ma certo non si aspettava che il suo secondo conclave si sarebbe tenuto così presto. Invece il 28 settembre 1978, dopo solo 33 giorni di pontificato, Giovanni Paolo I morì. Nell’ottobre 1978 Wojtyła fece ritorno in Vaticano per prendere parte al secondo conclave in meno di due mesi.

Qualcuno pensa che la sua nomina, come quella del suo predecessore, sia stata frutto di un compromesso: il conclave infatti, secondo quanto emerso dai racconti di alcuni cardinali, vide una netta divisione tra due candidati particolarmente forti quali il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, votato dalla parte dell’ala conservatrice, ed il cardinale Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze, molto vicino a papa Giovanni Paolo I e sorretto dall’ala più riformista del Collegio dei Cardinali. Sembra che nei primi ballottaggi Benelli sia arrivato a nove voti dall’elezione, ma Wojtyła, in parte grazie al supporto ottenuto da cardinali come Franz König e altri che avevano precedentemente appoggiato Siri, venne eletto con grande stupore di tutto il mondo.

Il 16 ottobre 1978, all’età di cinquantotto anni, Wojtyła succedette a papa Giovanni Paolo I. Al momento dell’elezione Wojtyła avrebbe voluto assumere il nome di Stanislao I in onore del santo patrono della Polonia. Tuttavia, poiché i cardinali gli fecero notare che era un nome che non rientrava nella tradizione romana, Wojtyła scelse Giovanni Paolo II, in ricordo del predecessore per tener viva la sua memoria.
L’annuncio della sua elezione fu dato alle ore 18:45 dal cardinale Pericle Felici. Pochi minuti più tardi il nuovo papa si presentò alla folla riunita in piazza San Pietro, affacciandosi dalla loggia che sovrasta l’ingresso della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Nel suo breve discorso egli si definì come «il nuovo Papa chiamato da un paese lontano» e superò subito le diffidenze degli italiani, che vedevano per la prima volta da lungo tempo un pontefice straniero, dicendo «se mi sbaglio mi corrigerete!», frase rimasta famosa e che suscitò l’applauso dei presenti. Al termine egli impartì la prima benedizione Urbi et Orbi che fu trasmessa in mondovisione.

Il giorno seguente il nuovo Pontefice celebrò la messa insieme al Collegio cardinalizio nella Cappella Sistina e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero petrino, quale 264º successore di Pietro apostolo.

Papa Giovanni Paolo II volle iniziare il suo pontificato rendendo omaggio ai due patroni d’Italia e così il 5 novembre 1978 visitò Assisi, per venerare san Francesco, e successivamente si recò anche alla basilica di Santa Maria sopra Minerva in Roma, per venerare la tomba di Caterina da Siena. Il 12 novembre Giovanni Paolo II prese possesso, come vescovo di Roma, della cattedra di San Giovanni in Laterano e il 5 dicembre compì la prima visita alle parrocchie della diocesi di Roma iniziando con San Francesco Saverio nel quartiere della Garbatella.

Papa Wojtyla attentato

Il 13 maggio 1981 subì un attentato quasi mortale da parte di Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola in piazza San Pietro, pochi minuti dopo che egli era entrato nella piazza per un’udienza generale, colpendolo all’addome. Wojtyła fu presto soccorso e sopravvisse. Dopo l’attentato fu sottoposto ad un intervento di 5 ore e 30 minuti.

Due giorni dopo il Natale del 1983, volle andare in prigione per incontrare il suo attentatore e dargli il suo perdono. I due parlarono da soli per lungo tempo e la loro conversazione è rimasta ancora oggi privata. Il Papa disse poi dell’incontro: «Ho parlato con lui come si parla con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui». L’attentatore venne in seguito condannato all’ergastolo dalla giustizia italiana per attentato a Capo di Stato estero.

