Clamoroso errore grammaticale del Ministro dell’istruzione Fedeli: cosa ha detto

Gaffe grammaticale del Ministro dell’istruzione Fedeli. Il Governo Gentiloni si avvia verso la fine del suo mandato, mentre già fervono i preparativi tra i partiti in vista delle prossime elezioni politiche. Che dovrebbero tenersi il prossimo marzo 2017, restituendo la parola agli elettori dopo 5 anni di governi non eletti. In pieno stile centrosinistra, come capitò tra il 1996 e il 2001, quando si avvicendarono ben 4 governi non eletti: Prodi, D’Alema I e II, Amato. A questo giro si è fermato a 3: Letta, Renzi e Gentiloni. Quindi nessuno dei 3 principali candidati a Premier. Un quinquennio fatto di polemiche, gaffe e dimissioni. Più invocate che realizzate in realtà.

Tra i ministri più contestati troviamo quella dell’istruzione Valeria Fedeli, non tanto per le riforme, che di fatto non ha compiuto (del resto, ci ha già pensato la riforma Giannini a fare casini). Quanto per il fatto di essere un Ministro dell’istruzione senza diploma. Ma di provenire dal mondo dei sindacati e neanche nella scuola (ho riportato la sua biografia qui). Certo, sono tanti i laureati che commettono strafalcioni grammaticali o sanno poco di storia e geografia, ma per un Ministro dell’istruzione è grave non avere neanche il diploma. E forse non è un caso che abbia commesso un errore grammaticale che al web ovviamente non è passato inosservato. Ecco quale.

Errore Grammaticale del Ministro Fedeli

fedeli errore grammaticale

Come riporta Msn, Valeria Fedeli, nella lettera al Corriere della Sera sulla necessità di studiare la Storia in maniera approfondita ha commesso un errore grammaticale. Nella parte finale della lettera, come ha fatto notare anche l’account Instagram “Non leggerlo”, la ministra scrive:

«… sarebbe opportuno che lo studio della Storia non si fermasse tra le pareti delle aule scolastiche ma prosegua anche lungo i percorsi professionali. Questo se non vogliamo sentirci rispondere anche da un adulto: “Hitler chi?”».

Sul quel “prosegua” (congiuntivo presente) il Ministro scivola, perché il tempo del congiuntivo da usare in questo caso è l’imperfetto (proseguisse). Studiare la Storia sì, ma senza dimenticare la consecutio temporum.

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