Manuel Agnelli, l’ultimo alternativo vendutosi ai Talent

”Moriremo democristiani” si diceva in politica, per indicare il fatto che, invecchiando, ci si allontana sempre più da posizioni estremiste convergendo verso quelle più moderate. In ambito musicale, invece, si potrebbe dire ”moriremo giudici di Talent show”. Già, perché anche per quanto concerne la musica si ”nasce da incendiario e si muore da pompiere”. Si parte da alternativi, anti-sistemici, si criticano Tv e giornali, chi si svende alle major, chi si uniforma alle ragioni radiofoniche e via dicendo. Per poi finire, in prossimità dei cinquant’anni (ma in taluni casi già da ventenni, vedi il rapper mondano Fedez), a fare proprio quello contro cui ci si è opposti per una carriera intera. E così dopo Elio (cantante degli Elio e le storie tese), Morgan (ex frontman dei Bluvertigo), Piero Pelù (riappacificatosi dopo una decina di anni con Ghigo Renzulli, riformando i Litfiba) e J-Ax, anche Manuel Agnelli è finito in un Talent Show: X Factor. Lui, leader degli Afterhours, gruppo che insieme ai Marlene Kuntz, ha scritto pagine importanti dell’Alternative rock italiano.

Manuel Agnelli, apprezzato giudice di X Factor

manuel agnelli x factorEppure, Manuel Agnelli nelle vesti di giudice di X Factor sta già incassando molte lodi. Soprattutto per il suo modo schietto e cattivo di giudicare i giovani partecipanti. Ma quest’aria da professorino snob e acido potrebbe non salvarlo da questa scelta. Non ho mai seguito la musica degli Afterhours, ma comprenderei benissimo l’eventuale amarezza dei fan della prima ora del gruppo.

La carriera musicale di Manuel Agnelli inizia nel 1985 quando dà vita agli Afterhours insieme a Lorenzo Olgiati (basso) e Roberto Girardi (batteria). Agnelli è invece voce e chitarrista; in alcune occasioni suona il pianoforte. Ai tre si aggiungerà poco dopo Paolo Cantù (chitarra). Nel 1987 gli Afterhours pubblicano il 45 giri My bit boy, a cui seguirà il primo album All the Good Children Go to Hell (Toast Records) segnalata dalla rivista italiana Il Mucchio Selvaggio tra i dieci migliori dischi italiani degli anni ’80.

La formazione del gruppo varierà e si modificherà più volte negli anni, ma si stabilizza notevolmente nel momento in cui entrano a farne parte Giorgio Prette e poi Xabier Iriondo. Il gruppo ha inciso in tutto 17 album dal 1986 e da un po’ di anni Agnelli collabora con diversi artisti in modo parallelo. Non sono mancati poi premi e riconoscimenti nella sua carriera. Ma a cinquant’anni, compiuti lo scorso 13 marzo, l’ebbrezza, ma soprattutto, i soldi di un Talent, fanno sempre gola.

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3 Risposte a “Manuel Agnelli, l’ultimo alternativo vendutosi ai Talent”

  1. Io non ci trovo nulla di male nella partecipazione di Manuel ad un talent…anzi, sono contenta di vedere uno come lui e con la sua storia in un contesto come quello e anche dei soldi che prende per quel ruolo (visto tutti i soldi dati a persone molto meno meritevoli e talentuose). La risposta migliore a tutte le critiche per la sua partecipazione, per me Agnelli l’ha data con Folfiri o Folfox …album bellissimo e non certo da “XFator”, a riprova che partecipare ad un talent non vuol dire né vendersi né rinnegare sè stessi.

  2. Il Dio quattrino, prima o poi finisce per comprare tutti, non è andata diversamente con Manuel Agnelli, che è passato da, quello che non voleva giudici, a diventarlo a sua volta.

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