Nel 2000 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli concesse la grazia: Ali Ağca, estradato dall’Italia, fu condotto nel carcere di massima sicurezza di Kartal (Turchia), nel quale stava scontando la pena di dieci anni di reclusione per l’assassinio del giornalista Abdu Ipekci, avvenuto nel 1979.
Ali Ağca non ha mai voluto rivelare in modo chiaro la verità e ha ripetutamente cambiato versione sulla dinamica della preparazione dell’attentato, a volte suggerendo di aver avuto aiuti dall’interno del Vaticano.

I documenti analizzati dalla commissione Mitrokhin dimostrerebbero che l’attentato fu progettato dal KGB in collaborazione con la polizia della Germania Orientale (Stasi) e con l’appoggio di un gruppo terroristico bulgaro a Roma, che a sua volta si sarebbe rivolto ad un gruppo turco di estrema destra, i Lupi grigi. Una relazione di minoranza della stessa commissione negò questa tesi; tuttavia, altri documenti scoperti negli archivi sovietici e resi pubblici nel marzo 2005 supportano la tesi che l’attentato sia stato commissionato dall’Unione Sovietica.

Un’altra ipotesi (non necessariamente contraddittoria alla prima) è quella del coinvolgimento della mafia nell’attentato, suffragata dal memoriale del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara sulle dichiarazioni rese a Paolo Borsellino. Calcara racconta di essere stato incaricato dall’imprenditore mafioso e massone Michele Lucchese (che aveva contatti in Vaticano tramite il monsignor Marcinkus) di prelevare da Piazza San Pietro, 20 minuti dopo l’attentato, un turco armato da un mafioso bulgaro, Antonov. Assieme al turco e altri due mafiosi, si sarebbe recato a Paderno Dugnano, a casa di Lucchese, dove il turco venne ucciso e seppellito.
Tutte queste informazioni vanno considerate alla stregua di ipotesi, perché ad oggi non sono state comprovate le circostanze e le motivazioni dell’attentato.

Un altro tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II avvenne il 12 maggio 1982 a Fatima: un uomo tentò di colpire il papa con una baionetta, ma fu fermato dalla sicurezza. L’uomo, un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II e definiva il papa un “agente di Mosca”. Fu condannato a sei anni di prigione e, quindi, espulso dal Portogallo.

Essendo il più giovane papa eletto dai tempi di papa Pio IX nel 1846 (eletto papa a 54 anni), Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato in ottima salute. Era un uomo relativamente giovane che, diversamente dai suoi predecessori, faceva abitualmente escursioni, nuotava e sciava. Tuttavia, dopo oltre venticinque anni sul seggio papale, un attentato ed un gran numero di traumi fisici, la sua salute cominciò a declinare. Fu vittima di un tumore al colon che gli venne rimosso nel 1992, si slogò una spalla nel 1993, si ruppe il femore nel 1994 e subì l’appendicectomia nell’ottobre del 1996.
Nel 2001 venne stabilito nel corso di una visita ortopedica che, come alcuni osservatori internazionali sospettavano da tempo, Giovanni Paolo II soffriva del morbo di Parkinson. Ciò venne ufficialmente confermato dal Vaticano nel 2003.

Oltre all’evidente tremore alla mano, cominciò a pronunciare con difficoltà più frasi di seguito, e vennero notati anche alcuni problemi uditivi. Soffriva anche di un’artrosi acuta al ginocchio destro, che aveva sviluppato in seguito all’applicazione di una protesi all’anca. Nonostante questi disagi, continuò a girare il mondo.

Papa Wojtyla morte

Il 1º febbraio 2005 fu ricoverato all’Ospedale Gemelli di Roma fino al 10 febbraio; successivamente fu costretto a saltare gran parte degli impegni previsti per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 27 marzo, giorno di Pasqua, apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Il cardinale Angelo Sodano lesse il messaggio Urbi et Orbi quando il Papa benedisse la folla di mano sua. Tentò di parlare, ma non vi riuscì.
Il 30 marzo, mercoledì, il Papa apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Tentò inutilmente di parlare. Fu l’ultima volta che si mostrò in pubblico prima di morire.

