Via Almirante, la pochezza dei politici di oggi contro i grandi del passato

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 21 Giugno 2018

Via Giorgio Almirante a Roma non si farà. Neanche questa volta. In realtà, il consiglio comunale capitolino aveva dato il via libera all’intitolazione di una strada a colui che fu fondatore, segretario e leader del Movimento sociale italiano. Tuttavia, il Sindaco Virginia Raggi, dopo il suo solito e imbarazzante “non ne sapevo nulla”, come se tutto quanto gli accade intorno venisse tramato alle sue spalle ed a sua insaputa, ha stoppato la procedura.

Il No è giunto soprattutto dopo che la Comunità ebraica di Roma aveva reagito con profonda indignazione alla notizia del via libera dell’assemblea capitolina a una mozione per intitolare una via al leader missino. Oltre ad essere stato leader di un partito neofascista, ricordano, Almirante fu anche segretario di redazione della rivista La difesa della razza. E ciò ha fatto scaturire il loro sdegno e la loro disapprovazione.

Alla Comunità ebraica ha risposto la figlia di Almirante, Giuliana De Medici. Ricordando che “già dal 46 (il padre, ndr) aveva iniziato a parlare di pacificazione nazionale. I tempi sono più che maturi per accettare la pacificazione nazionale. Con tutto il rispetto per ciò che hanno subito gli ebrei: mi inchino davanti a loro e lo farebbe anche Almirante. Tutto il suo indirizzo politico è stato sul tema del rispetto altrui, della democrazia. Nel corso della sua attività politica non può essere attaccato su niente“.

Ci sono poi state altre reazioni polemiche. A ricordarci che in Italia non c’è alcuna pacificazione su nulla. Dal fascismo al craxismo passando per l’Unità d’Italia. “Un Paese mancato”, lo definì lo storico Guido Crainz in un suo interessantissimo libro. Eppure, la figura di Giorgio Almirante giganteggia su quella di molti politici nani di oggi.

Via Almirante, le reazioni pro e contro

Virginia Raggi

Contraria all’istituzione di una Via dedicata a Giorgio Almirante, riporta LaRepubblica, anche l’Anpi. La quale commenta, per bocca della sua presidentessa Carla Nespolo: così il voto favorevole in Campidoglio: “inqualificabile e vergognoso”.

La Nespolo ricorda anche che:

“avviene nell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali firmate anche da Almirante, responsabile mai pentito. Anche se la sindaca Raggi ha annunciato che non ci sarà nessuna via a lui dedicata, resta un vulnus nei confronti di Roma medaglia d’oro alla Resistenza e dei romani. Non si gioca a carte con i valori della Resistenza”.

E poi conclude:

“Non si può partecipare alle manifestazioni dell’Anpi, dire che verranno cambiati i nomi delle vie dedicate a scienziati che hanno redatto il Manifesto della razza e poi avere un voto del genere in consiglio comunale – spiega – non si può governare in modo così superficiale”.

Particolarmente risentita Giorgia Meloni:

“Virginia Raggi, sei semplicemente ridicola. Daremo battaglia su via Almirante. Il Consiglio comunale si è espresso favorevolmente: imporgli una linea diversa sarebbe semplicemente staliniano”.

Non vorremmo che dietro alla retromarcia della sindaca vi fossero pressioni esterne“, dichiara in una nota il capogruppo Fabrizio Ghera.

Di “maggioranza allo sbando” parla invece Giulio Pelonzi capogruppo Pd al Campidoglio.

“Prima vota positivamente una strada e poi la sindaca dice che non va bene e si appresta a fare una mozione per annullarla. Tra l’altro noi ne siamo molto felici, ma la riflessione generale è e che questa amministrazione non riesce a guidare la città presa dalla confusione”.

“L’immagine di questa sindaca che dice che tutti che ce l’hanno con lei dà la sensazione che a decidere le cose a Roma non sia lei ma qualcun altro e che lei sia in balia di non si sa cosa o chi. Per questo nella maggioranza c’è confusione su via Almirante, sullo stadio della Roma e su altre mille cose”, conclude il dem.

Negare l’intitolazione di una strada a Giorgio Almirante é sintomo di “miseria umana” secondo Vittorio Sgarbi, deputato di FI alla Camera e sindaco di Sutri.

“Almirante – aggiunge Sgarbi – appartiene all’epoca di una civiltà politica di cui si é persa la memoria, in nome di una confusione mentale imperdonabile, e senza mostrare alcuna preoccupazione per le dichiarazioni di alcuni alleati di governo ben piu’ estreme di quelle di Almirante. Ora la sindaca di Roma “infierisce su Giorgio Almirante, negandogli l’intitolazione di una strada. Miseria umana. Mentre Oliviero Toscani evoca il processo di Norimberga per Salvini – aggiunge il critico d’arte – la Raggi se la prende con un morto le cui posizioni sono sempre state sempre meno radicali di quelle di molti esponenti della Lega con cui il partito della Raggi é alleato”.

Favorevole invece ad una intitolazione a Via Almirante Matteo Salvini:

“A Roma c’è via Togliatti – commenta – via Marx, in Italia ci sono vie e piazze intitolate a Stalingrado, la storia non si processa ma si ricorda. Se via Almirante fosse parallela a via Togliatti non vedo quale sarebbe il problema…”.

