Elezioni 2018, ecco le promesse più ridicole dei principali candidati

Il 4 marzo 2018 si sta avvicinando e con esso le elezioni politiche. La campagna elettorale, ormai permanente, ovviamente sta infervorando in questi giorni in un crescendo che arriverà fino a quella data. Del resto, sebbene il media dominante oggi sia il web, la Tv ha ancora un suo peso, tant’è che secondo qualche indagine politica, nelle due settimane precedenti il giorno delle elezioni, fa ancora la differenza. I telespettatori danno peso a ciò che dicono i candidati. Del resto, anche se la Tv viene vista molto meno rispetto al passato, comunque le interviste e i dibattiti televisivi finiscono in rete e vengono visti postumi.

Se ne sono accorti anche i Cinquestelle, che stanno finendo anche in programmi prima snobbati. Anzi, inizialmente nei dibattiti Tv non ci andavano proprio. Poi c’è stata una graduale apertura ed oggi sono finiti pure da Barbara D’Urso a Domenica Live e Quinta colonna, programma curato e condotto dal ruffiano e populista Paolo Del Debbio.

In generale, comunque, i candidati principali le stanno sparando grosse. Ecco le promesse più assurde di Berlusconi, Salvini, Di Maio, Renzi e Grasso.

Elezioni 2018, le promesse di Berlusconi

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Ovviamente, il primato spetta ancora a lui, l’imbonitore numero uno: Silvio Berlusconi. Come riporta Nano press, dopo aver fatto di tutto per togliere l’articolo 18 e far passare il Jobs Act di renziana memoria, ora vorrebbe abolire proprio il Jobs Act. O meglio, vorrebbe introdurre “strumenti più efficaci del Jobs act per correggerne gli effetti distorsivi e incentivare le imprese a creare lavoro stabile”, si legge in una nota del partito.

Berlusconi ha anche lanciato la flat tax per combattere l’evasione fiscale, vale a dire una tassazione per tutti al 15%. Praticamente quasi la metà di quanto mediamente paghiamo oggi. Oltre all’abolizione dell’IRPEF e un’aliquota unica “sotto al 20%” per tutti i redditi. Per quanto riguarda le pensioni, invece, Berlusconi punta ad aumentare le minime a mille euro al mese più la tredicesima. Introducendola pure per le casalinghe.

Altra promessa elettorale di Forza Italia è il reddito di dignità per coloro che guadagnano meno di mille euro mensili. La misura consisterebbe nell’esentare i cittadini bisognosi dal pagamento delle tasse, mentre lo Stato verserebbe loro un’ulteriore integrazione fino al raggiungimento della soglia di mille euro.

Ancora, abolire di nuovo la tassa di successione e quella sulle donazioni. Infine, obiettivo dell’ex cavaliere di Arcore sarebbe anche l’abolizione del bollo auto sulle ‘prime auto’.

Il problema è sempre lo stesso: dove prende tutte le coperture per tagliare tutto ciò. Berlusconi tutto sommato le promesse elettorali le mantiene: pensiamo all’abolizione della tassa di successione, dell’Ici. Ma in quest’ultimo caso, l’errore fu abolirla per tutti e togliere così un importante introito per i Comuni. Poi fu introdotta l’Imu dal Governo Monti che fu peggio dell’Ici: i Comuni sono diventati esattori per conto dello Stato, dato che i soldi della tassa su seconde e terze case raccolti finiscono a Roma e vengono poi restituiti ai Comuni in quantità inferiore.

Elezioni 2018, le promesse di Salvini

Per quanto riguarda le promesse di Matteo Salvini, vorrebbe abolire la Legge Fornero, che però ha dovuto incassare una bacchettata da Berlusconi che invece ha una visione più morbida di eventuali ritocchi alla legge, e ha sostenuto di voler superare la norma, ossia “eliminare gli aspetti ingiusti” della legge ma senza cancellarla definitivamente.

Altra promessa è di rimandare a casa con l’aereo tutti gli immigrati arrivati in questi anni in Italia. Non manca poi una promessa anti-Bruxelles, affermando di voler portare fuori l’Italia dall’Ue per uscire dai suoi parametri. Anche Salvini promette con forza la Flat Tax al 15%.

Elezioni 2018, le promesse di Di Maio

di battista di maio

Veniamo ai Cinquestelle. Per quanto riguarda il Jobs Act, Luigi di Maio punta alla reintroduzione dell’articolo 18 per le aziende con più di 15 dipendenti. Mentre sul fronte pensioni, il Movimento Cinque Stelle vorrebbe l’abrogazione della legge Fornero in favore della ‘quota 41′, che in pratica stabilirebbe l’entrata in pensione dopo 41 anni di lavoro. La proposta grillina potrebbe però non essere sostenuta da adeguati finanziamenti, infatti l’abolizione della legge Fornero costerebbe circa 140 miliardi di euro.

Tra le altre promesse elettorali di Luigi di Maio c’è l’aumento delle pensioni minime a 780 euro. Ma il vero argomento principe dei grillini è il reddito di cittadinanza, un reddito minimo garantito di 780 euro al mese per disoccupati, inoccupati e lavoratori che guadagnano meno di tale soglia.

Elezioni 2018, le promesse di Renzi

rai renzi

Matteo Renzi si è tenuto un po’ più basso, forse perché lo abbiamo già visto al governo e sa che lo conosciamo come “il bomba” per quante ne spara. Comunque l’ex sindaco di Firenze ha messo in cima alla lista delle promesse elettorali del PD l’istituzione del salario minimo (9/10 euro l’ora) per tutti quei lavoratori che non possono contare sulle retribuzioni minime stabilite con i contratti collettivi. Poi si è parlato di Canone Rai: prima in termini di abolizione, poi con la proposta di un canone light per i cittadini che sono maggiormente in difficoltà economicamente. Si è preso una tiratina d’orecchie dal Ministro dello sviluppo Carlo Calenda, che ha già bollato l’abolizione del Canone Rai come la solita promessa elettorale.

Elezioni 2018, le promesse di Grasso

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E chiudiamo con le promesse elettorali di Pietro Grasso, ex magistrato e Presidente del Senato uscente, scelto da Bersani e D’Alema come leader del loro neonato progetto politico: Liberi e uguali. Spacciandolo come di sinistra ma probabilmente non ne è convinto nemmeno lui. Inoltre, come fece notare Marco Travaglio all’indomani della sua investitura da Presidente del Senato, viene osannato come Magistrato anti-mafia ma in realtà ha sempre aggirato l’arresto dei mafiosi e frenando inchieste importanti. Liberi e uguali è l’ennesima cosina rossa che prenderà il 3-4 percento (anche se i sondaggi la danno al 6%).

Pietro Grasso ne ha sparata una di promessa: l’abolizione delle tasse universitarie. Ha cercato di dire una cosa di sinistra, ma alla fine un simile provvedimento farebbe un favore solo ai ricchi. Infatti, per le classi meno abbienti già esistono agevolazioni e borse di studio, mentre le tasse per chi può permetterselo sono già alte. Insomma, era meglio che stava zitto. Anzi, che non si fosse candidato affatto.

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