Morì il 2 aprile 2005 alle ore 21:37 dopo due giorni dal peggioramento del suo stato di salute a causa di un’infezione dell’apparato urinario.
Il Presidente USA Bush con la moglie e i suoi predecessori Clinton e Bush padre inginocchiati davanti alla salma del Papa.
I funerali ebbero luogo sei giorni dopo, venerdì 8 aprile 2005, celebrati dal cardinale Joseph Ratzinger in piazza San Pietro, con la partecipazione di un altissimo numero di capi di stato e di governo (più di 200 delegazioni ufficiali) oltre ai rappresentanti di tutte le religioni.

Si è stimato che il rito sia stato seguito direttamente da 250.000-300.000 persone che affollavano la piazza e l’antistante via della Conciliazione, e, tramite maxischermi, da almeno 2 milioni di persone riunite a Tor Vergata e nelle piazze di Roma.

L’eccezionalità dell’evento fu sottolineata in quei giorni da diversi commentatori, e il rito funebre fu trasmesso in diretta in mondovisione a reti unificate totalizzando, in Italia, quasi 15 milioni di spettatori e uno share del 90%.

L’afflusso di pellegrini a Roma nei giorni precedenti al funerale fu particolarmente intenso e sono state stimate tra i 2 e i 5 milioni di presenze totali.

Papa Wojtyla beatificazione

Il 28 aprile successivo alla morte, papa Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l’inizio della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. La causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal cardinale Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma.
Il 2 aprile 2007 a due anni dalla morte, nella basilica di San Giovanni in Laterano in Roma, il cardinale Camillo Ruini ha dichiarato conclusa la prima fase diocesana del processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, consegnando le risultanze alla Congregazione per le Cause dei Santi.

Tale atto è avvenuto attraverso un iter giuridico-procedurale durante il quale sono stati letti in latino i verbali per il passaggio dei documenti, i quali riguardano la deposizione di 130 testimoni a favore e contro la beatificazione, nonché le conclusioni di teologi e storici al riguardo.

Al 1º aprile 2009 le segnalazioni di presunti miracoli al vaglio della Congregazione per le Cause dei Santi erano 251. Il 19 dicembre 2009 con un decreto firmato da papa Benedetto XVI che ne attesta le virtù eroiche, è stato proclamato venerabile.
Il 14 gennaio 2011 Benedetto XVI ha promulgato il decreto che attribuisce un miracolo all’intercessione di Giovanni Paolo II.

Secondo quanto riportato dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, si tratta della guarigione dal morbo di Parkinson (lo stesso di cui ha sofferto Giovanni Paolo II) della religiosa francese suor Marie Simon-Pierre (nata nel 1961). La malattia le era stata diagnosticata nel 2001. Secondo la testimonianza della religiosa, la guarigione per intercessione del Pontefice è avvenuta la sera del 2 giugno 2005, quando aveva 44 anni.

Papa Wojtyla santificazione

Papa Wojtyla, al secolo Giovanni Paolo II è santo. Alle 10.25 del 27 aprile 2014 Papa Francesco ha pronunciato la formula di rito per la canonizzazione, esaudendo così l’auspicio dei fedeli che, fin dal decesso di Wojtyla, avevano celebrato il Papa con lo slogan «Santo subito».

Papa Wojtyla contro il comunismo

«Il crollo della Cortina di ferro sarebbe stato impossibile senza Giovanni Paolo II». Bastano queste parole pronunciate dall’ex Primo Ministro dell’ex Unione Sovietica, Michail Gorbačëv, per sintetizzare l’importanza storica che ha avuto Karol Wojtyla. Proprio per le sue origini derivanti da un Paese che ha patito il Nazismo prima e il Comunismo poi, la Polonia, la nomina a Papa ha permesso un’accelerazione nel processo del crollo dei regimi comunisti. Come già detto in precedenza, anche il suo sacerdozio a Cracovia è stato all’insegna dell’anti-comunismo e il suo Papato ha incoraggiato e rafforzato la posizione delle forze democratiche e liberali polacche opposte al regime comunista.

