LO SQUALLIDO SIPARIETTO PER LA NOMINA DEL GOVERNATORE DELLA BANCAD’ITALIA

ANCORA STALLO SUL SUCCESSORE DI MARIO DRAGHI. LA ROSA FINALE E’ COMPOSTA DA 4 NOMI

Dal primo novembre 2011 l’attuale Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, diventerà Presidente della Banca centrale europea. L’investitura, giunta lo scorso 24 giugno, è un grande motivo di vanto per l’Italia. Sebbene si tratti anche di una grande perdita per il paese, poiché perde un’autorevole voce critica. Inoltre, squallido è il siparietto che si sta consumando per la nomina del suo successore.
Cerchiamo di ricostruire la vicenda, ricordando come avviene la nomina del Governatore della Banca d’Italia: disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Stesso procedimento è previsto per la revoca.


DRAGHI VORREBBE SACCOMANNI, MA LA LEGA VUOLE GRILLI – I nomi dei candidati sono Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli, Lorenzo Bini Smaghi e negli ultimi giorni, anche quello dell’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato. Partiamo dai primi due.
La nomina di Fabrizio Saccomanni è apprezzata tanto dal Presidente della Repubblica Napolitano, quanto dal Governatore uscente Draghi. Sarebbe una scelta “istituzionale”. Saccomanni è in Bankitalia dal lontano 1967, e ha assunto negli anni vari compiti: presso il Fondo Monetario Internazionale, la Banca centrale europea, la Banca dei Regolamenti Internazionali e l’Unione Europea. Inoltre, dal 2003 al 2006 è stato vicepresidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.
Il nome piace anche al Premier Berlusconi, il quale però, come al solito, deve fare i conti con le pressioni della Lega e del Ministro Giulio Tremonti, che invece vorrebbero Vittorio Grilli. Quest’ultimo – sebbene Bossi lo sostenga, a suo dire, solo perché “di Milano” – pure è un nome autorevole: è stato più volte a servizio ai vertici del Ministero dell’economia e delle finanze, diventando nel 2005 direttore generale del tesoro, confermato da tutti i Ministri susseguitisi.

GLI ALTRI NOMI – Nella disputa per chi deve presiedere nel Palazzo di via Koch, è spuntato poi un terzo nome. Si dice, per mettere tutti d’accordo e per fare una scelta di spessore europeo. Ovvero quello di Lorenzo Bini Smaghi, dal giugno 2005 membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea e dal 2006 Presidente della Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze.
Come non bastasse una poltrona per tre, negli ultimi giorni è spuntato anche il nome di Giuliano Amato, chiamato due volte a svolgere il ruolo di Presidente del consiglio come se fosse una maschera da apporre agli imbarazzi e agli stalli istituzionali: nel 1992-1993, quando Mani pulite travolse la politica italiana, e nel 2000-2001, dopo 3 governi di centro-sinistra nel giro di 4 anni. Un nome che trova ovviamente grande favore soprattutto nelle file del centro-sinistra, ma che poco piace alla maggioranza. Dunque un nome, come si suol dire in questi casi, “di suggestione”.

LE RAGIONI POLITICHE DELLO STALLO – Come andrà a finire? Probabilmente sarà proprio Saccomanni il successo di Mario Draghi. E per quanto gli altri nomi pure siano autorevoli, è squallido che il suo nome, a meno di un mese dalla fine del mandato del Governatore in carica, non sia ancora stato ufficializzato. Anche questa delicata nomina è stata ridotta a mera battaglia politica, a mero capriccio di una Lega che non fa altro che governare a colpi di minacce e dispetti.
Ma c’è anche un altro aspetto. Forse Tremonti, che pure osteggia il nome di Saccomanni, preferisce trasformare anche Bankitalia in uno zerbino del Governo; una voce autorevole critica verso il Governo da strozzare. Del resto Grilli, voluto da Giulio e dalla Lega, non si sentirebbe certo di criticarne l’operato.

(Fonti: Il salvagente, Wikipedia)
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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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