Eboli, dove Cristo si è fermato

Eboli è un comune di oltre 40mila abitanti della provincia di Salerno. Sorto sulle pendici del Montedoro, il suo nome Eboli potrebbe derivare da Eu bòlos, che significa buona zolla. O da un mitico fondatore: Ebalo, figlio della ninfa Sebeti e di Telone, re di Capri, menzionato da Virgilio nell’Eneide.

Eboli storia

eboli cosa vedere

Frequentata fin dalla Preistoria, come testimonia il ritrovamento di una mummia, e attraversata dall’eneolitico e dall’età del bronzo, Eboli divenne cruciale per i rapporti commerciali tra le popolazioni etrusche a nord e quelle greche a sud. Poi arrivarono i romani ed Eboli divenne un importante centro per le produzioni di ceramica.

Nel Medievo, invece, divenne un caposaldo del sistema difensivo del Principato di Salerno. Prima e dopo l’Unità d’Italia, fece parte del Distretto di Campagna. Qui trovarono ospitalità sia Giuseppe Garibaldi che alcuni membri della spedizione di Carlo Pisacane, sopravvissuti all’eccidio di Sapri.

Eboli ebbe una certa importanza anche durante il fascismo, dato che qui Benito Mussolini tenne il suo famoso discorso bellicoso prima della spedizione in Etiopia. Che egli stesso ricordò prima di quella in Grecia.

Eboli libro

cristo si è fermato ad eboli

Ma questa località della provincia di Salerno è diventata famosa soprattutto per il libro di Carlo Levi: Cristo si è fermato a Eboli. Dove egli narra la sua esperienza in questa località, dove fu spedito dal regime fascista essendo lui un anti-fascista. Levi noterà l’arretratezza culturale e infrastrutturale del posto, mettendo così in risalto la retorica fascista della modernità e dell’Impero, mentre poi molte zone del Paese, specie del sud, vivevano ancora in condizioni di arretratezza.

Il libro è stato egregiamente trasposto per il grande schermo da Francesco Rosi, con il grande Gian Maria Volontè nel ruolo di Levi.

Eboli cosa vedere

eboli  percorso dei mulini

Quando siamo giunti nella parte storica, abbiamo trovato tanta desolazione (non c’era nessuno per strada) e quasi tutte le attività chiuse. Tanto che abbiamo avuto difficoltà a trovare un ristorante aperto. Neanche la presenza di un bar, noi abituati ad averne uno quasi ogni cento metri. Anche il museo archeologico era chiuso ed è stato un peccato, così come un sito archeologico. La parte più interessante, comunque, è stato il percorso dei mulini: percorso naturalistico e archeologico lungo 358 metri così chiamato per la presenza di mulini e frantoi. Diciamo che senza di esso, forse, circa 2 ore e mezza di auto tra andata e ritorno, non sarebbe valsa la pena.

Interessante invece qualche chiesa, anche abbastanza antica. La parte moderna, è invece gradevole e tranquilla.

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