Su tutte “Solidarność” (Sindacato Autonomo dei Lavoratori “Solidarietà”), Sindacato fondato in Polonia nel settembre 1980 in seguito agli scioperi nei cantieri navali di Danzica e guidato inizialmente da Lech Wałęsa (premio Nobel per la pace nel 1983 e successivamente presidente della repubblica negli anni 1990-1995). Un Sindacato che ha ottenuto anche finanziamenti dall’Ior, Banca legata al Vaticano.

In fondo, il superamento della Guerra Fredda mediante il crollo dei regimi comunisti dell’Est Europa è molto probabilmente il principale motivo della sua nomina.
Ha dedicato particolare attenzione al tema dell’ecologia, ponendo più volte l’accento sulla necessità di salvaguardare l’ambiente e richiamando l’uomo ad essere l’artefice e il collaboratore di Dio in questo compito.

Quanto agli insegnamenti prettamente teologici, un grande risultato di Giovanni Paolo II fu la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che diede alla Chiesa cattolica un catechismo molto più aggiornato.
Durante il suo pontificato, Giovanni Paolo II ha viaggiato più di tutti i precedenti Papi messi assieme. Mentre alcune delle mete dei suoi pellegrinaggi (come gli Stati Uniti e la Terra Santa) erano già stati visitati dal predecessore Paolo VI (soprannominato a volte «il Papa pellegrino»), molti altri paesi non erano mai stati visitati in precedenza da alcun altro pontefice. I primi avvenirono tra il 25 gennaio e il primo febbraio 1979, nella Repubblica Dominicana, Messico e le Bahamas. L’ultimo tra il 14 e il 15 agosto 2004 a Lourdes. Escludendo l’Italia, Papa Giovanni Paolo II ha visitato 127 Paesi: la più visitata la “sua” Polonia, nove volte, seconda la Francia con otto visite.

Insistente il contatto con le altre confessioni religiose, mediante incontri con i loro massimi rappresentanti. Il più incontrato il Dalai Lama, guida spirituale del Buddhismo tibetano, con il quale ha avuto otto incontri, trovandosi spesso di comune opinione. Resta memorabile la giornata svoltasi ad Assisi il 27 ottobre 1986 con le altre massime autorità religiose. Buoni anche i rapporti con l’Ebraismo, le altre Chiese cattoliche e quella Ortodossa. In particolare con quest’ultima, trattasi di uno storico avvicinamento.

Ha chiesto spesso perdono per gli errori compiuti dalla Chiesa in passato. Si è schierato apertamente contro la Mafia, ma anche contro il Capitalismo, altra ideologia che inficia la natura umana. Si è prodigato anche per la cancellazione del debito dei popoli del Terzo Mondo.

Papa Wojtyla santi proclamati

Papa Wojtyła beatificò e canonizzò molte più persone di ogni altro pontefice: le persone da lui beatificate furono 1338 e quelle canonizzate 482, mentre i predecessori nell’arco dei quattro secoli precedenti avevano proclamato soltanto 300 santi.

Papa Wojtyla accuse

Sebbene molti lo ritengano un Papa progressista, dedito all’ammodernamento soprattutto comunicativo ed esteriore dello Stato Pontificio, per altri è stato perfino un conservatore, un Papa che ha ostruito il cambiamento. Adducendo che egli abbia bloccato gli sforzi progressisti seguiti al Concilio Vaticano II, diventando un simbolo del lato conservatore della Chiesa cattolica. In effetti, la sua opposizione a metodi contraccettivi, aborto e omosessualità è stata continua. Vediamo di seguito le principali accuse rivoltegli.

– Il sostegno alle dittature di destra

Tra le critiche rivolte a Giovanni Paolo II, vi è l’accusa di aver sostenuto, col fine di opporsi al comunismo, sistemi politici o vere e proprie dittature di destra. In particolare sono stati criticati i suoi rapporti col dittatore cileno Augusto Pinochet, anche se va comunque ricordato come, nella sua visita pastorale in Cile nel 1987, il papa abbia esplicitamente invitato i cattolici cileni a “muoversi verso la democrazia”; egli ha pubblicamente abbracciato il dittatore (così come, del resto, alcuni oppositori del regime).

