La brutta storia di Mariasilvia Spolato e del Femminismo italiano

Il mondo LGBT ha perso una grande donna. Una figura di riferimento. Mariasilvia Spolato, attivista dei diritti LGBT e considerata la prima donna a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità, durante una manifestazione femminista a Roma, l’8 marzo del 1972, è morta il 31 ottobre a Bolzano, a 83 anni. Sebbene la notizia sia stata diffusa solo l’otto novembre.

In tutti questi anni, il mondo omosessuale e LGBT si è visto riconoscere molti diritti e ha vinto molte battaglie. Se è vero che i primi movimenti sono partiti col ‘68, una grande spinta si è avuta negli anni ‘80, anche grazie ad altre sfere sociali e culturali, come la musica. Che sdoganò la cosiddetta “diversità”, proponendo personaggi che non nascondevano, attraverso la propria musica e il proprio modo di vestirsi, i loro veri istinti sessuali.

Poi arrivarono gli anni ‘90 e il nuovo Millennio, che hanno fatto il resto. Sebbene occorra dire che ancora molto deve essere fatto. Specie in un Paese come il nostro, dove gay, lesbiche e trans sono ancora vittime di violenza e prevaricazioni. Anche da parte delle loro stesse famiglie.

Tuttavia, il caso di Mariasilvia Spolato mette in luce due brutte storie: la sua personale e quella del Femminismo.

Mariasilvia Spolato finita a fare la barbona

marisilvia spolato

Come riporta Il Post, la Spolato era nata nel 1935 a Padova, dove si era anche laureata in Matematica a pieni voti; poi si era poi trasferita a Milano per insegnare e aveva preso parte ai movimenti dei diritti civili del ’68. Divenne famosa in tutta Italia quando Panorama pubblicò una foto che la ritraeva alla manifestazione del 1972, mentre reggeva un cartello con scritto “Liberazione omosessuale”.

Per questo fu licenziata dalla scuola, in quanto “indegna” per l’insegnamento, e rinnegata dalla famiglia. Divenne una senzatetto, si spostò in varie città italiane e si fermò infine a Bolzano. Dopo una grave infezione a una gamba fu ricoverata nella casa di riposo Villa Armonia, dove ha passato gli ultimi anni della sua vita.

Mariasilvia Spolato, dove erano le femministe?

Femminismo

Una donna coraggiosa, in un Paese ipocrita e bigotto. Che ha perso tutto per ottenere i propri diritti. E dove sono state le femministe in tutti questi anni? Perché nessuno l’ha aiutata? E’ stata una sua scelta personale o forse erano troppo impegnate nei salotti televisivi, nelle palestre, nelle aule dei tribunali a dichiarare guerra ai propri mariti? Perché se è vero che dal famigerato ‘68 le donne hanno acquisito sempre più diritti, hanno d’altro canto perso la propria felicità. Affannate come sono nel tentativo di appagare la loro infinita insoddisfazione, a mettersi alla pari con l’uomo invadendo il suo mondo ma finendo per allontanarsi dal proprio.

Neanche le politiche di sinistra si sono ricordate di lei, gli hanno offerto qualche scranno (come invece fatto per la Luxuria, che però era già un noto personaggio televisivo). Ma d’altronde si sa. La sinistra italiana, e non solo, da tempo ormai occupa i salotti. E lì una barbona non ci entra.

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2 Risposte a “La brutta storia di Mariasilvia Spolato e del Femminismo italiano”

  1. Se guardo la TV oggi, gli atteggiamenti di alcune donne, giovani e non, mi domando se tutte le lotte e l’impegno delle femministe, a partire dalle battaglie per il voto e l’uguaglianza sociale, abbiano lasciato qualcosa. Che tristezza!

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