Tragedia Hotel Rigopiano, perfetta sintesi del nostro Paese

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 1 Febbraio 2017

Dopo il Sud, è morto anche il Centro Italia. Ucciso dalla natura che non fa sconti. Se il Mezzogiorno è stato definitivamente ammazzato dal terremoto del 1980 – che ha spopolato decine di borghi, spezzato definitivamente le reni economiche a regioni già in difficoltà come Basilicata, Campania e Calabria, e dato la possibilità di alimentare ruberie varie per opera di socialisti e democristiani dell’epoca – così neve e terremoto stanno insieme colpendo a morte il Centro Italia. Fatto anch’esso di storia, borghi, economie che camminano sul filo di lana. Un pezzo d’Italia che non sarà più come prima, da cui in tanti emigreranno ed altri faranno fatica ad andare avanti. Quanto poi sta accadendo in Abruzzo all Hotel Rigopiano è la perfetta sintesi del nostro Paese. Il bilancio definitivo è di 29 morti e 11 sopravvissuti.

Da un lato un sistema fatto di omissioni, disservizi, allarmi inascoltati. Dall’altro l’eroismo di quanti, tra mille difficoltà, cercano di salvare quante più vite umane possibile. Ciò che sta venendo fuori in queste ore sul caso Hotel Rigopiano, mostra ancora una volta quanto questo Paese non funzioni e produca continue tragedie.

Hotel Rigopiano, spazzaneve mai arrivato

hotel-rigopiano-valangaCome riporta Il Giornale, alle 15 di mercoledì tutti gli ospiti dell’hotel Rigopiano avevano fatto il check-out, pronti per lasciare la struttura. Per quell’ora infatti era stato annunciato l’arrivo di un mezzo spazzaneve a liberare l’unica strada che conduce al resort ai piedi del Gran Sasso. Poi però è stato posticipato alle 19. Alle 17, la valanga si è staccata dalla montagna. Eppure di spazzaneve la Provincia di Chieti ne aveva ben cinque, ma sono rimasti fermi in mancanza di personale per guidarli. Anche tre elicotteri della forestale di Rieti sono rimasti a terra per un pasticcio burocratico dopo che il Corpo è confluito nei Carabinieri. I soccorsi sono arrivati solo all’alba di giovedì.

Hotel Rigopiano, sos inascoltati

hotel-rigopiano-oggiC’è anche l’allerta valanghe di livello di pericolo 4 su 5 emesso giorni fa dal Meteomont tra i documenti sequestrati dalla Procura di Pescara che indaga sul disastro per omicidio colposo. Che valuterà se è stato sottovalutato. Ma sono molti in questa storia gli allarmi lanciati e non ascoltati. A partire da quello di Giampiero Parete uscito a prendere un’aspirina poco prima che la slavina si abbattesse sull’hotel, che ha segnalato il disastro. L’amico Quintino ha chiamato tutti i centralini di emergenza, ma «nessuno – racconta – nemmeno la prefettura, mi ha creduto». I soccorsi sono partiti dopo tre ore.

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Hotel Rigopiano, turbine senza gasolio

hotel-rigopiano-prima-come-eraMentre nella notte di mercoledì i finanzieri del soccorso alpino di Roccaraso raggiungevano l’hotel Rigopiano su sci e racchette, dopo una salita di tre ore, le turbine spazzaneve che nel frattempo erano state azionate si fermavano per mancanza di gasolio. Così la strada che doveva essere liberata per fare largo ai mezzi di soccorso, tra vigili del fuoco, Protezione civile e ambulanze, è rimasta bloccata per ore insieme alla colonna mobile. I finanzieri esperti in soccorso in alta montagna hanno proseguito a piedi verso l’hotel.

Hotel Rigopiano, la vignetta di Charlie Hebdo

hotel rigopiano vignetta charlie hebdoPoi ci si mette pure Charlie Hebdo, con le sue vergognose vignette. Mi sono già espresso su questa rivista quando mezza redazione fu spazzata via dagli jihadisti. All’epoca incassai non poche critiche dai vate della libertà di espressione. Gli stessi i quali ora, che veniamo toccati ancora una volta noi italiani dopo la vignetta sul sisma che ha colpito sempre il centro, gli danno torto. Certo, bisognerà accertare poi quanto l’Hotel Rigopiano fosse davvero sicuro, incastonato com’era nella montagna. Peraltro, nel 2008 fu al centro di un’inchiesta per abusivismo edilizio, essendo passato da un edificio modesto a un resort a 4 stelle. Ma gli imputati sono stati tutti assolti. Ma anche su questo qualcuno mi taccerà dicendo che non è il tempo delle polemiche. Bensì quello del pianto. Se però continuiamo sempre in questo modo, sarà solo tempo per il secondo e mai per le prime. Quelle che poi possono smuovere davvero qualcosa.

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