HANNO UCCISO IL LUPO IRPINO

Dopo 97 anni di storia calcistica, l’U.S. Avellino 1912 è fallita, e dovrà ripartire dalla Serie D. La Società non aveva passato l’esame della Co.vi.soc. in quanto gravata da una situazione debitoria di circa 4 milioni di euro.
La società campana ha anche militato in Serie A per 10 anni, ininterrottamente dal 1978 al 1988, battendo squadre del calibro di Inter, Juventus e Milan; tra l’altro, nell’estate del 1986, si aggiudicò il Torneo Estivo, organizzato dalla Lega Calcio tra le dodici squadre di serie A non partecipanti alle semifinali di Coppa Italia. Il miglior piazzamento in Serie A lo conseguirà nel 1987, con un lusinghiero ottavo posto.

Inoltre, in quegli anni di militanza nella massima serie, nell’Avellino militarono futuri campioni o giocatori all’epoca già affermati come: Fernando De Napoli, Stefano Tacconi, Andrea Carnevale, Beniamino Vignola, Ramón Díaz, lo storico capitano Adriano Lombardi, Juary, José Dirceu, Franco Colomba (allenatore dei lupi nella stagione 2005/2006), Zibì Boniek, e allenatori come Vinicio, Eugenio Bersellini, Rino Marchesi e Ottavio Bianchi.
Dopo il Paradiso però arrivò l’inferno: nella stagione 1987/1988 i lupi arrivano penultimi a -1 dalla salvezza e retrocessero in B insieme all’Empoli. Poi negli anni successivi, fino ai giorni nostri, ai fallimenti sportivi (anni passati tra la serie B e la C), si sono aggiunte le disastrose vicende societarie. Fino al fallimento.
A “far compagnia” ai biancoverdi campani ci sono anche altre storiche società quali Pisa, Venezia e Treviso, anch’esse bocciate dalla Co.vi.soc.
Il fallimento dell’Avellino, che paragonerei un po’ al declinio della società calcio Napoli degli anni scorsi, denota il basso livello degli imprenditori campani, nonché uno scarso impegno delle Istituzioni nel fare da mediatrici tra venditori e compratori; per non parlare della possibilità, da parte delle stesse, di investire capitali pubblici per un bene d’interesse, in fondo, pubblico.
Disse dell’Avellino lo storico Presidente della Roma negli anni ’80 Dino Viola: “L’Avellino può cambiare squadra, allenatori, tutto, ma il pubblico, con quel pubblico che li trascina dall’inizio alla fine, giocare al Partenio sarà sempre difficile per tutti”.
Un “in bocca al lupo” (manco a dirlo) ai Lupi biancoverdi irpini per una repentino ritorno nel calcio “che conta”.
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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