LA PRESA IN GIRO DELLA PUBBLICAZIONE DEI REDDITI DEI MINISTRI

TANTE LE VOCI OMESSE TRA LE ENTRATE, COSI’ COME QUELLE RELATIVE AI VARI BENEFIT
Qualche giorno fa i ministri hanno pubblicato le dichiarazioni dei redditi a seguito degli obblighi della legge sulla trasparenza. Cifre in molti casi scontatamente esorbitanti, ma in altri assurde e ridicole. Un’autentica presa in giro. Sottratte le imposte e i contributi, e diviso per 12 mensilità (le indennità parlamentari non prevedono tredicesima), il netto mensile conduce in alcuni casi a cifre miserabili. C’è una legge che invita i parlamentari a illustrare i guadagni, il livello del patrimonio immobiliare e mobiliare, la successione degli acquisti o delle vendite. Va da sé che un comportamento virtuoso e serio, come direbbe Enrico Letta, chiamerebbe ciascun parlamentare al rispetto delle virgole. Figurarsi un ministro! E’ chiaro che il tenore di vita di un soggetto derivi anche dai beni di cui magari è intestataria la moglie e di cui lecitamente gode. Ed è anzi assai probabile che quei beni siano stati acquistati anche con il suo contributo. Invece per dichiarazione dei redditi essi hanno inteso la propria e nella propria hanno compreso unicamente l’unica voce tassata. Tacendo che a quella cifra se ne aggiunge una seconda, che è la diaria, e una terza che rappresenta il rimborso delle spese.

I CASI LETTA, ALFANO, QUAGLIARIELLO, BONINO E D’ALIA – Per la famosa regola che “il pesce puzza dalla testa”, partiamo da Enrico Letta. Lui, l’uomo che deve guidare l’Italia, ha preso soltanto 124mila euro circa. Niente automobili, niente moto, niente barche, niente case e niente azioni. Forse intestate alla moglie o a qualcun altro, o forse semplicemente non evidenziate.
Angelino Alfano, Vice Presidente del consiglio, arriva a poco più di 105mila euro, con tre auto: due utilitarie e una elettrica…
Gaetano Quagliariello fa il senatore della Repubblica per 3.342 euro netti mensili. Invece Emma Bonino, che è pensionata, ne mette in tasca 7.764. Giampiero D’Alia fa il deputato per 4.673 euro. L’indennità base di un parlamentare (la prima delle tre voci di cui si compone il portafoglio) fissa alla soglia di 5.246,54 euro l’emolumento netto mensile. Il ministro D’Alia, come il suo collega Quagliariello, riceve ogni mese 12.436 euro (5.246 a titolo di indennità, 3.500 come diaria, 3.690 come rimborso dei collaboratori). 
Conoscere il numero dei collaboratori, sapere se con quei soldi si contribuisce (e con quanto) alla vita economica del proprio partito è utile ai fini della valutazione politica sul conto di un ministro? A me sembra di sì. Conoscere il numero di appartamenti in godimento, anche se non di proprietà, e la loro dislocazione, è un elemento che contribuisce alla trasparenza? Sì. Affermare, come fa il premier, di non possedere una casa e poi aggiungere che la consorte gli ha negato il consenso a rendere pubblici i suoi dati, è, per dirla con le sue parole, un atteggiamento molto poco serio.
UNICO ONESTO E’ PATRONI GRIFFI– Tra tutti i ministri la più ricca è Anna Maria Cancellieri che sfiora quota 320mila euro, mentre la più povera Cecile Kyenge, con soli 39.538.
Più di ciascuno di loro ha dichiarato però il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi che con oltre 330mila euro, che comprendono tra l’altro un fabbricato a Roma e due a Napoli, si colloca in cima alla lista. Lui ha poi dato anche il buon esempio, pubblicando non solo la sua dichiarazione patrimoniale, ma anche quelle dei quattro fratelli, della madre e dei due figli.
Se proprio dovete prenderci in giro, meglio che non pubblichiate affatto i vostri redditi.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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