Non è mancato ovviamente n commento di don Assuunta, la moglie:

“Sindaca, cosa intende per fascismo? Perché se intende l’ imposizione del potere di un singolo su una decisione democratica e popolare allora mi sembra che la fascista sia lei (…) Siamo arrivati al paradosso”, scrive, “di una sindaca che prima dice ‘la decisione dell’assemblea comunale è sovrana’ e poi dopo qualche ora cambia idea ed impone il suo pensiero impedendo una decisione democraticamente votata”.

Perchè Via Almirante non sarebbe uno scandalo

Giorgio Almirante

Negare una strada a Via Giorgio Almirante, scomparso nel 1988, a mio avviso è un fatto ridicolo e assurdo. Ad Almirante va riconosciuto lo spessore politico, di un personaggio che vedeva gli avversari politici realmente come tali e non come nemici. Tanto da meritarsi anche la stima degli stessi e, non a caso, Almirante si recò ai funerali di Enrico Berlinguer. Morto nel 1984. Quando la politica era passione, contenuto, non prevaricazione e urla.

Almirante ha avuto il merito di aver costituzionalizzato un partito neofascista, puntando alla pacificazione storica, anche nei confronti degli stessi ebrei fin dal 1943. Come la figlia stessa ricorda. Non a caso, la rivista incriminata, di cui Almirante fu segretario di redazione, smise le sue stampe nel 1943. Finendo sotto le macerie insieme al Fascismo.

Il tentativo di far rientrare nei ranghi democratici il Movimento sociale italiano è dimostrato anche dal fatto che, diversi missini che erano in disaccordo con Almirante, fondarono nel 1969 Ordine Nuovo. Che ebbe anche rapporti coi terroristi di estrema destra. Così come nacquero altri movimenti di estrema-destra eversivi. Almirante fu in realtà più fedele al Fascismo di questi ultimi, dato che Mussolini, nel suo testamento, ricorda che i fascisti avrebbero dovuto essere ossequiosi delle leggi che gli italiani si sarebbero dati in futuro. E non attivi per un loro ribaltamento come appunto fecero i terroristi di estrema destra.

Almirante creò il Movimento sociale italiano per dare voce ai vinti e tentare una pacificazione politica, la cui assenza avrebbe rischiato di portare solo costante odio, tentazioni sovversive neofasciste ancora più evidenti e pericolose. Quel partito canalizzò i voti dei nostalgici, che trovarono una loro patria e un loro sfogo nelle urne. Costretti come sarebbero stati altrimenti a scegliere la Democrazia cristiana. Nella quale, comunque, molti fascisti si riciclarono e nascosero.

Ma a parte le sue doti politiche, Almirante era innanzitutto un grande comunicatore. Dai baffi rigorosi, proprio come il fascismo a cui si ispirava agli occhi azzurri. Chiari e limpidi come la sua persona. Mite, educato, pacato e lessicalmente forbito. Non a caso, veniva da una famiglia di teatranti: la compagnia Almirante. La madre lo partorì dietro le quinte, come spesso accadeva all’epoca. Nacque a Salsomaggiore nel 1914, ma avrebbe potuto essere anche un altro posto del Belpaese.

Come ricorda Marcello Veneziani:

La sua cultura non era poi la cultura di destra ma la cultura letteraria del nostro paese: Dante e D’Annunzio, la cultura dei professori di liceo d’una volta, umanistica e poetica, l’uso perfetto della lingua e dei toni, insaporita della verve giornalistica del polemista d’opposizione. Almirante fu un grande giornalista rubato dalla politica, diceva Gaspare Barbiellini Amidei che lavorò con lui da giovane al Secolo d’Italia.

Amava le donne, Mussolini e la Juventus e aveva la civetteria della superstizione. Non ostentava fasci e manganelli ma corni anti-iettatori. Pur radicato nel neofascismo, Almirante percorse la via di una destra nazionale e sociale, aperta a liberali, monarchici e antifascisti; ma il suo sogno di una grande destra s’infranse contro i livori e gli assetti del tempo.
Per decenni, sull’onda dell’almirantismo, l’unico criterio di giudizio e di selezione per la classe politica della destra missina fu l’oratoria: il comizio era il paradigma e l’orgasmo collettivo, sul comizio si fondava la popolarità e il prestigio di un leader; del resto, poteva solo parlare un politico della destra emarginata. Anfuso e Delcroix, Mieville e Niccolai, Petronio e Cerullo, e molti altri in ogni regione d’Italia, restarono memorabili nell’immaginario dei missini per la loro capacità di trascinare mediante le parole, i comizi, i discorsi.

Ma Almirante fu il paroliere per eccellenza della destra italiana. Non c’è mai stato in Italia un leader politico, d’opposizione e di un partito piccolo e malvisto come il Msi, capace di riempire le piazze della città e gli ascolti in tv.

Politici di un tempo, tramontati insieme alla Prima Repubblica. Il democristiano Moro, il comunista Berlinguer, il repubblicano Spadolini, il missino Almirante, il socialista Nenni. Morti uno alla volta, per un effetto domino che ha fatto crollare la politica italiana tutta. Personaggi di cultura, di educazione, mossi da valori primanco che ideologie.

E oggi che la politica italiana è invasa da nani, la loro statura si fa ancora più evidente. Il modo in cui si è consumata la vicenda “Via Almirante a Roma” ne è l’ennesima prova.

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