Italiani, popolo di ignoranti: i numeri drammatici sui titoli di studio

Italiani, popolo di ignoranti. Non dobbiamo offenderci se ce lo dicono, ma le statistiche, e non solo, dicono questo. Lo vediamo nell’atteggiamento di tutti i giorni, nei numeri di iscritti alle scuole superiori e peggio ancora all’Università. Nei numeri di libri e di quotidiani che si vendono ogni giorno. L’Italia, non a caso, detiene il triste primato per quanto concerne l’analfaberismo funzionale. Ma cos’è l’analfabetismo funzionale?

Come riporta Wikipedia, l’UNESCO definisce dal 1984 l’analfabetismo funzionale come «la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità». Il termine fu coniato all’interno di un’indagine sui nuclei familiari svolta dalle Nazioni Unite nel 1984: tale definizione fu introdotta per sopperire alle necessità dell’UNESCO di un concetto di alfabetizzazione complementare a quello di alfabetizzazione minima introdotta dall’agenzia nel 1958.

Infatti, all’interno della stessa indagine veniva sollevata la questione delle campagne di alfabetizzazione di massa, suggerendo che esse avrebbero dovuto mirare a standard di alfabetizzazione più elevati del semplice saper leggere e scrivere, e concentrandosi sullo sviluppo della capacità di saper utilizzare tali competenze nelle relazioni fra sé e la propria comunità e le situazioni socioeconomiche della vita.

Non ci si sorprende, quindi, se i dati OCSE sull’istruzione in Italia sono drammatici. Vediamoli di seguito.

Un italiano su tre solo con la Terza media, solo 1 su 5 laureato

Come riporta SuperEva, sono state analizzate le statistiche di uomini e donne in età lavorativa, arrivando alla conclusione che l’Italia detiene un triste record. Il nostro Paese ha infatti la maggior percentuale di adulti in età lavorativa con soltanto la licenza media. Una percentuale impressionante, considerando come questa categoria rappresenti ben il 33% del totale dei lavoratori, effettivi o potenziali.

A questi si aggiunge un 5% di adulti in possesso del solo titolo di scuola primaria. L’1% dei potenzialmente impiegabili invece non ha neanche concluso il percorso delle elementari, avendo di fatto saltato pienamente l’istruzione obbligatoria. Il totale dunque vede il 39% degli italiani in età lavorativa che non ha mai iniziato o concluso il percorso di cinque anni che porta al conseguimento del diploma di scuola superiore.

Dati preoccupanti, considerando l’importanza di un sano e regolare percorso scolastico non soltanto in merito alle aspettative lavorative future. I banchi di scuola ci formano come cittadini, consentendoci di sviluppare doti d’analisi e critica. Un Paese istruito è un Paese che pensa, riflette ed è in grado di discernere il vero dal falso in ciò che il web propina, per fare un esempio concreto, inerente il diffondersi delle fake news, che influenzano anche il voto politico.

Le statistiche sono le peggiori in Europa, considerando come in Francia la percentuale sia ferma al 22%, con il 2% che non ha mai concluso le elementari, il 6% le medie e il 14% le superiori. Nel Regno Unito ci si ferma al 19%, di cui il 2% per le elementari e il 17% per le superiori. In Germania invece soltanto il 14% della popolazione non è riuscita (o non ha voluto) a conseguire il diploma, con il 4% fermatosi prima della fine delle elementari e il 10% prima della conclusione del percorso delle medie.

Tornando in Italia, soltanto il 18% di chi è in età lavorativa ha conseguito la laurea. Numeri inferiori anche alla Turchia, con il 19%. In Germania il 28% dei lavoratori è laureato, in Francia il 33%, mentre nel Regno Unito il 45% (Come negli Stati Uniti). Il primato spetta però al Canada, con il 57% dei lavoratori laureati.

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