In varie occasioni ha comunque dimostrato solidarietà con il dittatore: in particolare un telegramma di auguri del 1993 e una successiva lettera di solidarietà quando venne arrestato in Gran Bretagna per essere estradato in Spagna, effettuando pressioni sulle autorità inglesi per bloccarne il processo di estradizione. Tuttavia alcune fonti vaticane sostengono che in occasione del viaggio in Cile il papa avrebbe anche sollecitato il tiranno al ripristino della democrazia.

Altro motivo di critiche fu quando l’arcivescovo Óscar Romero, religioso salvadoreño molto impegnato a favore dei poveri del suo paese – verrà assassinato proprio a causa della sua opposizione al governo golpista e repressivo – andò in visita in Vaticano e venne ricevuto da papa Giovanni Paolo II; questi infatti lo esortò a “sforzarsi di avere una relazione migliore con il governo del suo Paese”, e a “non avvicinarsi troppo a forze dell’opposizione”, ritenute violente. Sempre riguardo alla politica in America latina, la proclamazione del cardinale Pio Laghi è stata aspramente criticata dalle associazioni di sostegno alle vittime della dittatura (come le Madri di Plaza de Mayo, le madri dei desaparecidos), secondo le quali avrebbe appoggiato la cosiddetta “guerra sporca” in Argentina.

Anche il fatto che il processo di beatificazione di alcuni vescovi e sacerdoti vittime delle dittature di destra latinoamericane, in particolare del Cile, proceda a rilento o non sia stata avviata, è stata da alcuni criticata come una mancata presa di distanze da questi regimi.

Per contro, è molto controverso il significato della beatificazione del cardinale Alojzije Stepinac, vescovo di Zagabria imprigionato e lasciato morire in prigionia dopo la fine della seconda guerra mondiale dal regime comunista di Tito con l’accusa di di aver collaborato con gli occupanti nazifascisti e di aver appoggiato le conversioni imposte con la forza ai Serbi ortodossi ad opera degli Ustasha nel complesso di Jasenovac, un lager in cui avvennero numerose stragi e il cui comandante era il frate Miroslav Filipović-Majstorović.

– Sostegno all’Opus Dei

Anche il supporto alla prelatura dell’Opus Dei e la canonizzazione del suo fondatore, Josemaría Escrivá de Balaguer, sono stati visti come legittimazione di ciò che taluni considerano un culto sui generis di fatto autonomamente operante in seno alla Chiesa, spesso indicata come “setta” ultraconservatrice e accusata anch’essa di aver sostenuto le dittature di destra latinoamericane. Il Papa, si ribatte, avrebbe invece operato in questo caso per la sostanziale unità della Chiesa, a difesa dei suoi principi fondanti.

– Ruolo della donna

Altre critiche vennero dalle posizioni in materia di sessualità. Non solo esponenti del femminismo, ma anche cattolici progressisti, trovarono inaccettabile il ruolo della donna proposto da questo pontificato, così come la definitiva conferma dell’impossibilità di ordinare le donne. Va detto che dall’altra parte si richiama una Lettera apostolica dal Papa sulla dignità e vocazione della donna, nella quale esprime un ringraziamento per l’opera che svolgono.

– Omosessualità

I militanti omosessuali hanno trovato inevitabilmente indisponente la reiterata sottolineatura dell’inaccettabilità (perché «contro natura») del rapporto affettivo omosessuale, e il conseguente rifiuto della formalizzazione del matrimonio omosessuale (definito come «minaccia della società»). Inoltre, venne giudicata offensiva la sfumatura dottrinale che non considera un peccato in sé la condizione di omosessuale mentre condanna l’espressione in atti di tale condizione, consigliando l’astinenza sessuale ed il celibato.

