Megabus a un euro conviene? Il racconto di un viaggio Roma-Milano

UN SERVIZIO natO nel Regno Unito, nel 2003 E oltre che in Europa opera anche in Nord America (400 bus in totale). IN ITALIA E’ ATTIVO DAL 24 GIUGNO
Avete presente la gita che il ragionier Filini organizzò per i suoi colleghi ormai pensionati per andare a Venezia? Quando loro credevano di arrivarci in aereo e invece fecero un tragicomico viaggio infinito in pullman? Ecco, più o meno è quanto accade con il Megabus attivo in Italia dallo scorso 24 giugno, il quale, per la modica cifra che parte da un euro (più cinquanta centesimi di prenotazione), promette di portarvi da una città all’altra. Prezzo che lievita se prenoti il giorno prima e ancora di più per gli ultimissimi posti. Valido anche per tratte internazionali, come Parigi o Londra. Megabus è nato nel Regno Unito nel 2003. Oltre che in Europa opera anche in Nord America (400 bus in totale) e fa parte del Stagecoach Group, che in Inghilterra gestisce pure il servizio ferroviario low cost Megatrain. In Italia vanta 23 autobus da 87 posti l’uno e tratte che collegano 13 città: Torino, Milano, Genova, Padova, Verona, Venezia, Bologna, Pisa, Siena, Firenze, Roma e Napoli.

Tutto molto bello direte, un sogno che si realizza. Visto che muoversi in treno o in aereo costa decine di euro, se non centinaia (per le tappe internazionali). Vediamo di seguito l’esperienza di un passeggero per la tratta Roma-Milano, raccolta da Libero.

