IN SUDAFRICA E’ TORNATO L’APARTHEID, STRAGE DI MINATORI

SONO IN AGITAZIONE PER CHIEDERE UN AUMENTO DEI SALARI MOLTO BASSI
Sembra il Sudafrica degli anni ’60 quello che stiamo vedendo in Tv in questi giorni. Scene che credevamo ormai archiviate a partire dalla scarcerazione ormai pluriventennale di Nelson Mandela. E invece una settimana fa si è tornato a sparare sui neri, più precisamente, minatori che chiedevano un adeguamento salariale. Molti i morti, per un agitazione ancora in corso.

I FATTI – La polizia sudafricana ha aperto il fuoco sui minatori che protestavano. È successo giovedì della scorsa settimana nei pressi della miniera di platino di Marikana, nella mattinata di giovedì. Sarebbero almeno 34 i morti. Ma già nei giorni precedenti 10 persone, tra cui due poliziotti, erano state uccise in scontri tra sostenitori di due diversi sindacati. I disordini sono in corso da due settimane, quando i lavoratori avevano incrociato le braccia nell’ambito di una disputa sui salari. Lo sciopero è poi degenerato in un conflitto aperto tra i membri dei due sindacati che si fanno concorrenza. Martedì centinaia di minatori si sono radunati nuovamente nei pressi della miniera. Molti di loro erano armati di machete, bastoni e altre armi, e hanno ballato e cantato, osservati da agenti di sicurezza. La polizia ha permesso ai minatori di manifestare, mentre sono in corso negoziati volti a porre fine alla protesta. Poi però la situazione si è fatta sempre più tesa. Temendo di non poter controllare la folla, la polizia ha quindi aperto il fuoco, parlando di “legittima difesa”.
LE RAGIONI DELLA PROTESTA – La miniera è gestita dalla società Lonmin, il terzo più grande produttore di platino del mondo. Nel sito a 100 km da Johannnesburg lavorano oltre 3.000 minatori. Guadagnano in media 400 euro al mese. I sindacati chiedono un aumento pari al triplo della paga attuale. L’azienda non intende cedere, e minaccia licenziamenti di massa.
PLATINO ALLE STELLE – All’indomani della strage dei minatori il prezzo del platino raggiunge i suoi massimi da oltre un mese. Venerdì sulla piazza London Platinum e Palladium Market un’oncia di platino valeva fino a 1.460,99 dollari, il prezzo più alto dal 6 luglio. A fronte di questa escalation di violenze, «gli investitori temono nuovi ostacoli alla produzione nelle miniere di Lonmin, e anche un contagio dei conflitti sociali ai siti di altri produttori di platino nella regione», ha sottolineato il broker Johnson Matthey.
Il Sudafrica è il primo produttore mondiale di platino del pianeta, estraendo circa il 75% dell’offerta mondiale di questo metallo prezioso, il cui principale mercato è l’industria automobilistica.
Probabilmente in Sudafrica è in atto una seconda fase di quella rivoluzione avviata con tenacia e meticolosità da Nelson Mandela, affinché i bianchi colonizzatori riconoscessero i giusti diritti ai neri natii del posto. Oggi il Paese è governato da Jacob Gedleyihlekisa Zuma – Presidente anche dell’African National Congress (ANC, fondato da Mandela), eletto nel 2009 con il 67% dei voti; succedendo Kgalema Motlanthe – e la nuova generazione dei neri sudafricani non si accontenta più dei considerevoli progressi ottenuti in passato dai loro padri, recriminando giustamente nuovi e sacrosanti diritti.  
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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