EMILIO FEDE CACCIATO DAL TG4, DOPO 19 ANNI DI ONORATO ZELO

CADE UN ALTRO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO. SARA’ SOSTITUITO DA GIOVANNI TOTI, DIRETTORE RESPONSABILE DI STUDIO APERTO
dopo 19 anni di onorato zelo e servilismo, Emilio Fede è stato rimosso dalla direzione del Tg4. Occorre comunque dire che su un cambio al vertice del Tg4 si ragionava da tempo, anche perché Fede compirà 81 anni a giugno. È difficile non immaginare che a pesare sulla svolta di queste ore non siano state le ultime vicende, con il fascicolo aperto dalla procura di Roma sui due milioni e mezzo di euro che Fede avrebbe cercato di depositare in Svizzera, a Lugano. Circostanza seccamente smentita come «balla colossale» dall’interessato. Ma è difficile non notare la coincidenza tra il clamoroso annuncio di questa sera e le dichiarazioni rilasciate da Fede nelle ultime ore, in particolare al Corriere della Sera in cui il direttore oltre a parlare di «complotto» ai suoi danni, lascia chiaramente trapelare la convinzione di dare fastidio «anche» dentro l’azienda.


IL COMUNICATO DI MEDIASET – «In una logica di rinnovamento editoriale della testata, cambia la direzione del Tg4», spiega Mediaset in una nota. «Dopo una trattativa per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro non approdata a buon fine, Emilio Fede lascia l’azienda. Mediaset lo ringrazia per il lavoro svolto in tanti anni di collaborazione e per il contributo assicurato alla nascita dell’informazione del Gruppo. Giovanni Toti, direttore responsabile di Studio Aperto – conclude la nota – è il nuovo direttore designato del Tg4».
LA REAZIONE DI FEDE – «Che bella giornata di primavera, è tutto fiorito, è una giornata splendida: non c’è un’era che finisce ma solo situazioni che cambiano». Così, con esibita indifferenza Emilio Fede parla del suo divorzio per niente consensuale da Mediaset, che ieri lo ha sostituito alla direzione del Tg4 con Giovanni Toti. «Non ho nulla da dire – ha aggiunto – lascio la direzione anticipata si; lascio Mediaset credo di no. Mi era stato chiesto di lasciare il primo luglio ma io chiedevo una proroga, mi ero intestardito più del necessario e loro si sono seccati. Allora vai via adesso hanno risposto, è una loro decisione di fronte alla mia eccessiva testardaggine». «Io dico che non lascio l’azienda, ma non vengo certo a dire a voi quello che faccio, non anticipo situazioni in evoluzione arriva un ragazzo per bene come Giovanni Toti, che ha la fortuna di avere due direzioni». Ho sentito Berlusconi? «Si, abbiamo detto “che bella giornata di primavera”». Ma per Fede il problema è che «le cose vengono deformate, nella vicenda Lugano poi l’azienda si è sentita tirata in causa. Anche anche Fede con la valigia… più che sapere quale sia il mio futuro aziendale mi interessa sapere chi sono i due con la valigia che sono andati in Svizzera spacciandosi per me». E ai giornalisti che gli chiedevano chi fossero Fede ha risposto interrompendo la conversazione. Poi ad altri giornalisti l’ex direttore del Tg4 ha detto: «Sono al mio posto qui in ufficio, ma non so ancora se andrò in onda con la prima edizione del mio Tg delle 11.30».
IL PERSONAGGIO: FORMATOSI IN RAI APPRODA A MEDIASET NELL’89 – Siciliano, di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, classe 1931, Emilio Fede frequenta le scuole dell’obbligo a San Piero Patti, cittadina poco distante da Barcellona. Il trasferimento a Roma con la famiglia arriva dopo la guerra. Nella capitale inizia a lavorare nella carta stampata, collaborando con Il Momento – Mattino di Roma. Poi lavora per la Gazzetta del Popolo a Torino dove diviene inviato speciale. La collaborazione con la Rai comincia nel 1954, ma il passaggio definitivo alla televisione arriva nel 1961. Nel 1964 sposa Diana De Feo, la figlia di Italo De Feo, allora vicepresidente della Rai. Fede viene inviato in Africa dove resta per 8 anni.
Nel 1976 approda al Tg1 come conduttore, diventandone direttore dal 1981 al 1983. Sotto la sua direzione la testata racconta la tragedia della morte di Alfredino Rampi, a Vermicino. Nel frattempo si candida alle elezioni politiche del 1979 nelle liste del Partito Socialista Democratico Italiano (Psdi). Il rapporto con la Rai termina nel 1987 in seguito ad un processo per gioco d’azzardo (finito con la sua assoluzione). Il passaggio alla Fininvest arriva nel 1989, come direttore di Video News e successivamente di Studio Aperto, che sarà il primo notiziario ad annunciare in diretta l’inizio della prima Guerra del Golfo il 17 gennaio 1991, proprio nel giorno della sua prima messa in onda su Canale 5. Il passaggio alla direzione del Tg4 arriva nel 1993, dove è rimasto appunto fino ad oggi.
Cade dunque un simbolo del Berlusconismo, uno dei giullari più buffi e spudorati alla corte del Re di Arcore. In casa Pdl è in atto un rinnovamento, ma solo “di facciata”. Il Cavaliere sta mandando in battaglia nuovi soldati, ma di fatti è sempre lui a manovrarli e a dettarne le strategie.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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