– Sessualità e lotta all’AIDS

Più vasta opposizione trovò invece la posizione di questo pontificato nei confronti della contraccezione, e con essa la condanna dell’uso del preservativo. Dal Vaticano si riaffermava con vigore la posizione dottrinale tradizionale, per la quale l’atto coniugale deve rispettare sempre il suo duplice significato unitivo e procreativo, e deve essere praticato solo nell’ambito del matrimonio eterosessuale.

Di fronte a questa posizione la polemica si accese in ragione della gravissima pandemia di AIDS. La maggior parte dei governi (compreso quello della Polonia) produsse campagne di informazione per sollecitare i cittadini all’uso del profilattico come strumento di difesa dal contagio; al contrario la Chiesa criticò questo tipo di interventi, ritenendo che promuovano un atteggiamento di tolleranza nei confronti dei rapporti extra-matrimoniali, come pure omosessuali, nella ricerca di un piacere individualistico ed irresponsabile in contrapposizione ai valori cristiani che comprendono la prospettiva del matrimonio e di una futura famiglia.

Nonostante le critiche ed i pericoli di aumento di contagio sottolineati dal mondo medico, impliciti in questa politica che risulta nei fatti di difficile applicazione, la Chiesa intraprese una solitaria quanto vigorosa campagna contro la promiscuità sessuale e la leggerezza dei costumi, proponendo l’astinenza, prima del matrimonio, e la fedeltà al coniuge come la soluzione al contagio dal virus.

– Casi di pedofilia nel Clero

In argomento di governo del clero, il Papa fu oggetto di critiche, soprattutto nell’America del Nord, a causa dei ripetuti casi di pedofilia che vedevano coinvolti vescovi e sacerdoti, e per i quali fu accusato di non aver fornito una valida risposta né «riportando all’ordine» i suoi rappresentanti, né tantomeno commentando i fatti accaduti, come forse taluno si sarebbe atteso; a tal proposito va ricordato che Wojtyla con un motu proprio del 30 marzo 2002 istituì il delitto di pedofilia nella Chiesa che prevede la scomunica per i prelati che si macchiano di tale delitto; nello stesso periodo condannò i casi avvenuti negli Stati Uniti.

– Interventismo politico, ateismo e laicità

Alcuni esponenti dei Radicali Italiani hanno contestato il rivendicare privilegi ritenuti secolari, attraverso un interventismo politico di cui l’Italia è stata il principale destinatario. Spesso questo interventismo è stato visto come una forma d’ingerenza nella vita dello Stato che è riuscita a trovare nelle istituzioni repubblicane un interlocutore disposto ad assecondare il clero.

Alcuni atei accusano inoltre Giovanni Paolo II di aver considerato l’ateismo un banale sinonimo di comunismo e di aver equiparato l’apostasia al degrado morale[18], sostenendo questa critica a partire dall’affermazione contenuta nell’enciclica Centesimus Annus: «La negazione di Dio priva la persona del suo fondamento» o dal discorso dell’omelia di Confessione dei peccati quando inserì l’ateismo tra «i mali di oggi».

Infine è stata anche contestata la centralizzazione delle decisioni in materia di politica estera e nomine, e la sua condanna della Teologia della Liberazione.

La sua stessa beatificazione, così accelerata, è vista da molti come un modo per rilanciare una Chiesa il cui prodotto vende ormai poco ed è in declino. D’altronde lo stesso Wojtyla è stato un Papa che si è contraddistinto per il suo modo di comunicare, sebbene sia sempre stato contrastato e criticato da buona parte del Vaticano proprio per questo.


In conclusione, ognuno si è fatto e si farà una propria idea su Giovanni Paolo II. C’è chi lo ha amato e chi lo amerà, chi lo ha contrastato e chi lo contrasterà, chi ne riconoscerà i meriti e chi sottolineerà i suoi demeriti.

Come ogni personaggio storico di un certo spessore, anch’egli sarà sottoposto ai continui processi della Storia.(Fonte: Wikipedia)

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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