LE DIFFICOLTA’ PER TROVARLO – il nuovo servizio low-cost che sta conquistando l’ Italia e che ti offre ampie scelte: da Roma a Milano, per esempio, otto partenze ogni giorno (anche notturne). L’ importante è non aver fretta. E trovare il punto di partenza. Già, perché quando arrivi a Tiburtina ti aspetta una caccia al tesoro da incubo. Appuntamento alle 11.15 per partire alle 11.30, 40 gradi, asfalto con foschia, autobus che sgasano come allo start di un Gran Premio, cartelli luminosi con orari e stalli (banchine), ma di Megabus nessuna notizia. Come se non esistesse. «Provi a chiedere alla biglietteria», sussurranno al bar senza farsi sentire, manco tu avessi chiesto notizie dello spacciatore migliore. Coda, poi il tuo turno. «Mi spiace, noi con Megabus non c’ entriamo, chieda a qualcuno in divisa». Giorgia, taglio e occhialoni stile Arisa primo modello ma versione dark, origlia e sorride.
«Anche tu cerchi il bus per Milano? Io ho l’ ansia. Vado a Bologna ed è la prima volta con Megabus, andrà bene vero?». Si fa coraggio e ferma un autista. Che fa una smorfia. «A regazzi’, e che ne so. Che, te devo da’ informazioni sulla concorenza? Hai fatto l’ assicurazione? Mica ce arrivi viva con ‘sti qui…ahahaha. Comunque prova allo stallo 12». Arisa dark va nel panico, trema e a fatica arriva alla banchina. Dove ci si guarda e ci si studia con sospetto, come nella sala d’ aspetto del dottore. Ci sono due orientali vestiti da surf, una coppia sovrappeso, una punkabbestia senza bestia (per fortuna) e tre turiste olandesi. Salvo, studente saputello, fa il figo. «Cercate il Megabus per Milano, eh?». Ride. «Dicono che parta da qui, ma forse là all’ angolo o forse dall’ altra parte della strada. Boh. Comunque io l’ ho già preso due giorni fa e prima di fermare a Milano fa sosta a Bergamo. Ora arriva». Balle. A Bergamo non passerà mai e per ora non lo si vede proprio, e ormai sono le 11.50. Smarrimento.
Poi, evviva, l’ apparizione.
LA PARTENZA PROMETTENTE – Eccolo, un bestione a due piani, imponente, luccicante, maestoso. Frenesia, e nella ressa spunta un anziano ingobbito. «Non ho il biglietto, quanto costa?». La punkabbestia bisbiglia: «Su internet l’ ho pagato 7 euro». «Ah». L’ uomo riflette.
Poi si gira da altri: «Belin, qualcuno l’ ha mica trovato a 1 euro? Io vado a Genova», svelando così la destinazione e l’ ovvia ossessione per il risparmio. Ci siamo, si aprono le porte. «Scusate, scusate se l’ è in ritardo ma ora vo veloce. A Napoli eravamo puntuali, poi il traffico…». Fabrizio è l’ autista, un Begnini con ancora meno capelli (e meno denti) che si trasforma in assistente di viaggio. «Te tu dove vai?», e carica le valigie in base alla destinazione. Ci si sistema. Posti comodi, tutto nuovo. Cinquanta passeggeri per 87 sedili, si sta larghi (ma c’ è chi prenota due biglietti per stare più largo), aria condizionata, prese della corrente (diventerete matti per trovarle: sono sotto il sedile), bagno, wirless. L’ autista-assistente di viaggio ora diventa accompagnatore e saluta al microfono: «Allacciatevi le cinture di sicurezza e buon viaggio». Via, si parte. L’ uscita da Roma è una tortura di traffico.
Poi, finalmente, autostrada. Ma c’ è la sorpresa. Dlin dlon: «Signori viaggiatori, ora la si fa ‘na fermata all’ autogrill. Sosta di 45 minuti, si riparte alle 13.30», annuncia Fabrizio, che deve fermarsi per legge per non guidare troppe ore di fila.
Pranzo veloce, la conta dei passeggeri («Il vostro vicino c’ è?») e ci si rimette in viaggio.
DIECI ORE DA ROMA A MILANO – Il tempo passa senza stress. Anche perché scordatevi le gite scolastiche o i viaggi di comitiva: qui niente schiamazzi, niente cori, niente caos. A parte quando Salvo risponde urlando al cellulare e fa sapere a tutti che ha appena fatto un incidente e che «aappasquale, mio cuggino, è depresso e sta in casa tutto il giorno e bla bla bla». Sul Megabus, invece, nessuna depressione. Si legge, si naviga, si dorme, si chiacchiera («Io sono partito da Napoli: vado a Milano con 1 euro quando un altro pullman mi farebbe pagare 55 euro») mentre i km scorrono e alle 16.25 uno scossone in frenata ti fa capire che si è a Firenze. Prima tappa.
E seconda sorpresa: Fabrizio l’ autista-assistente di viaggio-accompagnatore saluta e cede il volante a un collega. Che si presenta al microfono: «Sono Carmen, buon viaggio». Mormorii. Sorrisini. Ma la conducente – una Merkel bassa e ben piazzata – sarà bravissima alla guida di questo bestione, piede dolce e delicato, e porterà tutti a Bologna per le 19. Altro cambio (aiuto autista polacco), altri passeggeri e via, nel traffico fino a Milano. Arrivo a Lampugnano alle 22. Dieci ore di viaggio che se avessimo preso l’ aereo saremmo a New York e con il treno quasi a Parigi. Ma chissenefrega, qui è una questione di soldi, non di distanze. E se hai tempo libero, Megabus ne vale la pena.
Del resto, per solo un euro non si può certo pretendere la velocità di un Freccia rossa o di un aereo. Ma è anche vero che il costo di un euro vale solo se lo si acquista minimo con due mesi di anticipo, mentre poi la tariffa sale sempre più. Forse è più adatto ai giovanissimi, più propensi a viaggiare per molte ore e con la tasca generalmente più vuota.
Comunque, sta a noi decidere: viaggio lento con più soste ma comodo con super risparmio Vs viaggio veloce ma più costoso.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

6 Risposte a “Megabus a un euro conviene? Il racconto di un viaggio Roma-Milano”

  1. Ho viaggiato due giorni fa da Torino a Firenze e mi sono trovata benissimo. Non si può paragonare un autobus all'aereo o al treno. L'autobus risente del traffico e se chi ha scritto l'articolo lo paragonasse ad altri autobus vedrebbe che Megabus è ottimo

  2. Tra l'altro con aria condizionata, wireless e prese elettriche… meglio dell'intercity e molto più economico! Anche con le tempistiche siamo lì…

  3. Vabbè, il racconto è spassoso però non capisco il senso del titolo " Il bluff del Megabus a un euro: " Perché lo definisci un bluff? Per quella cifra che t'aspettavi, l'infermierina che ti fa i massaggi mentre ti legge la favola di cappuccetto rosso?

  4. Da non crederci… ma se riesci ad arrivare in fondo all'articolo ti sei tirato su il morale per la serata! Bel post!

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