Napoli è ‘o paese d’o sole, lo conferma studio scientifico

Chisto è ‘o paese d’ ‘o sole” cantava Mario Abbate, su testo di Libero Bovio, riferendosi a Napoli. Scritto nel 1925 a quattro mani con Vincenzo D’Annibale. Tra le massime espressioni dei tempi d’oro della Canzone napoletana, ascrivile storicamente alla prima metà del ‘900. Il testo è stato interpretato da alcuni dei più celebri cantanti di tutti i tempi, napoletani e non, tra i quali si annoverano oltre Abbate, anche Luciano Pavarotti, Claudio Villa, Giuseppe Di Stefano, Bruno Venturini, Mario Del Monaco.

Il testo è un inno a Napoli, città anche del mare, dove tutte le parole sia dolci che amare, sono sempre parole d’amore.

A parte le palesi condizioni metereologiche, che vedono Napoli baciata dal sole per buona parte dell’anno, ora uno studio scientifico confermano ciò con una scoperta sorprendente: la città sarebbe stata edificata per rendere onore a due miti che da sempre rendono celebre la città: il Sole, rappresentato dal dio Apollo, e Partenope, la sirena, un vero simbolo della città. Vediamo di cosa si [sta_anchor id=”napoli”]tratta[/sta_anchor].

Napoli perché città del sole

napoli foto antiche

Come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, lo studio è stato condotto dai professori dell’Università Federico II, Nicola Scafetta e Adriano Mazzarella, del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse.

Lo studio, spiega il professor Scafetta, è partito dalla particolare pianta della città, osservabile proprio dal la torre dell’Istituto metereologico a San Marcellino, sede storica della Federico II.

«L’intuizione, è stata che la costruzione di Napoli volesse raccontare qualcosa» aggiunge il docente. La costruzione della città, che oggi corrisponde al centro storico, è iniziata nel 470 a.C, dopo che i Cumani sconfissero gli etruschi.

Tutte le mura, non solo sono state costruite velocemente, in una decina d’anni, ma, a differenza di altre città dell’antica Grecia come Atene, nata un pezzo alla volta, sono state pianificate interamente, e — afferma lo studioso — proprio per questo è più probabile che l’antica città nasconda un significato nella sua costruzione. Per capire basta perdersi per i decumani, le vie principali del centro storico, costruite come una griglia ortogonale, secondo le teorie di Ippodamo da Mileto.

La novità però è che invece di seguire il corso della costa, orientata a 40 gradi, si è scelta un’angolatura diversa, fra i 23 e i 24. Perché? È questa una delle domande che ha dato il via allo studio. L’angolatura è, infatti, molto vicina alla misura di 1/16 di cerchio che nasconde un risvolto «mitologico»: il 16, infatti, è il numero di punte che possiede la stella che rappresenta Apollo, il dio del Sole.

Napoli origini città

via roma napoli

I motivi che collegano Napoli al Sole non sono solo metereologici, ma bisogna partire dai coloni Cumani, che oltre a fondare la città, adoravano proprio il figlio di Zeus. La città, quindi, sarebbe stata costruita secondo questa pianta per celebrarlo. Inoltre, per la sua struttura, è possibile conoscere anche il centro della neo-colonia: la Basilica di San Paolo Maggiore in piazza San Gaetano, rappresentabile come un quadrato, e da cui, attraverso elaborazioni grafiche, si possono individuare 10 sfere concentriche, rappresentanti, nell’ottica pitagorica, l’ equilibrio.

La città insomma è stata costruita per raggiungere la perfezione, i rapporti, fra le lunghezze delle strade e la loro distanza risultano ottimali. Anche l’impegno usato per costruire una città perfetta, però, ha una giustificazione, che richiama proprio la voglia di celebrare Apollo. Napoli è l’unica città in cui il Sole, durante i solstizi d’estate e d’inverno, raggiunge l’angolatura di 36 gradi: l’angolo aureo, segno del benestare di Apollo, secondo un’interpretazione materiale dei numeri (sempre per i pitagorici).

Il comune partenopeo, però, è da sempre associato anche al nome di una sirena mitica, Partenope, appunto. La creatura, alla quale sono associate diverse leggende guidò i marinai verso Napoli seguendo una colomba (mandata guarda un po’ proprio da Apollo) e rientra in un’altra parte dello studio condotto dal Distar della Federico II, e che, riguarda in modo ancora più imponente l’astronomia.

Il nome della sirena significa Vergine e nel culto greco era probabilmente associata alla costellazione omonima che sorge proprio durante l’equinozio d’autunno sopra al Vesuvio, visibile ancor prima del Sole.

Sempre secondo la ricerca, a Partenope era associata anche un’altra costellazione, quella dell’Aquila, in ricordo delle sirene alate inviate dalla dea Demetra per cercare la figlia Persefone rapita da Ade. Questa costellazione, visibile al tramonto sopra la collina di Sant’Elmo, si ricollega al mito che celebra la morte e la rinascita delle stagioni e, sempre per questo motivo, le strade della città sono costruite in modo da allinearsi proprio alla “forma delle stelle”.

Per l’equinozio di primavera, invece, compare un nuovo «personaggio», anch’esso ricollegabile al mito, il Toro. L’animale rappresenta nella mitologia il fiume Sebèto. Anche la costellazione a lui associata è visibile dalla stessa collina di Sant’Elmo.

Tutte queste immagini che uniscono in un modo inedito architettura, mito e passeggiate per un centro napoletano che all’epoca parlava la lingua di Omero, non trovano riscontro solo in complicati calcoli matematici e nella mitologia. Di questo passato millenario, infatti, restano, oltre alle strade, anche monete.

La Vergine e il Toro sono dipinte su alcuni reperti ritrovati proprio a Napoli, insieme a una stella a 16 punte, chiudendo il cerchio, nuovamente, attorno alla figura del dio Apollo. Anche lo stile con cui sono state intagliate le monete sembrano parlare napoletano. La schiena curva dell’animale infatti si sovrappone al profilo del cono del Vesuvio.

Il professor Scafetta non ha dubbi:

«La città è stata costruita avendo ben in mente i miti della popolazione che l’ha ispirata, da Apollo a Partenope, servendosi di una simbologia astronomica e matematica. Oggi tutto ciò può risultare casuale, ma in realtà tutti gli indizi ci portano a credere che la perfezione architettonica di Napoli sia stata perseguita per uno scopo ben preciso: omaggiare gli dei».

La struttura napoletana, intanto ha fatto storia. Anche Vitruvio, per teorizzare la città ideale, si ispirò a una pianta a stella a 16 punte.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.