La balla dei 79mila nuovi posti di lavoro: i numeri dell’INPS smentiscono Boeri e Renzi

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 20 Dicembre 2020

IL GOVERNO AVEVA GIA’ FATTO SUOI QUESTI DATI, FRESCO DI ENTRATA IN VIGORE DEL JOB ACT. MA LA REALTA’ E’ DIVERSA
La settimana scorsa sono emersi dei dati che hanno fatto illuminare il Premier Renzi e il Ministro del lavoro Poletti, convinti che tutti i meriti fossero propri. Ai due si è aggiunto pure il Presidente dell’Inps Tito Boeri. Tra gennaio e febbraio si sarebbero avuti “79.000 nuovi posti di lavoro” e il Governo voleva propinarceli come un primo grande risultato del Job Act. Ma è una balla colossale. Intanto perché nei primi due mesi dell’anno la riforma del lavoro non era ancora entrata in vigore, ma soprattutto, perché a smentirli è proprio l’Inps; quindi, indirettamente, lo stesso Boeri. L’Osservatorio sul precariato dell’Inps, infatti, ha reso noti ieri i dati elaborati in base alle modificazioni occupazionali dei primi due mesi dell’anno. Il saldo finale è zero.

I NUMERI REALI – A gennaio e a febbraio, spiega l’Osservatorio, i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono aumentati del 20,7%a confronto con gli stessi mesi del 2014. Di conseguenza, è salita anche la percentuale di lavoro “stabile” (dal 37,1% al 41,6%). In cifra assoluta, sono stati attivati 307.582 contratti a tempo indeterminato, mentre sono state 78.287 le trasformazioni di contratti a termine. Sull’altro piatto della bilancia, diminuiscono i contratti a termine (-7%) e in apprendistato (-11,3%). Il totale è quasi imbarazzante: i nuovi  rapporti di lavoro attivati nei primi due mesi del 2015 sono stati 968.883, solo 13 in più rispetto ai 968.870 dei primi due mesi del 2014.
Una dimostrazione postuma, a consuntivo (quindi inconfutabile) che le forme contrattuali precarie servivano soltanto ad abbassare i salari e rendere ricattabile la forza lavoro. Una volta raggiunto il pieno controllo padronale su queste due variabili – livello del salario e della conflittualità potenziale – si può benissimo assumere col contratto “stabile”. Che garantisce qualcosa in più anche al lavoratore(ferie e malattia, ma con molta moderazione, sennò ti licenziano subito) e moltissimo al datore di lavoro (i super-sgravi ricordati prima), senza peraltro vincolarlo al mantenimento nel tempo del rapporto di lavoro.
COL JOB ACT CAMBIERA’ POCO – Le nuove disposizioni hanno reso talmente vantaggiosa l’assunzione con contratto “a tutele crescenti” che molti rapporti di lavoro precario (a termine, in primo luogo) sono stati trasformati dalle aziende in contratti “stabili”. Non è difficile capire perché. Senza articolo 18, cancellato dal jobs act, è diventato molto semplice licenziare un dipendente che no si comporta come il padrone dipende (per esempio: sciopera). Come se fosse un precario, dunque. In più, gli sgravi raggiungono cifre davvero considerevoli (anche 7-8.000 euro l’anno), e dunque vale la pena di riassumere le stesse persone – o altre, per sostituirle – con il nuovo contratto made in Ichino (Pietro).

(Fonte: Contropiano)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

0 Risposte a “La balla dei 79mila nuovi posti di lavoro: i numeri dell’INPS smentiscono Boeri e Renzi”

  1. Forse quei 79.000 sono il complemento a 1 milione dei 921.000 assegnati da Berlusconi. Che però senza di lui sono rimasti vacanti.

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